Boris

Sul fantomatico set di una fiction... del tutto italiana, troviamo Boris. Un pesce rosso. 
Dall'interno della sua boccia di cristallo, Boris, il pesce rosso, da il nome alla metafiction sperimentale più famosa d'italia... alla quale io non mi ero mai avvicinata per davvero. E questa cosa è uno scandalo. Assolutamente inconcepibile! Come ho potuto farlo? Non vado tanto ad esagerare sostenendo che Boris sia uno dei prodotti italiani meglio studiati, scritti, recitati, meglio riusciti degli ultimi 10 \ 15 anni. L'unica fiction dallo scopo dichiarato di prendere in giro la vera fiction italiana smascherando ciò che si nasconde dietro alla produzioni televisive, attingendo e prendendo spunto dalle stesse a mani basse.  
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Star incontrastata del set de "la voce del cuore", fiction scritta da tre autori, mai completamente sobri, lanciando i dadi e recitata da attori cani, chi più chi meno, è Renè Ferretti (Francesco Pannofino), il regista, il maestro, l'uomo di aggiustare ogni problema rimediandola un po' così... a cazzo di cane. Intorno a lui tecnici audio e video, esperti nell'arte di smarmellare le luci, schiavi (alias tirocinanti non pagati) vari ed ovviamente gli attori. 
Protagonista femminile della prima stagione è Carolina Crescentini, in arte Corinna ... cagna, anche in fotografia... secondo l'autorevole opinione di Renè Ferretti. Corinna è lo stereotipo dell'attricetta bionda, svampita, assolutamente non in grado di recitare che mai ha studiato e mai intenderà farlo ma raccomandata. Raccomandata di brutto.
Protagonista maschile indiscusso Stanis La Rochelle, in arte Pietro Sermonti, fantasmagorico nel suo ruolo. Stanis interpreta il grande divo, imprestato alla fiction, ma all'interno del quale vibra e vive la grande arte, dall'ossessione spiccata per tutto ciò che puzzi di italianità quasi quale sintomo di volgarità. Parliamoci chiaro, io da un medico in famiglia mica avevo capito quanta roba è Pietro Sermonti
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Partiamo con una confessione imbarazzante: per un bel pezzo della mia vita sono stata parecchio sotto alla fiction italiana, fortunatamente nel frattempo ho ritrovato il buon gusto, ma di un medico in famiglia, per molti anni, non me ne sono persa un episodio. Tra l'altro: meravigliosa l'apparizione in Boris di Margot Sikabonyi, in arte Maria Martini, l'unica figlia di Lele ad avere un nome normale, compagna, nella vita e nella fiction, di Pietro Sermonti \ Guido Zanin. Sarei davvero curiosa di sapere se nel momento in cui Stanis afferma che la sua donna ideale è un tipo come lei, stavano ancora insieme o meno. Ma questo solo perchè sono pettegola, andiamo avanti.
Stavo dicendo: la fiction italiana. Sono andata persa per Carabinieri, Distretto di polizia, almeno le prime 10 o 11 stagioni, fino a quando Simone Corrente è stato commissario del decimo Tuscolano. A proposito: solo io ricordo l'episodio in cui Simone Corrente ha partecipato ad un medico in famiglia? Credo fosse una delle prime stagioni, ha interpretato uno dei fidanzatini di Maria. Più recentemente ho seguito giusto Manara e Coliandro (amore eterno nei suoi confronti), fermandomi un attimo prima che canale 5 iniziasse a sfornare in serie tutta quella melma informe fatta recitare, congiuntamente o disgiuntamente, da Manuela Arcuri e Gabriel Garko. Interessante è, in ogni caso, rivedere ognuna di queste all'interno di quelli che sono gli standard della fiction italiana denunciati da Boris. Per fare degli esempi:
- la fotografia nella ficiton deve fare schifo. Non può mai e per nessuna ragione essere migliore di quella delle pubblicità, altrimenti il pubblico nell'intervallo, cambiarebbe canale. 
- lo spiegone. Nelle serie televisive ciclicamente bisogna rispiegare quello che è già successo, la trama. Lo si fa soprattutto per i vecchi. 
- agli attori sono richieste tre o quattro facce: basita, preoccupata, spensierata ed intensa, che è la più difficile.
- le droghe non vanno mai chiamate per nome. Bisogna sempre riferirsi loro come "droghe" generico: perchè attraverso la fiction deve essere uno spot anti-droga.

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