Bla bla bla - Giuseppe Culicchia

Non sono affatto certa che si tratti di un'opera geniale. Forse, qui, Culicchia vaneggia soltanto. 
Siamo a mille miglia di distanza da quell'opera pop che fu un'estate al mare (anche se, di fatto, bla bla bla è stato scritto anni prima). In Bla bla bla il tentativo di portare a compimento qualcosa di più complesso, più profondo ed ermetico a modo suo. 
Bla bla bla non è una vera storia, non ha una vera trama e non ha neanche un vero protagonista. Bla bla bla è un flusso di pensieri, frutto della mente di una persona qualunque, forse chiunque di noi, anche se, sinceramente, io mi rifiuto di pensare di potermi mai ridurre in quello stato. Non c'è indicazione geografica e non c'è alcun riferimento spazio - temporale. Siamo in una grande città, siamo negli anni '90, in Italia: ma più che saperlo lo intuiamo. Il protagonista ha chiaramente perso la bussola della sua vita per entrare in una spirale autodistruttiva che lo porterà, in pochissimo tempo, ad allontanarsi da tutto e da tutti, a cercare conforto altrove, ma è chiaro che nessun posto possa offrirgli ciò che, in realtà, manca solo all'interno della sua testa. Il protagonista pensa, si muove e reagisce in maniera del tutto irrazionale. Conosce persone ma non è realmente interessato alla loro vicinanza, cerca aiuto ma lo rifiuta da chi glielo vuole offrire, tutto questo mentre il vortice di autodistruzione che ha innescato lo ha già schiacciato abbastanza da portarlo al punto di non ritorno.
E fino a questo punto più o meno ho retto il colpo. Poi, il nostro protagonista incomincia a perdere definitivamente il senno, abbandona quell'unico tetto che gli restava sopra alla testa per andare a mendicare in giro. Si scontra con l'indifferenza e con la lotta per la sopravvivenza, dorme ai margini della città, sotto ripari di fortuna, mangia quello che gli capita di riuscire a mangiare quando gli capita di riuscire a mangiare e vomita, vomita un mucchio, come se simbolicamente si volesse svuotare di tutto ciò che gli confondeva la testa prima di quel momento. Inoltre ruba, fugge, corre, scappa da non si sa bene quale nemico... ed infine inciampa nel suo passato, anche se tutto questo non sembra colpirlo molto. Insieme al protagonista anche l'autore, dopo un po' perde il senno. La divisione in paragrafi, che voleva essere la cifra stilistica dell'opera, diviene sempre più frequente, sempre più rapida, nevrotica anch'essa... ma tutti questi paragrafi non stanno insieme. Non hanno un filo di continuità e non lasciano in testa niente più che confusione. Poi la fine.

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