Nessuno mi può giudicare

Non so ci avete fatto caso, mai in questa mia passeggiata lungo la cinematografia italiana, ogni film è legato ad un altro, in comune hanno sempre un attore, una circostanza o un regista... perchè in fondo è così che io scelgo i film da vedere. Ne vedo uno e tiro avanti con i link di wikipedia. Fino a che page not found non ci separi. IL vero problema è che tratto caratteristico di questo mio percorso si sta rivelando anche l'arcana circostanza che ogni pellicola risulta essere sempre leggermente peggio di quella precedente. Ogni film è sempre un po' più brutto di quello che lo ha preceduto. Ogni film è in grado di far rivalutare quello precedente. Tranne Femmine Contro Maschi, quello difficilmente lo si andrà a riqualificare. In goni caso, lungo questo mio percorso, sono misteriosamente giunta a Nessuno mi può giudicare. Che è un film brutto. Ma brutto, brutto, brutto. Ben al di là di quanto mi potessi immaginare.
Insomma. Quando ho deciso di vedere maschi contro femmine, non è che mi stessi aspettando di trovarmi davanti ad un capolavoro. Invece, in questo caso, speravo quantomeno di aver risollevato l'asticella della qualità. Invece no, questo film è proprio brutto, ma non me lo aspettavo, perchè i presupposti per essere quantomeno decente c'erano tutti secondo me.
In primo luogo c'è Paola Cortellesi, che è una che riesce bene in qualunque cosa provi a fare. Canta, balla, imita, fa teatro, recita... ha studiato recitazione per davvero e la si riconosce dalla dizione. Ed in questo film sarebbe anche la protagonista principale, insomma, uno mica si può aspettare che con tutto quel talento si sia andata a cacciare in un film che non fa neanche ridere. Non dico che sia un capolavoro, un cult, impegnato, d'approfondimento. Ma almeno fammi ridere. Invece no. Poi c'è Raul Bova, che è inutile che si faccia sottile ironia sulle sue doti recitative, perchè Raul Bova è stato il protagonista indiscusso di una delle pellicole che maggiormente hanno segnato la mia infanzia. Uno di quei film per cui imploravo la mamma di farmi restare sveglia un po' più a lungo per vedere il finale, che mi ero registrata su VHS e mi rivedevo ogni volta che mi ricapitava l'occasione, che mi ha fatto rivalutare la scelta di un gelato al pistacchio. Insomma, sto parlando ovviamente di quel capolavoro della cinematografia mondiale che è stato Piccolo Grande Amore. In cui Raul Bova entra in scena solo nel secondo tempo, ma vale assolutamente la pena aspettare. 
Si aggiunga: nel cast compaiono anche molti altri elementi di forza. Lucia Ocone, Rocco Papaleo, Lillo (senza Greg), Anna Foglietta, Caterina Guzzanti. Eppure non va.
Il problema qua è proprio la storia. Paola Cortellesi, romanaccia, buzzurra, arrogante ed arricchita si ritrova, da un giorno all'altro, dalle stelle alle stalle. Il marito muore e lascia lei ed il figlio sommerso dai debiti. Da un giorno all'altro deve abbandonare la villa con piscina, figlia del miglior abuso edilizio, il figlio deve abbandonare la scuola privata, deve licenziare tutti i maggiordomi a suoi servizio e trasverirsi in un sottoscala umidiccio in uno dei quartieri più sgangherati della città. Resasi conto che con un lavoro "normale" non sarebbe mai riuscita a ripagare tutti i debiti contratti dal marito prima di finire in galera, va a ricercare una delle sue vecchie conoscenze che le insiegna tutti i trucchi per una carriera da escort di successo. Si prostituisce più che può, paga il suo debito e molla la professione. Punto. No, ma, esattamente qual è il punto in cui avrei dovuto trovare in tutto questo qualcosa da ridere?
Ovviamente, nel bel mezzo di questo plot narrativo di un certo spessore, si piazza la vicenda d'amore. La corrispondenza d'amorosi sensi tra la protagonista e Raoul Bova. Si conoscono, ovviamente, quando lei era ricca ed arrogante, si scornano e si odiano. Si ritrovano quando le sorti della donna cambiano radicalmente ovviamente i contrasti vanno lentamente ad appianarsi, fino allo scoppio della passione. Poi lui scopre, inevitabilmente, come lei si paga da vivere, la molla, decide di non voler più avere niente a che fare con lei... per poi ricapicollare ai suoi piedi per vivere felici e contenti, seguendo filo a filo le regole per il finale scontato.
In sostanza, la storia riesce ad essere così brutta che, a confronto, pure Raoul Bova sembra un grande attore. Ma davvero. Una performance incredibile, davvero convincente nel suo ruolo. Vorrei, infine, anche lasciare un brevissimo pensierino personale in relazione al titolo. Al di là del fatto che la canzone di Caterina Caselli è veramente un capolavoro e che, ormai, nessuno pare più essere in grado di inventarsi un titolo di un film con la propria testa senza andare a cercare tra i titoli delle vecchie canzoni... ma posso permettermi di dire che qui non c'entra niente? Perchè non solo non è una battuta del film, ma neanche una circostanza che possa seriamente essersi verificata, visto che nessuno degli altri personaggi che hanno iniziato ad affollare la vita di Paola Cortellesi dopo il suo trasferimento al quarticciolo ha mai neanche immaginato che cosa faccesse nella vita. Solo Raoul Bova lo scopre, ma verso la fine assoluta del film, e comunque la tematica del "giudizio" da parte degli altri non è mai stata toccata per tutto il film. Non si parla nè di vergogna, nè di svilimento del proprio corpo. All'uso non si parla neanche della dignità con la quale è stata contretta a scendere tanto in basso per uscire da una situazione tanto difficile per sè e, soprattutto, per il figlio. Niente di niente.
Anzi, Raoul Bova, nel momento in cui scopre la verità, ha veramente pochi motivi per voler fare la morale a Lei. Niente di meno si ritrova alla festa per l'addio al celibato in cui lei si è trovata a lavorare insieme all'amica (Anna Foglietta, tra l'altro geniale. Esuberante e divertente). Scappa dalla festa ed è arrabbiato. Perchè se la spogliarellista era un'altra andava bene, tanto divertimento. Se è Lei allora no.

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