E tu metti un bel vestito, quello giusto

Possiamo dirlo che le buone maniere hanno un po' rotto le palle?
Io, per esempio, per colpa delle buone maniere non ho potuto fare una cosa che mi avrebbe fatto piacere fare per questo motivo ripiegando su qualcos'altro che avrei potuto tranquillamente risparmiarmi. E tutto per colpa delle buone maniere. Vi sembra normale? Ancora poco chiaro?
Andiamo al sodo. 
Forse qualcuno oggi non riuscirà a crederci ma è esistita un'era in cui le città non erano invase di negozi di vestiti cinesi. Epoche in cui certamente le cose costavano un po' di più ed avevano una qualità migliore. Ma vediamo di non demonizzare la globalizzazione: io adoro la globalizzazione! Di cosa stiamo parlando? Insomma, era un'epoca, e non parlo di moltissimi anni fa, in cui non c'erano tutte le grandi catene che ci sono oggi ad ogni angolo della città e dove, i primi cinesi che sono apparsi sembravano un vero miracolo calato dal cielo. Non era ancora esattamente chiaro tutto quel concetto di costa poco-vale poco. Figuriamoci poi se pensavamo a come quelle cose avevano visto la luce. Era tutto un dono di Dio: erano diverse, colorate, andavano anche a ricalcare stili con cui non avevamo familiarità, se non perché visti nei film. Un esempio palese erano i jeans: una miriade di modelli, formati differenti, con colori, cuciture e decorazioni che non era facile trovare in giro, neanche nelle grandi marche. Insomma: Lewi's in fin dei conti ha sempre avuto un po' più di stile ed eleganza, forse jeans decorati a suon di fuori cuciti fatti di pizzo e pailettes non li aveva. Ma poi di che prezzi stiamo parlando? Dai cinesi con 10 euro ti portavi a casa un paio di pantaloni e, non nego, di essermi fatta un po' prendere la mano per un certo periodo. Dai cinesi era anche molto facile trovare "certe" taglie, molto prima che le taglie comode diventassero una moda.
Anni fa pesavo molto più di adesso, ero molto più rotonda un po' ovunque: ero adolescente come molte altre, ma ricordo quanto fosse difficile per me andare in centro e trovare un paio di pantaloni che mi potesse stare bene. Oggi siamo tutti molto più politicamente corretti, H&M vende taglie a casaccio per lusingare anche i meno in forma, OVS ed UPIM hanno reparti dedicati alle taglie forti, non male la selezione taglie anche da Stradivarius o Bershka, anche se, sinceramente, ormai sono troppo vecchia per comprare da questi due. Io però ricordo quanto 15 anni fa Pimkie non avesse nulla che mi potesse cader bene. 
In sostanza: i cinesi mi volevano bene, i cinesi pensavano a me... e io pensavo moltissimo a loro, devolendogli una buona percentuale della mia paghetta. 
Gli anni son passati, io ho iniziato a buttar giù peso ed il mondo ha iniziato ad avere una coscienza critica nei confronti di questi vestiti prodotti un tanto al chilo. Ciononostante io, forse un po' per scaramanzia, non ho mai voluto buttar via tutti i vestiti accantonati: sia lodato il signore anche per il momento storico in cui il mio personale buon gusto ha iniziato a farmi comprendere che sarei stata decisamente meglio con un paio di pantaloni della mia taglia e che il look sacco della spazzatura - ovvia conseguenza del "basta solo metterci una cinturina" - non mi avrebbe valorizzato abbastanza. 
Oggi di anni e di chili ne sono passati abbastanza e, non potendo vivere come gli accumulatori compulsivi, ho deciso di riaprire gli scatoloni, immergermi nei ricordi... e liberarmi di tutto. Poi però uno ci ripensa, perchè in fondo sono ancora cose di buona qualità, usate poco: ehi, 15 anni fa i cinesi vendevano cose di qualità decisamente superiore a quella che vendono oggi! Colpo di scena. Insomma, sono cose buone: possono ancora servire a qualcuno? 
E' ovvio che non era mio intento buttare tutto nell'umido e disfarmi del bottino in un solo colpo. La città è piena di cesti della caritas ed eventualmente molti negozi (vedi H&M) promuovono periodicamente campagne di riciclo dei vecchi vestiti in cambio di buoni sconti. Sinceramente di buoni sconti non so che farmene, perchè poi "mi tocca" comprare altre cose, spendere altri soldi e chiudere quel cerchio maledetto del "non possiamo vivere come accumulatori compulsivi". Quindi penso alla caritas, ma penso anche a persone a me vicine a cui poter regalare quei vestiti. Me ne vengono in mente un paio, ma soprattutto una, alla quale il mio dono sarebbe potuto essere utile come sostegno economico. Però cosa cavolo le vado a dire?
"Ciao, ho dei vecchi vestiti che non uso più, li vuoi?"
rischierebbe di essere letto come "ciao, ho questi vestiti che non ti darei mai, ma visto che non li uso più li vuoi?". Non va bene.
"Ciao, ho dei vestiti che mi vanno larghi, li vuoi?" 
un po' come dire "ciao, io sono dimagrita, ma visto che te sei ancora molto grassa indossa questo schifo". Non va bene.
Insomma, questi sono crucci che ci prendono perchè stiamo tutti troppo attenti alle buone maniere, dobbiamo formulare domande corrette, non dobbiamo offendere il nostro prossimo e vivere civilmente. Che palle. Sarebbe bello poter dire: "tieni, pigliati questa roba e fanne quello che vuoi!", invece no, perchè anche dare per fatto noto che una persona non abbia molta disponibilità economica corre il rischio di offendere qualcuno. Ma se tra di noi è fatto noto perchè ci devo andare con le pinze? E perchè devo dire che "non ha molta disponibilità economica" quando posso dire che è povera.
Vabbè, alla fine per non offendere nessuno ho messo tutto nei cestini della caritas, che è comunque un modo di aiutare qualcuno in difficoltà se / quando / nel caso in cui i miei vestiti dovessero veramente giungere a destinazione. Cosa nella quale confido vista l'attenzione la cura maniacale che metto nel confezionare i pacchettini che lascio cadere dentro al cesto. Però sarei stata più serena a darli direttamente nelle mani di qualcuno: avrei avuto un netto riscontro del buon fine della mia operazione. Alla persona, ovviamente, farò un regalo un po' più grande alla prima occasione comandata... in modo che sembri del tutto casuale e non si offenda nessuno. Però che palle. 
Quanta finezza in una sola persona.

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