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Confessione: anch’io tengo un bullet journal. Mi piace, mi aiuta, lo adoro. Adoro guardare su instagram fotografie e minivideo delle creazioni fotoniche di chi ogni mese si impegna moltissimo a creare metodi organizzativi per ogni aspetto della propria esistenza … ma nella realtà applico un decimo di quello che vedo. Il Bullet journal è una moda, una mania, una tendenza che si è riversata on line e allargata a macchia d’olio pur rappresentando di per sé tutto ciò che di più lontano dal mondo tech si possa immaginare. Di base è un modo di fare agenda con carta e penna, niente di più, nella pratica, nella pratica del mondo di instagram, è un vortice di cartopazzia dal quale è fondamentale stare attenti per non essere risucchiati al proprio interno.
Vade retro ai diffidenti: il punto di partenza è la pagina bianca e una penna con la quale tenere nota solo e soltanto di ciò che si ha bisogno, prescindendo dalla ferrea rigidità delle agende classiche. Con questo potenziale ciò che ne può uscire fuori ha solo il limite della fantasia ed è per questo che è buono e sano guardarsi intorno per capire gli altri come hanno deciso di interpretare la questione ma anche fermarsi un passo prima di fare hand lettering (letteralmente scrittura a mano, perché è necessario dare un nome cool anche a ciò che esiste dalla notte dei tempi) anche sul gatto.
Il mio avvicinamento al mondo del bullet journal è andato grossomodo a coincidere con l’apertura della partita IVA, nel momento in cui ho ritenuto di aver bisogno di un metodo basic per tenere conto delle entrate e delle uscite, senza eccessivi fronzoli e senza ulteriori complicazioni. Sempre bazzicando in rete non è difficile imbattersi del celeberrimo Kakebo di cui ho capito ben presto che fosse decisamente troppo per le mie esigenze.
Da quando sono nata, ben prima che i PC entrassero nelle nostre vite, ho visto mia madre tenere la contabilità di casa su un quadernino a quadretti, segnando entrate e uscite, scadenze e ogni altra necessità senza sbattersi dietro ai centesimi ma tenendo più o meno sotto controllo la situazione. Tra l’altro quando sono nata di centesimi non si parlava più da un pezzo, quindi era tutto più facile.
Di base non è che mi sia inventata niente, ho solo investito in un quaderno puntinato, invece che uno a quadretti perché sono schiava del marketing, e un pennarello nero. Anche uno blu, per l’esattezza. Su una pagina tutte le spese di inizio attività, da quella successiva una pagina dedicata ad ogni mese anticipando sulle stesse le scadenze da flaggare nel momento stesso in cui avrei provveduto ai relativi pagamenti. Una fetta di pagina per riassumere le entrate ed un per le uscite e niente più.
Dall’anno successivo, ovviamente continuato in coda sullo stesso quaderno, con la giusta esperienza alla spalle ho saputo adattare ancor meglio alle mie esigenze la distribuzione degli spazi, dedicando singole pagine riassuntive ad aspetti della mia vita che mi interessava tenere sotto controllo, ad esempio le spese on line. Ogni volta che acquistavo on line, oltre ad inserire la voce d’uscita nell’apposito spazio mensile, prendevo nota anche nella pagina in coda per monitorare senza alcuna difficoltà che la questione non sfuggisse mai al mio controllo. In questo modo può essere interessante tenere sotto controllo le spese professionali o quelle della macchina. Il concetto chiave è sempre quello di adattare il proprio quaderno alle proprie esigenze.
Con il passare del tempo mi sono resa conto che il mio utilizzo del bullet stava sforando rispetto a quello che mi ero originariamente imposta. Ho incominciato a voler sperimentare colori, acquerelli, tracker dei quali all’improvviso non sapevo più come fare a meno e l’intera questione stava diventando effettivamente piuttosto caotica. Da lì è sorta l’ulteriore necessità di far mio un altro bullet journal.
Potrebbe sembrare che la questione mi si sfuggita di mano e probabilmente lo è… ma in fondo le cose non sono mai andate bene come in questo momento. Il primo, originario, sempre lui, è tornato ad occuparsi solo e soltanto delle mie finanze. Infatti lo sento molto spesso sghignazzare da solo. Il secondo si occupa di tutto il resto. Certi mesi viene utilizzato giusto per un paio di pagine, in altri trova molta più occupazione, per esempio questo mese.
Io di base non utilizzo il Bullet per tenere traccia delle mie giornate, per quello ho già la mia agenda del lavoro, una di quelle classiche con i giorni, le date, e tutto il resto su cui segno appuntamenti, cose da fare, che viaggia sempre in borsa con me, come se fossi una persona normale. Tenere traccia dei miei pranzi e delle mie cene ha smesso di essere interessante quando avevo 10 anni, però in questa occasione può essere utile fare un’eccezione.
Sento molte persone accanto a me lamentare il fatto di aver perso totalmente il senso del tempo, non sapere più che giorno sia, se mercoledì, sabato o domenica. Si parla di una cosa fatta una settimana fa ma si ha il dubbio che fosse di ieri. Capita anche molto spesso di non avere bene il polso di quello che si è fatto, come se le giornate passassero una dietro l’altra, indisturbate, e noi non avessimo il controllo sulle stesse, come se non riuscissimo veramente a sentirci realizzati. Può essere utile scandire il tempo tenendo una traccia scritta dello stesso. Nel mio caso, una traccia scritta e colorata, perché pensare anche all’umore in questo periodo non è una cattiva idea. Ci vuole poco, giusto qualche minuto alla sera, basta ripensare a quello che si è fatto e prenderne nota. Dopo qualche giorno riguardare indietro non conferirà più quello stesso senso di vuoto.
Non credo servano molte parole, ho letto questo libro, ho visto quel film, ho pulito il bagno, ho fatto yoga, e la vostra salute mentale vi sarà davvero grata. Per i pro della vita attiva e dell’organizzazione si potrebbe pensare anche ad uno specchietto parallelo, uno sul quale inserire le varie cose che ci si ripromette di fare in questi giorni, da depennare ed inserire nel primo schema quotidiano una volta che l’obiettivo sia stato raggiunto. 
No, io decisamente non sono una pro dell’organizzazione, però l’idea non dovrebbe essere male.

To be continued

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