Di notte il mondo è giusto perchè sta dormendo
Io ho una vera passione per i programmi musicali, quelli dove la musica non è solo presente per farla da padrona, ma canzone dopo canzone si va a tracciare un percorso, un sentiero. Una concatenazione di canzoni, musica rievocativa, messa in colonna da un regista, una mano superiore in grado di tracciare un disegno tematico. Il filo comune può essere l'artista, il periodo storico, la narrazione di una serie di eventi, la tematica comune... qualunque cosa: fin dove la fantasia può condurre. Per questo motivo adoro programmi come Hit Parade, nato dalle ceneri di Lelio Luttazzi, in onda su Radio due tutti i week end o, più recente, Cattelan nello spazio, tutti i giorni su Radio Deejay. Io sono proprio il tipo di persona che aspetta di vedere chi sarà il personaggio disposto a presentare il proprio racconto... e ci rimango male quando il quadro finale è deludente.
Questa mia compilation, che vuole far finta di imitare quanto fatto meglio altri, trae ispirazione da una strofa di Max Pezzali (e chi lo avrebbe mai detto!!) tratta dall'ultimo album, astronave Max che mi piace leggere, anche senza la melodia a farne la base, e che per svariati motivi, presa così, anche fuori dal contesto, me la sento proprio mia... caratteristica di un passato neanche troppo lontano, in cui timori, insicurezze ed incertezze stavano avendo la meglio.
Suona in lontananza, un allarme che poi si sa
che non serve a niente,tanto nessuno controllerà
serve ad azzerare, ogni mia probabilità
di prendere sonno in questa notte che mi stritola
... Non dormirò ... mai più...
La verità è che, nonostante tutto, io non voglio far partire tutto questo con un'idea così negativa della notte... perchè in fondo, brutti momenti a parte, a me la notte piace. Piace un sacco. Idealmente. Il fatto è questo: nei brutti momenti, quando vivo dei periodi di stress o mi frullano strane idee per la testa, temo la notte come il mio peggior nemico, perchè so che proprio in quel momento tutti i demoni tornano inevitabilmente a galla. Se durante il giorno è possibile svagarsi, stancarsi, pensare ad altro e tenere il corpo e il fisico occupato, la notte non mente e, sul più bello, quando meno te lo aspetti, torna a galla nel più macabro dei modi. Certe volte temo la notte per i sogni, perchè sì: io sono ancora una di quelle persone che, alla soglia dei 30 anni, sogna parecchio. Non come quando ero bambina, ma spesso e volentieri alla notte sogno. Il problema è che sono piuttosto certa che i sogni siano l'espressione di qualcosa che ci frulla per la mente: nulla di terrificante come quando ci si sveglia in preda ad uno stato d'ansia col terrore di non aver chiuso il gas prima di andare a letto... ma non nascono dal nulla. Diciamocelo: certe volte mi spaventa vedere cose che vagano per la mia mente... inconsciamente magari so che ci sono lì dentro, da qualche parte, queste idee: viverle però non ti permette di negarne l'esistenza.
A parte questi momenti, io adoro la notte. Credo che sia il momento della giornata più creativo in assoluto, quello che permette la realizzazione della maggior parte delle cose che vorremmo fare, quello che ci permette maggiore attenzione e concentrazione. La notte è quel momento magico in cui tutti dormono e senti il mondo concentrato solo su di te. Per questo motivo, probabilmente, è il caso di dare il via all'ascolto di una canzone che parla della notte... ma in maniera più allegra. E' il caso di dare il via all'ascolto con gli 883, nella notte. Perchè si sa: esiste una canzone di Max Pezzali per ogni occasione.
