Vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori | Quarantine

Una mattina ero in coda in un ufficio pubblico. Aspettavo il mio turno per entrare nella stanza di mio interesse e, nell’attesa, mi ero seduta. Mentre leggero e mi passavo tra le mani le mie solite scartoffie mi si avvicina un signore, molto gentile ed educato, chiedendomi se fossi un avvocato. Con lo sguardo cerco chi mi avesse interpellato, annuisco positivamente e di tutta risposta quella persona mi risponde soddisfatto “bene! Ne ha proprio l’aspetto!”.
Mi devo offendere?
Ma no, era un complimento!”.
Terminato lo scambio di battute ed appurato che stesse solo cercando di scroccare una consulenza, peraltro facendomi perdere il mio posto in coda, l’ho congedato amichevolmente e mi sono fermata a riflettere su quanto l’abito faccia il monaco.
In questi giorni sono passata accanto ad una delle tante polemiche che quotidianamente nascono in rete nella quale, tuttavia, non intendo entrare neanche per sbaglio se non per toccare collateralmente l’argomento centrale. Come vestirsi in casa.
L’argomento si rende tanto più attuale in questo periodo particolarissimo delle nostre vite e le scuole di pensiero sono sostanzialmente due: tutte le mattine dovremmo alzarci, vestirci, lavarci, truccarci e vestirci comunque, anche se non dobbiamo andare da nessuna parte, dall’altro lato chi sostiene che l’unica nota positiva della situazione sia la possibilità di stare in mutande tutto il santo giorno e non esiste una sola valida ragione per cui dovervi rinunciare. Il primo gruppo accusa il secondo di sciatteria, il secondo replica al primo di porre in essere un comportamento non sano e funzionale al periodo che stiamo vivendo.
Come nella migliore delle tradizioni probabilmente la ragione sta nel mezzo.
E’ sicuramente vero che prendersi cura della propria persona aiuta l’umore, vedersi pettinati e in ordine, anche se inizialmente non se ne aveva molta voglia, può contribuire a non perdere definitivamente la bussola in un periodo come questo. D’altro canto non possiamo forzarci a fare nulla di quello di cui non abbiamo voglia: non avrebbe senso e sarebbe, anche in questo caso, controproducente.
E’ davvero sciatto chi preferisce rimanere in tuta tutto il giorno? Non si sta prendendo cura di sé chi ha smesso di farsi la piega ogni volta che si lava i capelli o di mettersi lo smalto?
Non posso che ritenere che il punto di vista sia strettamente soggettivo: non è necessario perdere la bussola! C’è chi chi questa situazione la soffre di più, chi la soffre di meno, chi accetta quello che ci sta accadendo con razionale rassegnazione, chi conta ogni minuto trascorso dall’ultima volta che si è stretta la mano al commercialista o ci si è avvicinati al cane del vicino per fargli una carezza.
Personalmente non vedevo l’ora di avere nella vita l’occasione di non impiegare più di 5 secondi a vestirmi, infilando la testa in una felpa e arrotolando le maniche all’insù e, pur sentendomi in colpa per tutti i miei completi chiusi dentro all’armadio che alla fine di questa quarantena probabilmente non mi entreranno neanche più, a questa scelta non rinuncerei per nessuna ragione al mondo.
Ho come l’impressione che ragionerei diversamente se non avessi la necessità, già nella vita di tutti i giorni, di indossare una sorta di divisa. Per chi regolarmente lavora da casa, per chi non ha un “lavoro” formalmente inteso come un’attività da andare a svolgere al di fuori delle mura domestiche, probabilmente in favor di autostima si rende necessario in un certo qual modo distinguere il momento del sonno da quello della veglia. Togliersi il pigiama e indossare qualcosa che non ci deformi completamente è un’attività che di per sé può essere in grado di dare l’input giusto al cervello affinché sia più attivo/produttivo possibile. I pigiama è per antonomasia un indumento personale, di conforto, senza limiti e restrizioni. Ognuno dorme con indosso ciò che lo fa essere più comodo e rilassato possibile… o se del caso con sole due gocce di Chanel n° 5. Per tutti gli altri questa è solo una fase, come una sorta di vacanza o mese sabbatico. Non possiamo far altro che attendere ed essere certi che arriverà presto il giorno in cui potremo tornare ad uscire senza sentirci dei criminali, senza domandarci che fine ha fatto la nostra autocertificazione, inveendo contro l’autobus che non passa mai o semplicemente potendoci permettere di non legarci i capelli neanche fossimo Meredith Gray un secondo prima di entrare in sala operatoria. E fino a quel momento… don’t touch my pigiama!

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