Il grande Gatsby - Francis Scott Fitzgerald
Chiunque si lamenti del decadimento della morale del nostro secolo dovrebbe cercare di ricordare e tenere bene a mente che, neanche a dirlo, non ci siamo inventati niente. I valori personali, la morale, l'etica son tutti concetti che variano al variar dei punti di vista, forse non esistono, forse esistono ma sono più evidenti solo se li si guarda, con un certo velo di nostalgia, a qualche decennio di distanza. Appunto: è tutta una questione di punti di vista.
Il quadro che ci viene offerto da Fitzgerald è ambientato quasi 100 anni fa. Siamo dalla parte opposta del mondo e, mentre noi, effettivamente, avevamo ben altro a cui pensare, al di là dell'oceano le ricchiezze prosperavano e nasceva una nuova classe di giovani sempre più ricchi, sempre più entusiasti, sempre più annoiati, sempre più votati all'autodistruzione. Sono passati 100 anni ma, a tratti, non sembra passato neanche un giorno.
Lo scenario che ci viene dipinto è quello di una società ossessivamente alla ricerca del lusso, dello sfarzo e del divertimento. Divertimento che doveva essere portato avanti a tutti i costi, con una maniacale attenzione al look e all'estetica. Erano anni di lustrini di piume e pietre preziose, anni in cui gli eccessi hanno calpestato l'etica per la pura necessità di apparire meglio di quanto non si fosse. Ed è proprio in questo scenario che si colloca Gatsby, un personaggio complicato.
Giovane, tormentato e misterioso: così ci viene presentato dall'autore, anche se alla fin dei conti non è che fosse meglio di tutti gli altri. Gatsby è un uomo che ha ereditato una grande ricchezza ma che è stato altrettanto in grado di perderla tutta, è dovuto ripartire da zero e tornare in vetta. In vetta c'è arrivato ma cercando di tenere intatta quella che riteneva la parte buona del proprio passato.
E' proprio nel momento in cui torna alla ricerca della purezza giovanile che lo incontriamo, per la prima volta, sul pontile davanti a casa di Nick Carraway, la nostra voce narrante, intento a fissare la luce verde all'orizzonte. In Gatzby una doppia personalità: da un lato certamente quell'anima candida proveniente dal proprio passato, dall'altra, la predominate, quella che lo ha condotto dove è ancora oggi, quella che si pone alcuno scrupolo ad avvicinare e fare amicizia con Nick nella sola speranza che facesse da intermediario con la cugina Daisy.
Daisy è l'incantevole creatura proveniente dal passato di Gatsby, colei per la quale ha lottato e faticato per arrivare in vetta, la donna per la quale valeva la pena lavorare e compromettersi, per poterle offrire ciò che meritava. Daisy, tuttavia, in questi anni non è rimasta certo ad aspettarlo, è andata avanti con la propria vita: ha sposato Tom, un uomo ricco e facoltoso che le potesse dare tutto ciò di cui aveva bisogno... tranne la felicità. Grazie a Tom Daisy ha potuto vivere nel lusso e nello sfarzo, è stata ovunque avesse voglia di andare, ha avuto qualunque cosa le sia mai balenato per il cervello di voler possedere e per questo ha accettato tutti i compromessi che le si sono posti davanti. Tom è certamente un marito disattento, un marito assente e un marito che non si è mai impegnato più di tanto a nascondere la propria infedeltà. Incontrare nuovamente Gatzby le da, per un solo istante, l'impressione di essere in grado di uscire dal proprio matrimonio a testa alta, finge di saper rinunciare a tutto, abbandonare i lustrini per tornare sulla retta via, recuperare l'ingenuità di un tempo ma è tutto solo un miraggio. Daisy è la prima che nel momento del bisogno abbandona Gatzby facendo finta di non ricordare tutto quello che lui ha fatto e sacrificato per lei, per salvare le apparenze, per poter continuare, nonostante tutto, a vivere la sua vita come meglio le conviene e come lei fanno tutti gli altri.
Alla fine della storia Gatzby rimane terribilmente solo: nessuno ha più bisogno di lui e nessuno lo va più a cercare o ha un solo minuto da dedicare alla sua memoria. La sua casa che per l'intera estate era stracolma di persone che niente sapevano di lui ma avevano bisogno del suo nome per sentirsi importanti, per poter dire di aver fatto qualcosa di davvero cool, improvvisamente, rimbombava per la sola eco dei moscerini rimasti a girare nei saloni lasciando un velo d'amarezza nello spettatore di questa triste vicenda.
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