Lo stato dell'unione - Nick Hornby

Sentimenti contrastanti. Da un lato la gioia dell'incontro: dai tempi di Funny girl, l'ultima pubblicazione dell'autore, sono ormai passati anni. E per la cronaca io non ne ero uscita particolarmente entusiasta. Ho sperato a lungo di ritrovarmi tra le mani qualcosa di suo.... e finalmente quel momento è arrivato! Questo è Nick Hornby, qui tutto il suo genio, il suo estro, il suo talento. Il problema sono le dimensioni e lasciate perdere chi vi viene a dire che le dimensioni non contano, perchè qui c'è qualcosa di cui parlare. Ecco dove emergono i sentimenti contrastanti: dopo una lunga attesa questo momento di gioia è durato un soffio. 
Sia chiaro: il buon caro Nick ci ha abituato a questo ed altro, molte sono le sue pubblicazioni di storie brevi, sceneggiature, raccolte di articoli di giornale. Il suo stile narrativo è tutto tranne che ben definito e questo andrebbe impresso a caratteri di fuoco sulla fronte di tutti quelli che stanno riversando in rete commenti negativi, chiaramente non sapendo di cosa parlano. Però non sarebbe bello aver avuto qualcosa in più? 
Tom e Louise una volta a settimana i rivolgono ad una consulente matrimoniale per risolvere i loro problemi familiari. Tom e Louise una volta a settimana, prima di varcare la soglia della consulente, entrano nel bar di fronte per bere una cosa... per finire inevitabilmente a scontrarsi e dirsi, davanti ad un bicchiere di vino, tutto quello che in realtà dovrebbe uscire fuori poco dopo sul divano della dottoressa Canyon. 
Dalle vetrina di quel pub Tom e Louise osservano il mondo, più meno metaforicamente, lo commentano, identificano quello che si ritrovano davanti con la loro unione e, in questo modo, riflettendo sulla realtà quotidiana. Settimana dopo settimana si vedranno passare davanti altre coppie che frequentano la stessa terapista, analizzeranno la loro evoluzione riflettendola su se stessi, discuteranno di politica, fisica e geografia come mezzo per giungere ad una vera introspezione personale. 
Non c'è bisogno di aggiungere altro. La storia non richiede di più per essere perfetta, autoconclusiva e soddisfacente. Tanto basta per aver voglia di andare a bere un bicchiere di vino con Tom e Louise e discutere con loro di politica. Nick Hornby resta pur sempre Nick Horby... ma non credo sia un peccato volerne solo un po' di più.

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