La stanza del figlio.

La storia è, semplicemente, quella di una normalissima famiglia tranquilla e modesta, invisibile nella società, che improvvisamente si ritrova al centro dell'attenzione a causa di un tragico evento luttuoso quale la morte del figlio maschio. Le emozioni dei protagonisti sono vissute e spiegate al pubblico grazie al susseguirsi dei pazienti che affollano frenetici lo studio medico del capofamiglia. Proprio ad uno di loro è imputata la morte del ragazzo e proprio nei confronti di quel paziente contrastanti si paleseranno gli atteggiamenti. Insomma: per un po' di tempo qua tutti sembrano essere sul punto di tagliarsi le vene, fin quando nella storia non entra anche una ragazzina carina: ha conosciuto Andrea in campeggio qualche tempo prima, ora gli scrive una lettera ignara del fatto che sia morto. Tutti si rallegrano per questa ventata di novità ma, come in tutti i film intellettuali che si rispettino, le tenebre tornano presto ad incombere su di noi. La vitalità della ragazza si scontra la "morte" che li circonda. Tutti sono ancora più depressi e... volete sapere come va a finire? Chiedetelo a Nanni Moretti perchè io non sono abbastanza in per averlo capito. I nostri eroi si getteranno a mare tutti insieme appassionatamente o assimileranno la logica de the show must go on? Non ci è dato sapere.
Simpatiche le comparse di Stefano Accorsi, paziente dalle patologie imbarazzanti, e Parmesan (cioè Roberto Nobile).
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