Quando è uscita questa canzone, io, della notte, non sapevo assolutamente un accidente. Ero una bambina, 6 o 7 anni all'anagrafe, e per me, inevitabilmente, "notte" era tutto quello che accadeva dopo che mi ero messa il pijama e qualcuno mi aveva accompagnata a letto. Più o meno. A quel punto cadevo il coma profondo ed i giochi erano fatti fino al mattino dopo. Come tutte le bambine della mia età, però, avevo un walk-man. Recentemente ho scoperto con disgusto che i 20enni d'oggi non sanno che cosa fosse il walk-man e ci sono rimasta malissimo. Perchè è stato un pezzo fondamentale della mia esistenza: un momento caratterizzato dalle mie cuffiette tonde, dalle pile che si scaricavano sempre troppo in fretta ed il nastro delle cassette che rimaneva impigliato e bisognava operare con precisione certosina per snadarlo pregando di non averlo rovinato per sempre. C'era un momento in cui la batteria iniziava a scaricarsi, ma non ancora al punto di farti sentire la voce del cantante come dentro ad un megafono alieno... semplicemente le parole venivano scandite più lentamente e te avevi la possibilità di gustarti per benino il testo, vivendo la musica come se fosse una grande sceneggiatura del film proiettato ad hoc nella tua testa. Con "nella notte" ho avuto modo, proprio grazie a quel copione dettagliatissimo, di capire, ancora prima che fosse tempo per me di viverla, la magia di tutto ciò che di notte poteva accadere... mentre a me venivano raccontate le favole della buona notte. In ogni caso, il video merita di essere visto solo per apprezzare i capelli di Mauro Repetto, l'ultimo fottuto genio rimasto sulla faccia di questa Terra.
Da un estremo all'altro. Dalla critica ad una generazione che non sa neanche cosa voglia dire tirare indietro il nastro della musicassetta con la matita agli One Direction. Però permettetemi di spiegare.
L'aneddoto simpatico è il seguente. La prima volta che ho ascoltato questa canzone è successo quasi per sbaglio, su spotify, grazie a quei giochini che di tanto in tanto propone a chi ha scaricato la app sul telefono dove viene chiesto, modello Sarabanda, di indovinare nel minor tempo possibile la canzone proposta. Non la conoscevo: però mi è piaciuta. Ho indagato meglio per capire di cosa si stesse trattado... ed un moto di negazionismo è sorto in me con orgoglio. Per giorni sono andata avanti a negare che fosse così bella come mi era sembrata ad un primo ascolto, che non poteva essere capitato proprio a me, che se la ascolti bene anche il testo è molto banale e sempliciotto... poi però mi sono arresa. Chissene. Oggettivamente non è che di solito ascolto Heavy Metal o Indie Rock, c'è poso da fare i sofisticati. E' una cosa che spesso mi vergogno di raccontare anche agli amici ma, ok, mi piace una canzone degli One Direction. Solo una, sia chiaro, ma che mi piace proporre in quest'occasione perchè parla di notti... e perchè mi trovo in uno strano momento di apertura mentale per cui, dopo aver visto e rivisto il video dozzine di volte, sono giunta ad uno stato di accettazione anche degli One Direction. Chi lo avrebbe mai detto. Più li guardo, più li ascolto, più mi domando se abbiano già raggiunto la maggiore età. Ma la hanno raggiunta? No, perchè qui c'è pure uno che finge di avere la barba. In ogni caso, più li guardo più capisco che quello che le ragazzine trovano oggi in loro noi, lo trovavamo ai nostri tempi nelle Spice Girls, nei BSB, nei Take That. E non venitemi a dire che l'uscita di uno degli 1D dal gruppo ha avuto molto più impatto mediatico di quando Robbie Williams ha lasciato i Take That.... perchè io all'epoca ero ancora un po' troppo piccina per struggermi, però me le ricordo le orde di ragazzine pronte a strapparsi i capelli in virtù del loro eroe. Ed è così che guardandoli rivedo in loro l'equivalente della Ginger Spice, della Baby Spice... e addirittura l'equivalente di Victoria Beckham, il cui ruolo all'interno delle Spice Girls era praticamente nullo, ma poi ha sposato David Beckham, ha iniziato a figliare come se non ci fosse un domani ed il mondo non le sarà mai abbastanza grato per aver contribuito a clonare il DNA di David Beckham.
Ed è proprio ascoltando Night Changes e stando ad ascoltare le parole che realizzo come, pur nella mia ignoranza della lingua inglese, questo sia un esercizio a me non eccessivamente arduo. Parliamone: non stiamo parlando di Joyce. Eppure, nella mia scarsa dimestichezza con la lingue inglese, c'è una cosa che non mi sono mai fatta mancare: il tentativo di porre rimedio attraverso una fittissima attività di listening. Il mio inglese ha infatti una grande peculiarità: lo capisco, lo penso... non lo parlo. Perchè son strana. E perchè non mi capita così spesso di poterlo parlare. Però, sin dai tempi della scuola, quando ho capito che nell'istruzione pubblica c'era seriamente qualcosa che non andava, ho tentato di porre rimedi con la musica. Si può dire che i miei primi veri insegnanti di inglese siano stati i Blue che, per la cronaca, cantano in un british english encomiabile. Ancor prima dei Blue, però, c'è stato un altro pezzo che ho imparato a memoria dal quale è partita l'ispirazione che, in fondo, questo metodo poteva funzionare. La canzone è Stand by me, cantata da Ben E King, le cui strofe introduttive recitano esattamente: When the night has come, and the land is dark, and the moon is the only light we'll see... perfettamente a tema...
