Giù le mani da Don Matteo
Don Matteo è la mia coperta di Linus. Qualcosa che mi da sicurezza, che rappresenta l'estate, il riposo, la vacanza. Per questo è rassicurante: se c'è lui, i miei nervi possono smettere di essere tesi e godersi un po' di meritato riposo.
Non sono una di quelle grandi fan di Don Matteo. Ero una grande fan di Terence Hill quando ero piccolina e mi spellicavo dalle risate nel vederli prendersi a cazzotti senza farsi male e mangiare grandi piazzi di fagioli senza subire conseguenze. Quando poi ha incominciato ad indossare l'abito nero ne ho riso, un po' come tutti. Ho sorriso la prima volta che ho sentito la sua vera voce e sono rimasta scioccata quando ho scoperto che Terence Hill non era il suo vero nome. Un po' come tutti immagino.
Non aspetto con ansia che inizi ogni nuova stagione nè, alla fine, me la seguo in prima serata sul divano con i pop corn in mano. Niente di tutto questo. Non ho idea di quale sia la trama al di sotto di tutte le vicende, ne perchè di tanto in tanto i personaggi cambino, non siano più loro, si rimescolino per poi essere sempre uguali a se stessi.
Poi però arriva l'estate e, confortevole come non mai, "anima" i pomeriggi di Rai 1 come solo la sig.ra Fletcher sapeva fare. Ora la Fletcher "anima" quelli di Rete 4, nulla è perduto, però c'è qualcosa della cara Jessica che mi sta pesantemente sullo stomaco. Probabilmente l'imposizione forzata che per anni mi è stata fatta di assistere a tutte le sue vicende, sarà la mancanza di voglia, ormai, di rivedere per la millesima volta gli stessi episodi, come se già di per se il nome dell'assassino non fosse già chiaro fin dall'inizio.
Don Matteo non è altrettando insopportabile: non ha una voce stridula e nel corso dell'episodio è possibile farsi una di quelle penniche senza pari, cullati dalla dolce melodia della sua voce.
Tra gli altri punti a favore della serie: l'ambientazione a Gubbio. Io sono certa di essere nata per vivere in Umbria, senza se e senza ma. La sola visione dei luogi, degli ambienti, dei paesaggi mi rilassa e mi tranquillizza. C'è stato un punto della mia vita, in passato, che ho seriamente pensato di fare i bagagli per andare giù e starci per un po'. Gubbio è il tipico centro Umbro da cartolina, certamente gli manca il mare, elemento che per una genovese dovrebbe essere d'obbligo, ma niente di irrisolvibile con un pochino di treno verso una delle due riviere.
E' divertente come l'unico reato che viene commesso in giro per la città siano solo omicidi sui quali indagare, niente furti, niente scippi, figuriamoci qualche rapimento. Irresistibile anche la facilità con cui Don Matteo, scorazzando in bici in giro per i colli trova un quattroruote sotto una vigna ed intuisce che l'assassino di turno sia un concessionario. Così come non si riesce a fare a meno della comicità innata di Nino Frassica, capace di far ridere anche da muto, figuriamoci quando certa di tenere in piedi il delicato equilibrio tra la fede, l'amicizia con Don Matteo e l'eterna fedeltà giurata all'arma.
Ecco, per questi ed altri motivi, non toccatemi Don Matteo. O mi arrabbio.
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