Per prendersi una vita
Una devota come me all'opera di Max Pezzali non poteva non leggere anche Per prendersi una vita. Romanzo del 2008 di genere narrativo - avventuroso - drammatico. Sicuramente non è quello che ci si aspetterebbe. Almeno non è quello che mi aspettavo io, ferma alla conclusione che prima via che prende chi vuole testare questa nuova professione è quella del giallo. Edito Baldini Castoldi Delai Editore, costo 9,90€. Il retro effettivamente mette già sull'avviso: la storia che ho voluto raccontare, lo dico subito, è una storia crudele. Per farla breve si tratta della storia di quattro ragazzi, Andrea, Marco, Gialuca e Adamo, neo-diplomati alle prese con un avventuroso viaggio in Inghilterra su una mini, quella della copertina presumibilmente, e con il drammatico epilogo che vedrà ritornare al paesello solo 3 di quei ragazzi su un aereo. Già si capisce da queste mie parole che uno degli assi purtroppo in Inghilterra ci lascerà la vita e che i suoi compagni d'avventura vedranno completamente modificato il loro futuro a causa delle scelte compiute in quel frangente. Venti anni dopo questi ragazzi decideranno nuovamente di salire in auto e compiere lo stesso percorso, con qualche soldo in più in tasca, con un automobile sicuramente più confortevole, ma con un fardello e una maggiore esperienza alle spalle che porta a vivere l'esperienza in un modo completamente diverso.
Sarà per una certa deformazione ma man mano che leggevo queste pagine mi sembrava di intravedere stralci di canzoni, frasi forse non messe a caso, citazioni percepibili solo dai veri esperti... o forse sono solo coincidenze. Riferimenti al bicchiere mezzo pieno, ai Roy Roger's, alla vita che va come deve andare, alla trionfale immaturità, ai suoi amici e allo stile non propriamente all'altezza di una rampolla per bene (vedi o me o quei deficenti lì)...
Per quanto riguarda il romanzo in generale sarei tentata assolutamente di dire "è bellissimo", "è geniale", "fantastico"... la verità è che è sì, scritto abbastanza bene, la storia è pure carina in se, ma non è nientaltro che un bel temino. Un tema di 219 pagine, ma un tema! La lettura tende a proseguire scorrevole, anche se di tanto in tanto ti incastri su qualche ragionamento contorto, frase troppo lunga e per questo abbondantemente virgolettata, lunghe descrizioni fine a se stesse, elenchi interminabili di dettagli che sarebbero potuti benissimo durare la metà e rendere bene l'idea comunque. Appunto, tutti errori che si facevano nei temi del liceo, che magari erano anche formalmente corretti... ma che non potevano essere considerati romanzi. Noto che spesso si perde su titoli di canzoni, riferimenti culturali tipici del finire degli anni 80, che sicuramente lui avrà ben chiari nella sua mente ma che al lettore forse non risultano così immediati. Riferimenti al 4 maggio 2008, che solo dopo googlata ho capito essere data della partita Lazio - Inter conclusasi tragicamente 4-2. A London Calling dei Clash o Pump on the volume dei MAARS per quanto rigurda la musica. A Easyriders o New Musical Express per quanto riguarda le riviste. Ad Apocalypse Now e Duel per quanto riguarda i film.
Potremmo definirlo il libro degli anni d'oro di Radio Deejay, dell'autoradio Aiwa, del comodore64, di Jhon Rambo, etc etc. In sostanza una lettura da ombrellone. Non mi pento assolutamente di averla compiuta ma capisco che in molti potrebbero non apprezzare neanche lo sforzo. Io sono arrivata a sentire a pieno lo spirito che lo stesso Max mette nelle sue canzoni, per questo penso di possa sorvolare su qualche banalità, qualche leggerezza di racconto, qualche estrassi dal bracciolo portaoggetti un CD-R su cui avevo masterizzato un bel po' della nostra musica, come se il dettaglio CD-R fosse rilevante, come se il CD+R modificherebbe il finale, come se "presi il CD con la nostra musica" non avrebbe funzionato altrettanto bene.
Sarà per una certa deformazione ma man mano che leggevo queste pagine mi sembrava di intravedere stralci di canzoni, frasi forse non messe a caso, citazioni percepibili solo dai veri esperti... o forse sono solo coincidenze. Riferimenti al bicchiere mezzo pieno, ai Roy Roger's, alla vita che va come deve andare, alla trionfale immaturità, ai suoi amici e allo stile non propriamente all'altezza di una rampolla per bene (vedi o me o quei deficenti lì)...
Per quanto riguarda il romanzo in generale sarei tentata assolutamente di dire "è bellissimo", "è geniale", "fantastico"... la verità è che è sì, scritto abbastanza bene, la storia è pure carina in se, ma non è nientaltro che un bel temino. Un tema di 219 pagine, ma un tema! La lettura tende a proseguire scorrevole, anche se di tanto in tanto ti incastri su qualche ragionamento contorto, frase troppo lunga e per questo abbondantemente virgolettata, lunghe descrizioni fine a se stesse, elenchi interminabili di dettagli che sarebbero potuti benissimo durare la metà e rendere bene l'idea comunque. Appunto, tutti errori che si facevano nei temi del liceo, che magari erano anche formalmente corretti... ma che non potevano essere considerati romanzi. Noto che spesso si perde su titoli di canzoni, riferimenti culturali tipici del finire degli anni 80, che sicuramente lui avrà ben chiari nella sua mente ma che al lettore forse non risultano così immediati. Riferimenti al 4 maggio 2008, che solo dopo googlata ho capito essere data della partita Lazio - Inter conclusasi tragicamente 4-2. A London Calling dei Clash o Pump on the volume dei MAARS per quanto rigurda la musica. A Easyriders o New Musical Express per quanto riguarda le riviste. Ad Apocalypse Now e Duel per quanto riguarda i film.
Potremmo definirlo il libro degli anni d'oro di Radio Deejay, dell'autoradio Aiwa, del comodore64, di Jhon Rambo, etc etc. In sostanza una lettura da ombrellone. Non mi pento assolutamente di averla compiuta ma capisco che in molti potrebbero non apprezzare neanche lo sforzo. Io sono arrivata a sentire a pieno lo spirito che lo stesso Max mette nelle sue canzoni, per questo penso di possa sorvolare su qualche banalità, qualche leggerezza di racconto, qualche estrassi dal bracciolo portaoggetti un CD-R su cui avevo masterizzato un bel po' della nostra musica, come se il dettaglio CD-R fosse rilevante, come se il CD+R modificherebbe il finale, come se "presi il CD con la nostra musica" non avrebbe funzionato altrettanto bene.
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