Zone rigide - Alessandro Cattelan

Ho una nascosta insana passione per Alessandro Cattelan da, più o meno, tutta la vita. Non ci posso fare niente. Se penso ad Alessandro Cattelan la prima cosa che mi viene in mente sono le estati della mia infanzia. Estate in campagna, la casa dei nonni, la soffitta risistemata come cameretta e un mivar diabolico come televisore. Diabolico nel senso di stazza, di peso ma anche di qualità. Erano certamente tempi di tubo catodico ma quel Mivar era diabolicamente molto più grande e pesante di quanto ci si possa aspettare. La cosa ancor più diabolica è che ha vissuto per quasi 30 anni, fregandosene delle parabole, dei vieoregistratori, dei lettori DVD ed anche dei digitali terrestri: si è sempre adattato a tutto, rimanendo sempre se stesso. Ecco: Alessandro Cattelan mi ricorda un Mivar anni '90. Per meglio dire: il Mivan anni 90 è il mezzo con cui l'ho conosciuto, su rete A, simpatico canale che dava molto spazio alla musica, un po' su modello MTV dell'epoca, che io avevo modo di vedere solo in campagna. Per questo ne andavo pazza. 
Mi ricordo di Cattelan nel momento in cui è passato ad MTV e l'orgoglio di aver riconosciuto le sue origini. Mi ricordo persino quella parentesi buia dei 0131, che tra l'altro è il prefisso di Tortona e si rilegga qua quel'orgoglio delle origini di cui sopra. 
Detto questo mi pare ininfluente cercare di parlare di Zone rigide che, per la cronaca, non è che sia proprio Dostoevskij, ma nel momento in cui ho avuto modo di recuperare un'altra delle parentesi buie del suo passato, mi ha elettrizzato da morire. Mi ha elettrizzato da morire anche il momento in cui Cattelan, dal nulla, mi ha pure riconosciuto il suo "mi piace". Dico "dal nulla" perchè non l'ho taggato nel post, probabilmente fa una di quelle cose tristi tipo cercarsi sui social per vedere cosa si dice di lui... ma la quindicenne che era il me il quel momento, quello in cui il mio telefono ha trillato dietro alla notifica della sua interazione, non ha capito più niente dall'emozione.
Che poi, parliamone, non sarà Dostoevskij ma, personalmente, io ho letto persino Fabio Volo e, se me lo si permette, questo è molto meglio. Una storia semplice, la vicenda di un ragazzo normale, una delusione d'amore, un paio di cavolate di gioventù, un punto di vista maschile piazzato in un panorama letterario che, normalmente, per questo genere di narrazioni, privilegiano quello femminile. E' ironico, divertente, certamente frivolo ma si fa leggere per qualche momento di svago.

Commenti