Piccole donne - Louisa May Alcott

In una (ex) grande famiglia americana martoriata dalla guerra di secessione, vivono quattro piccole donne. Meg, Jo, Beth e Amy hanno principalmente una cosa in comune: dei nomi orribili ridotti a vezzeggiativi neanche fossero protagoniste di un medico in famiglia. 
Dopo la partenza del padre per la guerra le quattro ragazze e mammina sono costrette a cavarsela da sole, in un mondo nel quale la decadenza della famiglia è davanti agli occhi di tutti, la perdita di decoro in società è la principale onta che si possa sopportare ed essere in età da marito senza un vero pretendente non è un rischio che ci si possa assumere a cuor leggero.
Insomma, erano altri tempi ed altre erano le usanze e, tra una vicenda e l'altra delle quattro protagoniste, l'autrice trova sempre il modo di infilarci qualche perla di moralità cristiana e bigotta spesso gratuita e, comunque, non richiesta. Posso assolutamente capire perchè era uso regalare e far leggere certa narrativa a tutte le buone ragazze di famiglia, perchè crescessero rispettabili e dai seri valori. Oggi non so più se sia una di quelle letture consigliate dalle zie zitelle, nel mio caso arrivarono altri romanzi dell'autrice ma non questo che sono finita a recuperarne la lettura alla vigilia dei trent'anni.  E' uno dei grandi classici della letteratura ed uno dei grandi romanzi di formazione, certamente merita di essere recuperato una volta nella vita.
Siamo sempre lì: probabilmente avvicinandocisi in pieda adolescenza avrei avuto un'altra impressione, magari mi sarei affezionata alle ragazze, o forse avrei trovato la lettura molto più noiosa. Con la maturità dei trenta posso certamente dire che non sia una lettura noisa, certamente non particolarmente avventurosa, anche se offre qualche colpo di scena. L'età mi ha reso particolarmente insopportabili i sermoni e mi porta a concentrare l'attenzione su altri dettagli. Per fare degli esempi. 
Il padre è partito per la guerra, pur essendo solo un cappellano o qualcosa del genere. In famiglia ne soffrono tutti, ma, soprattutto, rimangono tutti senza il becco di un quattrino. Pur di tirare avanti un po' più dignitosamente Meg e Jo interrompono gli studi e iniziano a lavorare, delle loro occupazioni ne parleranno spesso e la cosa rende molto onore alla categoria, in un mondo nel quale il lavoro fuori casa è prerogativa prettamente maschile. Di cosa facciano nella vita Beth e Amy, le più piccole, è chiaramente ancora un mistero, certamente non vanno a scuola e dopo la scena delle caramelle lo sappiamo tutti alla perfezione, per il resto... ok. 
Mentre Meg e Jo, che comunque sono poco più che adolescenti, lavorano la madre si occupa di volontariato... e posso anche capire che il volontariato di oggi non è il volontariato di fine ottocento ma, seriamente? 
Meg è quanto di più vacuo ed insopportabile si possa vedere sulla faccia della Terra e, lo so, che in realtà ciò che l'autrice avrebbe dovuto comunicarci è proprio esatto opposto. Meg è la sorella maggiore, quella già in età di debutto in società, quasi in età da marito. In questo caso è ancra più importante considerare la diversità dei tempi, Meg ha soli 17 anni, oggi diremmo che è poco più di una ragazza, certamente non una donna, ma all'epoca era diverso. E' normale che pensasse alla vita in società, al trucco, agli uomini e tutto quello che ne deriva. Il problema è che è vuota come un vaso da notte. Al suo fianco ha Jo, la sorella minore che ne ha da insegnare molte all'emancipazione femminile dei 150 anni che la hanno seguita, eppure il suo pensiero è rivolto costantemente all'impossibilità a partecipare a tutte serate eleganti che le spetterebbero se la famiglia navigasse in acque migliori. In quelle poche occasioni in cui le capita di partecipare si vergogna dei suoi abiti, dei suo poveri accessori, pone moltissima attenzione ai materiali con i quali i vestiti sono confezionati e lagna davanti ai guanti rovinati. Dulcis in fundo, qualcuno le fa uno scherzo, le lascia intendere che un certo signore possa essere interessato a chiederla per moglie e invece di reagire come sarebbe stato normale reagire con un ma chi è costui? finge di rifiutare la sola idea per poi accettare sommessamente. Perchè sì, alla fine non era uno scherzo, e ci lasciano intendere che l'uomo, che lei neanche conosce, sia molto più grande di lei ma, nel momento in cui si trova concretamente davanti alla domanda non sa dire di no. Ma solo perchè tutti in famiglia le hanno detto di rifiutare la proposta, altrimenti.

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