Sempre secondo la teoria degli opposti, dopo aver ascoltato un pezzo tanto lento e romantico, la necessità è di cadere su qualcosa di assolutamente non lento e non romantico, dove l'eleganza dell'inglese viene meno ed anche l'aria sofisticata offerta dagli strumenti appena sfiorati in sottofondo va a farsi benedire. Mettiamo in un angolo Ben E King per lasciare spazio (lo so che sembra un eresia) a Enrique Iglesias, uno che giunto quasi alla soglia dei 40 anni si è messo in testa di giocarsi ora il tutto per tutto e sparare gli ultimi colpi che gli sono rimasti in canna, fingendo di avere 20 anni, come se niente fosse. Non che Enrique abbia mai avuto l'eleganza e la ricercatezza di suo padre, erano altri tempi, ma da qualche anno a questa parte pare aver seriamente messo da parte tutta quel filone di canzoni romantiche, per buttarsi un po' più sul genere una botta e via. Testi un po' alla Biagio Antonacci, in cui ci si finge giovani uomini di mondo, in una realtà contemporanea in cui i dolori reumatici non esistono, in cui, nella melodia, si da molto più rilievo alla vena latina richiamata dalle sue stesse origini, buoni giusto per una stagione. Poi: avanti un altro (pezzo identico al precedente con la stessa peculiare stagionalità).
Noche Y De Dia. Una semantica lessicale ed una metrica da far invidia all'accademia della crusca: c’è caldo in città, c’è il calore nella baia, venite a festeggiare, di notte e di giorno, fusione internazionale, ballare porta gioia, venite che la festa continua. Da rilevare soprattutto il sottile uso di metafore, quell'elegante detto\non detto che allude senza offendere... ma che poi, per la cronaca, è inutile anche in questo caso far finta che non esista. Perchè questa roba crea dipendenza: di disprezza alla fine dei giochi, compra. Perchè anche se l'ultima hit è uguale alla precedente (El perdon) ed anche la precedente era uguale a quella prima (Bailando)... in una progressiva escalation fino a bailamos degli anni d'oro, la verità è che questa roba io me la ascolto per davvero. A ripetizione. Fino allo sfinimento. Ma la verità è che questa "roba", così come maleducatamente la chiamo io, non può reggere, neanche lontanamente il confronto con altri testi ed altre musiche che negli anni possono allo stesso modo aver trattato il tema delle notti bastarde. Mi auguro che mi si possa perdonare la nek-citazione, per indrodurre, in chiusura, uno dei capolavori assoluti della musica italiana anni '90.
Da un estremo all'altro. Dalla critica ad una generazione che non sa neanche cosa voglia dire tirare indietro il nastro della musicassetta con la matita agli One Direction. Però permettetemi di spiegare.
Ed è proprio ascoltando Night Changes e stando ad ascoltare le parole che realizzo come, pur nella mia ignoranza della lingua inglese, questo sia un esercizio a me non eccessivamente arduo. Parliamone: non stiamo parlando di Joyce. Eppure, nella mia scarsa dimestichezza con la lingue inglese, c'è una cosa che non mi sono mai fatta mancare: il tentativo di porre rimedio attraverso una fittissima attività di listening. Il mio inglese ha infatti una grande peculiarità: lo capisco, lo penso... non lo parlo. Perchè son strana. E perchè non mi capita così spesso di poterlo parlare. Però, sin dai tempi della scuola, quando ho capito che nell'istruzione pubblica c'era seriamente qualcosa che non andava, ho tentato di porre rimedi con la musica. Si può dire che i miei primi veri insegnanti di inglese siano stati i Blue che, per la cronaca, cantano in un british english encomiabile. Ancor prima dei Blue, però, c'è stato un altro pezzo che ho imparato a memoria dal quale è partita l'ispirazione che, in fondo, questo metodo poteva funzionare. La canzone è Stand by me, cantata da Ben E King, le cui strofe introduttive recitano esattamente: When the night has come, and the land is dark, and the moon is the only light we'll see... perfettamente a tema...
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