Good Witch
Ne vengo da una maratona del telefilm più brutto degli ultimi tempi. Un telefilm tanto tanto brutto, del quale però non ho potuto fare a meno di guardarmi due stagioni di filato, senza batter ciglio. Un episodio dopo l'altro. Partiamo dalle basi.
Good witch è una commedia americana, molto molto leggera. Una via di mezzo tra desperate housewives, per ambientazioni e per un altro particolare di cui parlerò a brevissimo, e charmed, ovvero streghe, anche se qua non è che si possa parlare di vera magia.
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Protagonista è Cassie, interpretata da Catherine Bell, indimenticata Sara Mackenzie dal JAG, vittima di un paio di punturine di troppo al labbro superiore che la fanno ridere e sorridere molto più del necessario. Cassie è una strega, ma non proprio nel modo più consono in cui siamo abituati ad immaginarle: non fa sortilegi, pozioni, non combatte il male e neanche agita il dito indice come Sabrina. Cassie ha delle sensazioni, sa delle cose prima di quanto possano accadere e mette questo suo potere al servizio del prossimo, con quella stessa sfacciata irruenza nelle vite degli altri che solo Jessica Fletcher riesce ad avere. Vedova dell'amato e compianto marito, eroe della simpatica cittadina formato famiglia in cui vive, ha una sua personalità di spicco all'interno della comunità. E' proprietaria di un negozio il candela, libro, campana, che suona tanto male da pronunciarsi in italiano quanto fa anche nella sua lingua originale, nel quale vende ogni sorta di ciarpame le capiti a tiro. Cimeli raccolti durante i suoi lunghi viaggi di gioventù, pietre, gioielli, candele, nessuna campana ma, e soprattutto direi, erbe, oli essenziali e "pozioni" d'erboristeria.
Cassie è anche titolare, insieme all'ex suocero, di un bed and breakfast all'interno della sua stessa casa: grey house, una delle unità immobiliari storiche più importanti e di rilievo del circondario dove una serie di loschi figuri le circola comodamente per casa come se fosse normale e dove lei accoglie tutti con calore familiare.
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Protagonista maschile è Sam, aka James Denton, ovvero Mike Delfino di desperate housewives, recentemente visto anche in Devious Maids. Sam è un medico, viene dalla città, da New York, un genio della medicina casualmente rifugiatosi in periferia insieme al figlio Nick, dopo una separazione traumatica dall ex moglie.
La moglie, che conosciamo anche lei per essere apparsa a Middletown ed essercisi fermata abbastanza per comprendere come mai da dei si possa solo volere il divorzio breve, è una professionista, una donna di mondo, gira in lungo e in largo per il globo terreste è e pretende di avere ragione. Di tanto in tanto pretende di volere anche un figlio, ma non è una cosa che le capiti spesso.
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Tra Cassie e Sam deve scoppiare la storia d'amore, questo lo capiamo sin dall'inizio, quando lui si trasferisce in città, litiga con l'antifurto e... guardacaso! Ecco chi si presenta in suo soccorso, la cara vicina di casa, niente di meno che Cassie con tutta la sua sicumera. Ovviamente, come nei migliori telefilm brutti, tra i due all'inizio ci devono essere dei contrasti. Lui è un medico, arriva dalla città con tutti i tipici atteggiamenti di chi è cresciuto solo e soltanto nella grande città: odia i vicini di casa, pretenderebbe di non rivolgergli la parola prima della seconda tazza di caffè e, soprattutto, nella qualità di unico medico della città, pretenderebbe di essere, quantomeno, rispettato. La verità è che, se da quelle parti si è sempre andati avanti senza un medico è perchè quel ruolo lo ricoprima Cassie. Cassie e tutte le sue pozioni, i suoi oli essenziali e le sue spezie. In paese chiunque, prima di chiedere un'opinione medica, è solita recarsi prima da lei... e per qualcuno che crede fermamente nel supremo potere dell'aspirina è un duro colpo. Ma soprattutto: cosa ci fa un medico in una città che non crede nella medicina? Si fa inseguire da tutte le zitelle del circondario, perchè la laurea è bella ma, soprattutto, il caro Sam è anche un tipino piuttosto affascinante.
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Ma veniamo al vero problema: perchè qua non si sta capendo il motivo per cui Good Witch è un telefilm molto molto brutto. Punto numero 1: la trama. Praticamente inesistente. Insomma, da queste parti non succede assolutamente niente. A nessuno. Ogni tanto compare un personaggio nuovo, ci sono le comparsate che restano un episodio o poco più, ma anche a loro non è che accada mai nulla. Punto numero 2: la gente parla, un mucchio. Discute, elabora, pontifica. Mai che agisse d'istinto. Per ogni inezia bisogna farne una questione etica e morale che coinvolge mezzo quartiere. E per ogni inezia bisogna farne un castello, un elenco dei pro ed uno dei contro, triturandosi le palle all'infinito. Punto numero 3: i rapporti con i figli. Anche con i figli si parla all'infinito, a ruota, ci si confronta e, all'occorrenza si chiede scusa. Scusa? Ad un figlio? Ma che rapporti avete voi con la vostra prole? Ma come li crescete? No, ma tranquilli, mettete in dubbio con loro la vostra autorità genitoriale.
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