Resto qui - Marco Balzano

"Resto qui" è una di quelle letture necessarie, di quelle che dovrebbero essere introdotte obbligatoriamente nei programmi scolastici ma che, per la sua brevità, può tranquillamente essere recuperato da chiunque. Resto qui deve essere letto tutto d'un fiato, è necessario assorbirne lo spirito e farlo proprio, immedesimarsi nella vicenda e cercare di impararne la lezione.
Quella narrata è una tipica storia italiana, una delle tante si potrebbe dire. In realtà non proprio. E' una vicenda ambientata negli anni della guerra ma profondamente radicata territorialmente al confine, in uno di quei territori che sono stati fatti diventare italiani tirando linee e segnando i margini con il righello. 
Attraverso gli occhi di Trina, la sua protagonista, è possibile vivere il periodo della guerra con gli occhi di una persona che italiana non è nata, non è cresciuta, ma la è stata fatta diventare. Obbligandola a studiare la lingua italiana per sperare di poter lavorare un giorno e costretta a subire il buono e cattivo tempo del periodo fascista. 
E' una storia di profondo attaccamento al territorio che negli anni hanno portato la protagonista a sacrificarsi pur di vivere a casa propria, a lottare, a combattere delle battaglie a tutela delle proprie origini, tradizione e delle proprie terre che, nonostante tutto, nonostante siano riuscite a superare indenni guerra, fame, morte, malattie e distruzione, proprio un secondi prima di poter tirare un sospiro di sollievo, sono state definitivamente annientate. Sullo sfondo della vicenda umana di Trina troviamo infatti la storia vera di una frazione del comune di Curon, in uno dei punti più a nord della  provincia di Bolzano che, nel 1950 a seguito della costruzione della diga, è stato raso al suolo dopo aver allontanato tutti i residenti, per far spazio ad un lago artificiale. Unico elemento fatto salvo dalla demolizione massiva è stato il campanile della chiesa che ancora oggi fa capolino dalle acque.

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