Quello che capita #17
Capita certe volte di voler fare delle cose non perchè le si voglia fare veramente, ma per poterne parlare con il proprio prossimo.
Che poi è il motivo per cui sono qui in questo momento: questa settimana è capitato di andare a fare una cosa, ed ora sono qua a parlarne. Perchè fosse stato solo l’andare a fare una cosa, per il gusto di farla, giuro che non l’avrei mai fatta. Perchè non ne valeva lo sforzo, non ne valeva la fatica, e l’obiettivo non è neanche allettante. Fosse allettante. Ma non lo è. Fosse possibile. Ma non lo è.
Tutto è incominciato quando ancora non avevamo messo in spolvero per benino il calendario 2016, la proposta era risultata sensata, l’idea di accoglierla quantomeno gratuita e non difficoltosa. Quanto basta per farci un pensierino.
Passarono i mesi e mi fu reso noto che la mia accettazione, insieme a quella di altri 299 volorosi era giunta a destinazione. Eravamo 300, eravamo giovani e forti… ma eravamo decisamente troppi. Necessario che a breve morisse, quantomeno metaforicamente, qualcuno.
Che poi anche il dire “a breve” mi pare un bell’eufemismo.
Venne quindi il giorno in cui ci dissero, che di noi non avrebbero saputo che farsene, avrebbero dovuto prendere una decisione.
Si presero del tempo per giungere alla conclusione che sulla decisione bisognava riflettere.
Dopo aver riflettuto ci fecero sapere che a breve avrebbero reso note le modalità dello scontro.
Poi si presero tempo per decidere la data dello scontro.
Infine si presero tempo per decidere la location dello scontro.
Insomma, una cosa tranquilla.
Poi giunse lo scontro.
Lo scontro si tenne in un ambiente a me quantomeno conosciuto e familiare. Intorno a me una varietà di esseri umani indefinibile.
C’erano quelli che si erano veramente preparati allo scontro, le cui gambe tremavano leggermente e la tensione era palpabile sul loro volto.
C’erano quelli che “intanto è gratuito”, presenti in loco solo per socializzare.
C’erano quelli al millesimo tentativo, la cui stanchezza era percettibile e la cui familiarità con la situazione era sconfortante.
C’erano quelli già convinti che la loro proposta di accettazione fosse la migliore in assoluto e che tutta quella assurda formalità fosse una perdita di tempo abissale.
C’erano quelli già convinti che il sistema è uno schifo, di essere gli unici in grado di comprendere la corruzione dei nostri tempi e pronti ad affermare che mondo sia solo una grande organizzazione a scopo di lucro ideata ad hoc per complottare ai suoi danni.
Infine c’ero io, che osservavo la massa.
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