Corte Appello di Genova - Esame d'avvocato
Giornata 3: atto
... e tu vivrai nel terrore!
... e tu vivrai nel terrore!
Quando si arriva al terzo giorno, il clima è completamente mutato. Il tuo vicino di banco non è più uno sconosciuto incontrato lì per caso. Si è già affrontato il giro di boa e si ha meno l'inconsapevolezza dell'ignoto. Il tuo corpo è giunto ad un livello di stanchezza tale da non essere neanche lontamente comprensibile da chi non c'è mai passato. Questo livello di stanchezza alla prima ora lima lo stato d'ansia, dopo la quinta ti manda in pappa il cervello.
Il cervello: l'unico elemento che distingue realmente un candidato dall'altro, l'elemento essenziale, l'elemento più delicato. Quando si arriva all'esame, si guardano in faccia gli altri concorrenti e si realizza che siamo tutti sulla stessa barca, improvvisamente sale una consapevolezza: alla fine della gara solo 1\3 dei presenti vedranno la bandiera a scacchi. La maggiorparte di loro, anzi, di noi!!, avrà molto prima del traguardo dei danni strutturali, qualcuno andrà a sbattere contro un muro, qualcun'altro bucherà una gomma, qualcun altro fonderà il motore. La domanda è: cosa mi distingue dalla maggiorparte della massa perchè io debba farcela e loro no? Inutile credersi i migliori: quando si è lì è innegabile che (a parte sporadici casi) tutti siano preparati, tutti abbiano studiato, tutti abbiano fatto il tuo stesso percorso... ed il confronto con chi l'ha fatto meglio di te è inesorabile ed immediato: perchè c'è sempre qualcuno che la sa più lunga di te, abbassiamo le difese ed accettiamo la realtà. Tutti sono seduti allo stesso bianchissimo banco, tutti hanno davanti gli stessi codici. Qualcuno avrà deciso di puntare su "poco ma buono" ed avrà con se solo lo stretto necessario, qualcun'altro avrà deciso di aver bisogno di qualche sostegno morale in più e avrà sul banco il lecito e l'illecito: tutto quello che si può consultare ed oltre. Ciò che distingue un candidato dall'altro è il cervello: non per la quantità di nozioni stipate al proprio interno, quanto per la capacità di tener duro ed andare avanti verso l'infinito ed oltre con un grado di lucidità tale da portare a termine il proprio lavoro e non tormentarsi l'anima dietro i dettagli più insignificanti. Tipo: ma l'ho chiusa la busta? Ma ho inserito all'interno tutto quello che dovevo inserire ma non quello che non andava inserito?
Se questi sono gli interrogativi sulle questioni pratiche, non vi dico quali potrebbero essere i drammi in ambito giuridico.
La terza prova, l'atto, ha in se un elemento particolarmente favorevole: la possibilità di poter scegliere la materia che più aggrada. Nel mondo in cui pare che non ci si possa specializzare per nulla al mondo e che tutti debbano (far finta di) sapere tutto di tutto, finalmente una prova in cui si può dare il meglio in ciò che aggrada maggiormente. Elemento sfavorevole è dato dal fatto che questa prova arriva dopo due giorni che non sono stati affatto una passeggiata, notti che, volendo, sono state anche peggio e che, nel turbine della stanchezza, si tratta della prova più "tecnica" delle tre. Se, parlando di pareri, l'unica cosa che conta è dire cose sensate e dirle bene (detta così sembra facile), con l'atto bisogna dire cose sensate, dirle bene, essere credibili nel dire cose che non si pensano affatto e... bomba delle bombe ... incastrare tutto questo nelle formalità procedurali.
Le possibilità sono tre:
1) L'atto di civile. Nella maggiorparte dei casi tutti i praticanti hanno bazzicato un po' di diritto civile. Statisticamente è l'atto più gettonato proprio per questo motivo. Trovare studi che si occupino esclusivamente di diritto penale è raro, pochi sono quelli che non hanno mai visto in faccia un atto di citazione o una comparsa di risposta (difficilmente all'esame è uscito altro) lo è ancora di più. L'unica pecca è che con le formalità del civile non ci si improvvisa. Si possono studiare e memorizzare formule, formuline o formulette ma tirare giù un atto completo (e possibilmente non nullo!!) senza averlo mai fatto prima è tosto. Soprattutto perchè molti sono i pezzi che è facile perdere per strada anche quando atti li si è fatti spesso.
