Niente - Janne Teller

Io mi domando che razza di problema possa aver avuto Janne Teller nella vita. Perchè deve necessariamente esserci sotto qualcosa altrimenti ad una persona “normale” una storia di questo genere non passerebbe neanche per l’anticamera del cervello. Credo.
La scusa alla base è quella di andare ad indagare il senso della vita, lo strumento utilizzato una vicenda paradossale che trova lo spunto dalla decisione di Pierre Anthon, adolescente medio della provincia danese, di arrampicarsi su un albero di susine e restare lì a guardare il mondo dall’alto, aspettare che la vita passi certo che nulla di tutto quello che l’essere umano si accanisce a voler realizzare nel corso della sua esistenza abbia un senso, tutto è talmente rapido ed effimero da non meritare che ci si affanni per ottenerlo.
Il paradosso si realizza definitivamente nel momento in cui i suoi compagni di classe, nel tentativo di convincerlo a farlo scendere dall’albero, decidono di accumulare tutte le cose che per loro hanno un valore, un senso: l’obiettivo è quello di mostrare, una volta completata, la pila e Pierre Anthon e convincerlo così che abbia senso vivere la vita! La missione si trasforma in breve tempo in un gioco al massacro, un escalation di cattiverie e recriminazioni che i ragazzi iniziano ad infliggersi a vicenda. Il cumulo trova la propria base con una bicicletta nuova e fiammante e terminerà puzzolente, maleodorante e sanguinolenta.
I ragazzi, originariamente partiti con le migliori intenzioni si trasformeranno nelle vittime e nei carnefici del loro stesso destino, mentre Pierre Anthon, dall’alto del suo susino continua a ridere di loro.
Per chi se lo stesse chiedendo: alla fine Pierre Anthon scenderà da quell’albero ma no, nessuno sarà riuscito a convincerlo che la vita su questa terra abbia un senso. Anzi, più gli altri sacrificavano pezzetti della propria anima per tentare di avere ragione, più, implicitamente, incominciavano a propendere proprio per la posizione opposta ma, a distinguerli nettamente da Pierre Anthon, una rabbia e un'insoddisfazione latente figli della peggiore delle sensazioni di non riuscire l’obiettivo sperato nonostante i sacrifici fatti fino a quel momento. Una rabbia repressa che sfocerà della peggiore delle occasioni di violenza dalla quale io mi sto seriamente scervellando per trovare la morale della storia.
La nostra esistenza sulla terra non ha alcun senso in più di quella che possa avere qualunque altro essere vivente, pretendiamo di essere razionali ma alla fine ci facciamo dominare dagli istinti? Tecnicamente più i ragazzi hanno cercato di razionalizzare il senso della vita più si sono spinti al limite. Cosa porta maggiormente al declino: la mancanza di senso o l’estrema ricerca dello stesso?
Non sarà che è solo questo libro a non avere senso?

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