E' così difficile essere te #il dramma del fumatore medio

Dopo il grande successo di dev'essere difficile essere me, ecco, dev'essere difficile essere te. Che poi mi da anche più soddisfazione. Perchè è guardando i difetti degli altri che si rivaluta la propria persona.
Oggi, per esempio, voglio affrontare il dramma del fumatore medio. 
Il fumatore medio, che passa la giornata in un luogo di lavoro all'interno del quale non si può fumare, non vede l'ora che arrivi l'ora di pranzo, per poter finalmente varcare la soglia del portone ed accendersi una sigaretta in piena libertà. Il dramma ha inizio nel momento in cui, varcata la soglia del portone, viene aperto il pacchetto e si realizza che all'interno ci sono ancora soltanto due sigarette. Un dramma! E come si risolve tutto il rituale di sigaretta-caffè, caffè-sigaretta comodamente seduto al tavolo di un bar? La tensione del dramma vissuto porta ad accendere subito la prima ma... tempo di arrivare davantia al primo tabacchino disponibile all'acquisto, la sigaretta è ancora a metà: mica si può buttare via ancora mezza sigaretta infumata... quando questa è la penultima! La penultima! Capite?
La strada prosegue sino al bar preferito: quello con i tavolini all'aperto dove è possibile sfumacchiare in libertà mentre si sorseggia il proprio beneamato caffettino non zuccherato. Perchè non zuccherato è da veri duri. Non zuccherato è per le persone che amano sentire il vero gusto del caffè. Che poi mi sfugge perchè dovrei voler sentire il vero gusto del caffè... quando so già che il gusto del caffè amaro non mi piace.
Giunti al bar il dramma è sempre lo stesso: nell vicinanze non c'è alcun tabacchino: come prendere il caffè con il pacchetto ancora così miseramente vuoto? L'idea di prendere il caffè, fumarsi la residua e, sulla via del ritorno, passare dal tabacchino pare scandalizzare il fumatore medio! Fumarne solo due in un'ora? Fumarne solo una dopo il caffè? Ma il caffè del dopo pasto non può richiedere una sola sigaretta!
Quindi, il fumatore medio, trascorre buona parte della propria pausa pranzo, quella miserevole oretta che viene generosamente concessa dal sistema per potersi godere la luce del sole, alla disperata ricerca di un tabacchino, anche uno piccolo, anche uno in un vicolo buio e malfrequentato, per trovare trovare ancora un po' del suo nettare vitale. Solo dopo essere entrato in possesso del prezioso pacchettino, pagato a caro prezzo, è possibile darsi pace e tornare al bar preferito: sempre quello con i tavolini all'aperto... per sfumazzare in libertà. Pace al fatto che faccia freddo, pace al fatto che tiri vento, pace al fatto che tutto questo possa comportare una congestione di terzo livello.
Il fumatore medio vive quegli infiniti attimi come un presagio di sventura. Fin da quando varca la soglia del portone, prende il pacchetto di sigarette in mano e realizza che è troppo leggero per poter soddisfare pienamente le proprie esigenze, già gli cade il mondo addosso. Il pacchetto non è ancora finito, ci sono ancora sigarette a soddisfare il proprio dramma, eppure, eppure (lo ripeto per dare più enfasi al discorso) patisce le pene dell'inferno all'idea di rimanere senza.
Tu, fumatore medio, uomo, membro del genere umano: ti capita mai di realizzare a che punto hai fatto arrivare la tua dipendenza e che, ormai, tra te e l'eroinomane che hai incontrato nel vicolo buio menre cercavi un tabacchino aperto all'ora di pranzo, non c'è alcuna differenza? Girate per il mondo mossi solo dalla necessità di soddisfare il vostro impulso irrazionale. L'unica cosa che, a vostro dire, potrebbe essere in grado di farvi stare bene ed in pace con i sensi... ma è un bisogno che vi siete creati ed alimentati da soli e che ora vi è sfuggito di mano. 
Essere voi non dev'essere affatto facile. Essere dominati dagli istinti, essere comandati da un'esigenza irrazionale manifestata dal vostro cervello che voi stessi avete mandato in tilt. Auto-indotti in una crisi di panico costantemente alla ricerca della felicità.

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