Matilde - Roald Dahl
I bambini non sono seri come gli adulti, e ridono volentieri.
Di Roald Dahl ne nasce uno ogni 100 anni ed è un vero peccato. Non è affatto un dato molto lusinghiero nei confronti del genere umano. Perchè Roald Dahl era un genio e tutti gli altri esseri umani che incontreremo lungo il nostro percorso (noi compresi) non saremo mai all’altezza.
La prima volta che ho letto Matilde avevo 11 o 12 anni. All’epoca ne rimasi estasiata… oggi anche, nonostante l’iniziale paura a rileggerlo. Un vago timore che la magia fosse svanita per sempre con il compimento della maggiore età… e con il compimento di molte altre età dopo, a dir la verità. Matilde riesce ad avere in sè tutta quella bontà, quell’ingenuità e quella purezza da portarti a volere, ancora oggi, che sia la tua vicina di banco, la tua compagna di marachelle e che ti possa aiutare ad allontanare per sempre la diabolica signorina Spezzindue.
E’ un romanzo che si legge veramente in pochissimo tempo, ma che nessuno dovrebbe perdersi. Perchè una volta che si entra nel mondo di Matilde, nulla di quello che ti circonda ha più senso o riesce a distrarti. Le descrizioni dei caratteri, dei personaggi e degli ambienti fatta da Roald Dahl sono quasi uniche nel loro genere, molto dettagliate, pronte a coinvolerti ad assorbirti in un istante, allo stesso tempo mai così pesanti da annoiarti o rallentare il flusso del racconto.
Insomma, Matilde la conosciamo tutti: è una bambina sveglissima,cresciuta nell’ambiente meno stimolante che si possa avere sulla faccia della terra, con un padre scaltro truffatore, intento solo a trovare nuovi modi di fare soldi, una madre concentrata più sul suo aspetto fisico e sulle sue passioni che sulle sorti della sua famiglia, un fratello maggiore che è come se non ci fosse ed una seria dipendenza dalla televisione da cui tutta la sua famiglia pare essere afflitta. Diciamo un livello generale di scolarizzazione molto più basso della media, anche se non così raro da rinvenire anche al giorno d’oggi. A salvare Matilde da un destino che parrebbe segnato all’interno di un contesto del genere, la sua curiosità e la sua intraprendenza. La voglia di scoprire qualcosa di più di questo mondo e lo spirito di iniziativa di recarsi presso la biblioteca comunale per tentare di appropriarsi di qualcosa in più di quello che il mondo parrebbe volergli offrire.
Venne il giorno di andare a scuola. Anzi, venne il giorno in cui convinse i propri genitori della necessità di iscriverla a scuola ed è lì che, per la prima volta, Matilde si confronta con il mondo. Perchè la scuola per un bambino è chiaramente la prima forma di società complessa all’interno della quale viene inserito. Società con i propri diritti, i propri doveri, le proprie gerarchie, le prassi, gli usi e i costumi. Lì inconterà altri bambini, conoscerà la dolce maestra Dolcemiele e tremerà al solo pensiero di avere a che fare con la temibile signorina Spezzindue.
Presto, però, Matilde, capirà che non bisogna avere paura. Che la paura e l’eccesso di reverenza non porterà da nessuna parte, cercherà di conoscere il proprio nemico e lo sconfiggerà giocando al suo stesso gioco, con le sue stesse armi, infondendogli paura e timore, facendo leva sui sensi si colpa e timidamente ricordando al lettore che, in fondo in fondo, comportarsi bene nella vita, non fare torti a nessuno e rispettare il proprio prossimo è una cosa che paga.
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