Trilogia del ritorno - Fred Uhlman
L'amico ritrovato.
Un'anima non vile.
Niente resurrezioni, per favore.
Non c'è assolutamente bisogno di spendere molte parole per parlare di questa trilogia se non dire che c'è, che esiste e che deve essere letta. Assolutamente.
Il mio rapporto con "L'amico ritrovato", in realtà, ha avuto inizio molto tempo fa, ai tempi della scuola media, grazie anche al film. Non che il film possa in ogni caso far prescindere dal libro.
Il libro è e resta un caposaldo della letteratura mondiale contemporanea dovrebbe essere posto alla base della cultura letteraria di chiunque di noi. Ma di questo ho già parlato.
Davanti alla magnificenza del primo volume, gli altri due rischiano effettivamente di passare in sordina, sono romanzi di cui effettivamente non si fa un gran parlare e, almeno per quanto mi riguarda, non sono neanche stati consigliati ai tempi della scuola. L'editoria mi par di capire che ci metta del suo, infatti è quasi impossibile riuscire a rintracciarli in altre forme che non siano questa edizione omnicomprensiva.
Pochi colpi di scena: sul fatto che gli altri due capitoli non possano essere un prosieguo della vicenda narrata nel primo non possono assolutamente esserci dubbi. Allora perchè proseguire la lettura?
Un'anima non vile è una durissima, amarissima, lettera scritta da Konradin all'amico di gioventù, nella speranza che questa un giorno possa arrivare tra le sue mani, nei giorni appena precedenti alla sua morte. Un destino all'orizzonte, rimpianti e dolore alle sue spalle. Una presa di coscienza di quello che è stato ed un punto di vista alternativo alle vicende narrate nel primo romanzo. A rendere ancora più amaro il racconto una verità che ci viene annunciata ancor prima di iniziare: nonostante tutto Hans questa lettera non la riceverà mai.
Niente resurrezioni, per favore trova collocazione all'interno di questa trilogia principalmente per l'analogia della tematica trattata. Non si parla più di Hans e Konradin, cambiamo protagonisti, non cambiamo vicende per un punto di vista inedito sulla follia devastante posta in essere durante la seconda guerra mondiale. Un racconto ambientato 16 anni dopo la fine della guerra, un contesto decisamente più contemporaneo, nel momento in cui Simon, il protagonista, ebreo riuscito a scappare in America nel periodo delle deportazioni, torna in Germania, assiste al degrato in cui si trova il proprio paese d'origine, fatica a riconoscerlo. scappando in America è riuscito ad avere salva la vita ma non gli è rimasto nient'altro e nessun'altro. Interessante vedere come, anche a diversi anni dalla fine della guerra, ormai ragionando su quello che è successo a mente fredda, davanti a quelle che ormai sono le certezze delle leggi raziali, delle deportazioni, dei campi di concentramento e delle camere a gas, sia veramente difficile trovare ancora qualcuno disposto a chiedere scusa all'umanità per quello che è successo.
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