Mangia Prega Ama - Elizabeth Gilbert

Mangia Prega Ama in un certo senso è stato per me un libro molto importante... anche se non nel mondo in cui lo si potrebbe immaginare. 
Per meglio capire la situazione ritengo opportuno approfondire brevemente la trama, per quei due in giro per il mondo che ancora non la conoscessero. 
Il romanzo è narrato in prima persona dall'autrice, Elizabeth Gilbert, che racconta il proprio sconvolgimento mistico di mezza età. Sposata con un uomo meraviglioso, una carriera già ben maturata alle spalle, un appartamento delizioso nel centro di New York e tutto quello che normalmente penseremmo essere i nostri obiettivi della vita, la protagonista un bel giorno realizza di essere incastrata in una vita che non le appartiene. Una vita che frena le proprie ambizioni. Una vita voluta da altri più che da lei stessa. Dopo una notte di sofferte lacrime amare piante sul pavimento del bagno decide prendere la situazione in mano e chiedere il divorzio all'uomo che, fino ad un secondo prima, era l'uomo della sua vita. L'uomo più dolce, sensibile, amorevole, l'unico con il quale pensare di voler trascorrere il resto della propria vita... se non fosse che ormai l'amore è andato. L'inaspettata richiesta muta totalmente i loro rapporti, il marito diventa il peggior nemico che avrebbe mai potuto aspettarsi e dopo un'infinita ed estenuante trattativa per uscire da questo matrimonio Elizabeth si ritrova emotivamente più devastata di prima. Capisce che deve veramente mollare tutto, deve fisicamente mollare tutto, ed intraprende il proprio personale viaggio alla riscoperta di se stessa in giro per il mondo. Italia, India e Indonesia per ritrovare il gusto, la fede e la propria pace interiore in un percorso di crescita personale.
Si tratta di un romanzo che molto spesso è inteso alla stregua di un manuale di auto aiuto per persone alla soglia dei cinquant'anni in preda alla fisiologica crisi esistenziale di mezza età. E' la storia di una donna che, da quel baratro in cui si era trovata quella notte accucciata in bagno a piangere per la propria esistenza, è riuscita a rialzarsi, a darsi nuove opportunità, rimettere in piedi la propria vita senza accontentarsi di un'esistenza mediocre e spesso infelice per il resto dei propri giorni. 
Personalmente è stato il primo buon proposito per il 2019 che sono riuscita a mantenere: interromperne la lettura a 3\4 senza sentirmi particolarmente in colpa!
La mia carriera da lettrice si caratterizza per una precisa peculiarità: tutti i libri che inizio li devo necessariamente portare a termine. Che mi piacciano o che non mi piacciano. Che siano eccessivamente frivoli, che non rispecchiano le mie aspettative, che siano troppo pesanti o che, semplicemente, non rientrino nei miei gusti. Perché io decida di abbandonare una lettura a metà ci deve essere davvero qualcosa di "grave" alle spalle e io, per una regola che chissà perché mi devo essere autoimposta in partenza, non abbandono mai un romanzo al suo destino. 
Come tutti i lettori medio-forti (tra i quali non ritengo assolutamente di rientrare... anche se cerco strenuamente di tenere il passo) ho anche una pila di libri che aspettano solo di essere letti. Una pila di libri che non aspetta neanche più sul comodino perché non ci starebbe. Una pila di libri che mi fa costantemente sentire inadeguata. Come se una vita sola fosse troppo breve per darle fondo. Una pila che dall'alto mi guarda e mi giudica. Una pila all'interno della quale da qualche tempo si trovava anche Mangia Prega Ama.
Il buon proposito natalizio per l'anno nuovo è del seguente tenore: interrompi i libri che non ti piacciono. A quale scopo andare in fondo a qualcosa che non ti soddisfa, che non ti intrattiene, che ti annoia invece che divertirti, che non ti fa venir voglia di prendere in mano il libro e appoggiare il telefono? A quale scopo perder tempo con letture che non ti appassionano quando una vita sola non potrebbe bastarti a leggere tutto quello che hai voglia di leggere? 
L'operazione non è stata facile quanto si può immaginare. Già alla prima sezione del romanzo, quella alla riscoperta di Roma, avevo già bello che capito che io e la protagonista non saremmo andate affatto d'accordo. Non sono riuscita a empatizzare con la sua sofferenza ostentata dal suo attico a New York, non capivo le sue scelte e non condividevo le sue sensazioni. Diciamo che a pelle non ci stavamo molto simpatiche. Per puro spirito patriottico, tuttavia, il primo terzo di romanzo, tutto sommato, è andato liscio come l'olio. Le parti in cui parlava di lei stessa mi annoiavano un po', ma un secondo dopo mi deliziava con il racconto sulla bontà del pane appena sfornato mangiato quando è ancora caldo e mi scioglievo in un brodo di giuggiole. Una volta arrivata in India tutto mi è stato un po' più chiaro. Portare a termine questa lettura sarebbe stato decisamente difficile ma non ero intenzionata ad arrendermi all'evidenza. Devo confessare di essere arrivata fino all'Indonesia poi ho preso il coraggio a quattro mani, ho chiuso il romanzo e ne ho aperto un altro. 
Non ero ancora ben convinta di quello che avrei fatto. Non ero certa di essere abbastanza forte resistere all'idea di non sapere come sarebbe andata a finire anche se ero certa che non mi sarebbe affatto interessato e/o non mi sarebbe comunque piaciuto. Ho lasciato il volume per qualche tempo a fissarmi dal comodino. Tutte le sere mi guardava e mi chiedeva che cosa avessi intenzione di farne di lui. Era subdolo ed insistente, di invogliava a riprenderlo in mano... ma con il coraggio di un leone, con l'intenzione di non fallire fin da subito con i miei buoni propositi, dopo più di un mese ho deciso di interrompere questo circolo vizioso. Ho tolto quel libro dal comodino, l'ho rimesso al suo posto in libreria con tanti ringraziamenti a chi, in questi anni, mi aveva consigliato ripetutamente la sua lettura, e sono andata avanti con la mia vita. 
Only the brave.

Commenti