Uccidi i tuoi amici - John Niven
Non ho ben capito quale sia il problema tra me e John Niven ma prima o poi dovremo fare in modo di risolverlo. Quando vedo una nuova uscita non posso fare a meno di volerla, aggiungerla alla collezione, portare a termine la lettura nel minor tempo possibile e concludere che... mah! Anche questa sarebbe potuta andare meglio.
In questo caso la questione è un filo più complicata. Questo uccidi i tuoi amici è un romanzo pubblicato in Inghilterra nel 2008 e, per ragioni mistiche editoriali, giunto in Italia solo all'inizio di quest'anno. La traduzione è andata curiosamente a coincidere con l'uscita del suo ultimo romanzo invidia il prossimo tuo, del quale comunque avremo modo di parlare in altra sede, circostanza per la quale mi sono convinta che dovessero essere l'uno il seguito dell'altro e di doverli leggere insieme. Invece no: è il prequel di kill 'em all, edito in patria nel 2018, non ancora giunto in Italia. Il che mi innervosisce.
Parliamone: tra le sue tante bizzarrie, non possiamo comunque non constatare che l'editoria italiana sia comunque uno dei settori di maggior prestigio di questo paese e se nel 2008 il romanzo è stato fermato al confine una ragione ci doveva pur essere.
Ambientato in pieni anni 90, uccidi i tuoi amici è stato definito come un'istantanea dissacrante, una satira feroce al mondo della discografia caduto inesorabilmente in crisi nel momento dell'avvento di delle prime precarie forme di internet.
La verità è che questo romanzo si compone di una serie di assurdità violente ed inspiegabilmemte volgari tenute insieme dalla vita spericolata di Steven Stelfox, discografico di successo in una Londra di metà anni '90 dove, apparentemente, il vizio e la lussuria erano il pane quotidiano anche dei più insospettabili.
Non che io abbia particolarmente qualcosa in contrario alla volgarità, ma qua si entra a piede teso nel campo della gratuità. Momenti lanciati a caso nel mucchio di tutta un'altra serie di fatti random in grado forse di soddisfare i pruriti dei più giovani, non mi spiego altrimenti il senso, ed un forte richiamo al sentimento della nostalgia canaglia grazie ai pesantissimi riferimenti musicali POP che hanno sconvolto il mondo negli anni '90, Spice Girls in primis. Una mossa tanto spudorata che non avrebbe potuto saltare maggiormente agli occhi se il romanzo non fosse stato scritto e pubblicato almeno 10 anni dopo la sua ambientazione.
Parliamone: tra le sue tante bizzarrie, non possiamo comunque non constatare che l'editoria italiana sia comunque uno dei settori di maggior prestigio di questo paese e se nel 2008 il romanzo è stato fermato al confine una ragione ci doveva pur essere.
Ambientato in pieni anni 90, uccidi i tuoi amici è stato definito come un'istantanea dissacrante, una satira feroce al mondo della discografia caduto inesorabilmente in crisi nel momento dell'avvento di delle prime precarie forme di internet.
La verità è che questo romanzo si compone di una serie di assurdità violente ed inspiegabilmemte volgari tenute insieme dalla vita spericolata di Steven Stelfox, discografico di successo in una Londra di metà anni '90 dove, apparentemente, il vizio e la lussuria erano il pane quotidiano anche dei più insospettabili.
Non che io abbia particolarmente qualcosa in contrario alla volgarità, ma qua si entra a piede teso nel campo della gratuità. Momenti lanciati a caso nel mucchio di tutta un'altra serie di fatti random in grado forse di soddisfare i pruriti dei più giovani, non mi spiego altrimenti il senso, ed un forte richiamo al sentimento della nostalgia canaglia grazie ai pesantissimi riferimenti musicali POP che hanno sconvolto il mondo negli anni '90, Spice Girls in primis. Una mossa tanto spudorata che non avrebbe potuto saltare maggiormente agli occhi se il romanzo non fosse stato scritto e pubblicato almeno 10 anni dopo la sua ambientazione.
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