L'amico ritrovato - Fred Uhlman
L'amico ritrovato è il libro che tutti dovrebbero leggere una volta nella vita. Oppure riprenderlo in mano e rileggerlo una seconda, se l'hanno già fatto. L'impresa non è particolarmente ardua: il libro, per volontà del suo stesso autore, ha una consistenza particolarmente minuta. Per l'intera lettura non richiede più di un paio d'ore.
L'amico ritrovato racconta una storia d'altri tempi. Racconta di un'amicizia e di una guerra. La più terribile o, forse, solo la più vicina a noi. E' un libro che, tuttavia, non merita di essere letto tanto per la storia in sé, quanto per le riflessioni che immancabilmente potrà far affiorare nelle nostre menti.
Seconda guerra mondiale, nazismo, fascismo, vicende umane che non sono troppo distanti da noi. Non sono ancora passati più di 100 anni e già tutti, parlo per la mia generazione e, in buona parte, per quella dei miei genitori, la viviamo come un pensiero lontanissimo, così come qualunque altra pagina di storia. La abbiamo vissuta molto attraverso i ricordi dei nostri nonni, che ci hanno raccontato, spesso molto minuziosamente, cose successe nel corso della loro infanzia o della loro adolescenza. Ricordi giunti a noi come se fossero favole. Del periodo in cui non c'era neanche abbastanza pane per sfamare tutti i figli contemporaneamente. Del periodo in cui nella stufa si metteva a bruciare un po' quello che capitava, nella speranza che durasse tutta la notte. Del periodo in cui se eri donna non contavi niente e, se eri uomo, eri fatto apposta per partire, andare in guerra e combattere in difesa di ideali che, magari, non erano neanche i tuoi. Con la nostra mente razionale sappiamo che è tutto vero, che è successo e che, probabilmente, andò anche molto peggio di quanto ci hanno raccontato e di quanto, con il tempo, per fortuna, si è andato un po' ad addolcire il ricordo. Eppure è difficile realmente immedesimarsi, realmente capire, realmente trarne insegnamento quale esperienza di vita idonea ad apprezzare tutto ciò che oggi abbiamo in mano, quello che ci è stato regalato, per cui è stato combattuto.
Il mio pensiero quindi va alle nuove gerazioni, quelle che verranno ma anche quelle che, da qualche anno hanno già incominciato a nascere. Loro non avranno genitori o nonni in grado di trasmettere di prima persona l'insegnamento appreso o i valori maturati. La mia è l'ultima generazione in grado di tenere ancora il ricordo, tenere viva una memoria destinata a scemare. Ed a confondersi tra tutte le altre pagine della storia dell'uomo.
"La guerra è l'eterna lezione della storia che i popoli non ricordano mai abbastanza"
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