2) L'atto di penale. A detta di molti, non mia esperienza personale, l'atto di penale è l'asso nella manica di chi ha paura di perdersi pezzi per strada. La procedura penale ha formalità molto meno rigide ed è più discorsivo. Ciò che conta è essere convincenti in quello che si dice... ed il codice di procedura penale aiuta molto di più con la struttura. C'è chi dice che il codice del 1989 sia stato scritto con i piedi, c'è chi dice che chi lo ha scritto non sapesse affatto come si scrive un codice e, nel dubbio, abbia fatto un discorso. Non c'è dubbio però che, rispetto all'impostazione del codice di procedura civile, questo sia meno enigmatico e più discorsivo. Se anche non si è mai visto un atto di appello, si prende il codice, si cercano gli articoli giusti e si trova esattamente quello che deve essere scritto nel modo in cui deve essere scritto. A mio avviso, questo, però, prevede una conoscenza un po' più dinamica di quella che ho io con il codice penale: o, in vista dell'esame, si perde veramente un po' di tempo a studiare la procedura, a studiare il codice e ci si esercita a riguardo per avere un po' di confidenza, o scegliere di fare l'atto di penale dopo aver svolto pratica di diritto civile rischia di creare troppa insicurezza, come se il quel momento non si avessero già abbastanza problemi da affrontare.
3) L'atto di amministrativo. Questa è la scelta di chi vuole fare lo sborone. Perchè si sa che sono in pochi quelli che hanno svolto pratica anche di diritto amministrativo, ancor meno quelli che in vista dell'esame hanno deciso di studiare anche questa materia oltre alle altre due obbligatorie, ed ancor meno sono quelli che, una volta giunti davanti alla traccia d'esame intenzionati a dargli una possibilità, poi lo hanno fatto veramente. La speranza è che, essendo pochi ma buona, venga riconosciuto il merito e si voglia premiare il candidato avventuroso. La verità è che o si fa un atto con i controcazzi o è solo un autogol. Pensateci bene.
Qualunque sia la vostra scelta, ecco il consiglio della vecchia zia che c'è già passata: appena letta la traccia, meglio pensare alle strette formalità. Di che atto si tratta? Ne sono sicuro\a? Dove è disciplinato? Letta veloce alle norme di riferimento... perchè non si sa mai... poi, immediatamente, schema dell'atto: dall'intestazione alla procura, lasciando puntini di sospensione per il ripieno dell'atto. Se capita meglio buttare giù qualche idea anche per la parte in fatto, per focalizzare meglio quali sono i dati in nostro possesso e cosa è possibile farne di questi. Se ci si è abituati bene, tutta quest'operazione non richiederà più di un'oretta: ne rimarranno sei per perdere la testa sulla parte in diritto, per impazzire completamente quando tutta la giurisprudenza vi darà torto marcio e per capire cosa è il caso di infilare nell'atto e cosa è meglio tralasciare. A due ore dalla fine, quando auspicabilmente tutto il ragionamento in diritto sarà concluso (e sarà già stato buttato giù nel foglio di brutta) al vostro cervello avrà già smesso di fluire sangue da un pezzo: anche elaborare una procura non sembrerà fattibile e ringrazierete il cielo per l'aiuto che vi siete dati una vita fa (l'orologio sosterrà che erano solo 5 ore prima, non credetegli: chiaramente mente!!).
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Un ultimo consiglio che mi viene da dare ma che, veramente, avrebbe già dovuto insegnarvi quell'anno e mezzo di pratica svolta. Mi viene da darlo dopo aver sentito le castronerie offerte dalla mia vicina di banco: occhio a quello che inserite nell'atto. Non tutte le informazioni sono buone e valide, alcune sarà meglio non inserirle, altre elaborarle a proprio favore. Non si tratta più di elaborare un parere pro-veritate: l'atto deve essere elaborato in chiave difensiva. Sono d'accordo sul fatto che non si tratti di un atto vero, ma un atto da esame, ma per illustrare un certo istituto (cosa che magari potrà richiedervi la traccia) o per far vedere che si è bravi a cercare e ricercare leggi, leggine o normette da quattro soldi, vedete di non darvi la mazza sui piedi!
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