Il libro delle verità nascoste - Amy Gail Hansen
Questo libro ha avuto un primissimo grande difetto: essere capitato tra le mie mani un secondo dopo aver concluso la lettura di un ragazzo. E lo so che ogni cosa di cui sto parlando su questo blog da 10 giorni a questa parte è legato saldamente a Nick Hornby... sono entrata in un tunnel da cui è difficile uscire. Soprattutto ci sarebbe da sottolineare una cosa: tutto quello che compare su questo blog da 10 giorni a questa parte (e continuerà sperabilmente a comparire) nella mia vita è successa nell'arco di 3 giorni. Più o meno. 10 giorni in cui ho visto \ letto \ sentito tutto ciò di cui sto raccontando... ed ovviamente è successo anche molto altro di cui non sto raccontando. Tre giorni intensi in cui, per forza di cose, tutte le idee e tutti i pensieri non possono che andare ad accavallarsi, nella mia mente e nel mio modo di condividerli con il mondo.
Terminata molto più in fretta di quanto avrei potuto immaginare un ragazzo, sono entrata nella prima libreria che ho incontrato sul mio percorso. Sono stata travolta da una valanga di materiale organico di dubbio gusto composto da Grey's, After e tutti i Tiffanyes a soli 9,90 €. Un'offerta eccezionale. Ho deciso di desistere. La libreria che ho incontrato sul mio percorso non era un granchè, c'era bisogno di accontentarsi e, nel mio piccolo, dopo una rapida cernita di quello che poteva offrirmi il mercato, mi sono lanciata su questo libro delle verità nascoste, nella speranza di aver scovato il diamante in mezzo al mare di ... compost, nella più probabile consapevolezza che non sarebbe stato il prossimo premio nobel per la letteratura ma con l'ardente desiderio di lanciarmi in una lettura gradevole, anche se leggera.
Sedici euro per un solo mero desiderio di lanciarmi in una lettura gradevole, anche se leggera. Il mio spirito genovese si sta ribellando solo ripensandoci un po' su.
Dicevo: il primissimo grande difetto di questo libro è il confronto con Nick Hornby. Il fatto è questo: un ragazzo se non fosse figlio della mia adorata penna, molto probabilmente, non lo avrei mai letto nella vita. Sono sincera: la trama non mi ha mai particolarmente affascinato e, anche a seguito della lettura, credo di poter dire con sufficiente certezza che non avrebbe fatto per me. Per il libro delle verità nascoste il discorso è diverso: ha una trama di quelle che intendo io: un inizio, una fine, una vicenda raccontata al suo interno... ed un mistero da risolvere!
Posta la riserva sulla vicenda narrata che, all'uso, non sarebbe neanche stata malacccio, il vero problema è sullo stile di scrittura. E non c'è mala traduzione che tenga. Qua è proprio colpa della scrittrice.
Amy Gail Hansen, ti perdono giusto se mi dimostri che hai 16 anni e il libro delle verità perdute lo hai scritto in estate quale compito a casa. Altrimenti non si spiegano un sacco di erroracci madornali.
Il romanzo inizia direttamente dalla protagonista e l'avvenimento che da il via a tutta la vicenda. L'evento X (che poi sarebbe l'arrivo di un postino che le recapita una valigia non di sua proprietà sulla quale è impresso il suo nome ed indirizzo) ci fa capire fin da subito che dietro a quella valigia c'è molto altro. Capiamo che Ruby, la protagonista, dietro di sè ha qualcosa che la turba, uno di quei fantasmi del passato che influenzano il presente, che tornano a galla quando meno te lo aspetti e sul quale normalmente è necessario lavorare un po' perchè si rivelino in tutta la loro magnificenza. Si parte quindi fin da subito con dei flashback dai quali poter intuire qual è il problema di fondo finchè... bam! Prima ancora di giungere a pagina 30 ecco lì, ben ben spiattellato il motivo per cui Ruby è un personaggio complicato. Uno spiegone perfetto: 10 righe che rivelano al mondo tutta l'inutilità di Ruby, la sua capacità di scoppiare a piangere quando meno te lo aspetteresti e la fretta che l'autrice aveva di concludere qua tutta 'sta vicenda. La speranza è una: che sotto ci sia altro e... tranquilli, sotto c'è altro. Peccato che, nuovamente, Bam! Questa nuova verità viene spiattellata davanti ai nostri occhi senza colpo ferire. Conosciamo un nuovo personaggio, che, più che essere introdotto lentamente ne viene fornita immediatamente la biografia e segni di riconoscimento... ma ormai ci siamo abituati e proviamo a non farci più caso.
Giunti a metà lattura, finite tutte le presentazioni, capiamo esattamente a cosa l'autrice voleva arrivare e lo accettiamo. Parte quindi, a questo punto, il vero attimo del mistero, ci struggiamo alla grande per la scomparsa di Beth ed arriviamo a scoprirne le sorti, andando qua e là a sospettare anche degli insospettabili. Questo lo posso accettare.
Quello che non posso accettare sono gli atteggiamenti alla Moccia, quelli che lui è un po' solito voler dare ai propri personaggi, dei cretinetti senza cervello, dei dialoghi improponibili e tutta una vicenda di torbide relazioni con l'assistente universitario più figo dell'universo che in più di un'occasione ti porterebbero a voler tirare due schiaffoni (benevoli!) a Ruby per obbligarla a svegliarsi.
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