Blogger di bassalega

Il titolo pare piuttosto emblematico di ciò i cui andrò a parlare in questo post, tuttavia, almeno questa volta, non si tratta di qualcosa di ego riferito. #staisereno
E’ frequente, almeno in un certo ambiente, criticare un certo sistema mediatico \ televisivo \ giornalistico di offrire un cattivo servizio alle menti degli utenti. Non si tratta di un ambiente particolarmente esclusivo, ma non pretendo che chi subisce il lavaggio del cervello quotidianamente sia cosciente di essere stato lavato. Gli altri, fortunatamente, lo sanno lo vedono, se ne rendono conto e tentano di starne alla larga.
E’ anche frequente sentir dire che sia tutto un complotto, che non è vero niente, che chi parla di lavaggio del cervello è il primo a caricare la lavatrice e che la stampa in questo paese è assolutamente libera. Forse è libera, in ogni caso è malgestita, circostanza che provoca danni ancora maggiori.
Nel mio piccolo mi permetterò, in questo caso, di raccontarvi di due particolari episodi dei quali sono stata spettatrice in questo ultimo periodo, nel tentativo di offrire almeno un punto di vista ulteriore al dibattito. Poi lo so che nel mondo in cui vivo, e nella lingua in cui parlo, se solo si lasciasse fare alla piena democrazia dal basso, Maria De Filippi sarebbe già presidente della Repubblica, quindi sarà un’attività del tutto inutile ed uno spreco di tempo ma, vi prego, lasciatemelo fare.
La premessa è, per non fare nomi, cognomi, riferimenti a cose o persone realmente esistenti, ho lavorato per un progetto, un progetto piuttosto grande e conosciuto (oltre che rinomato) che ha attirato l’attenzione di molte persone. 
Episodio 1.
All’interno di questo progetto si organizzava un evento, dalla tematica piuttosto interessante: in previsione di questo evento la principale testata della città ne ha parlato. Sbagliando la data e precisando che si trattasse di evento gratuito. Avesse taciuto sarebbe stato meglio. Ed anche la tematica non è stata rappresentata nella maniera più corrispondente al vero, quasi a farne uno specchietto per le allodole, contro la volontà degli organizzatori del progetto, che a mistificare il senso del progetto stesso non hanno alcun interesse, tanto più a pubblicizzare la gratuità dell’offerta.
La principale emittente locale della città ha riportato la notizia, quella letta sul giornale, innescando un meccanismo a telefono senza fili mai più finita.
Venne quindi la data - sbagliata - dell’evento e li si sono scatenate le ire dell’inferno. Perchè tutti gli interessati alla tematica, nella declinazione abbindolatrice, si sono lanciati a fionda verso la sede dell’evento dove, la sottoscritta, ha dovuto spiegare per filo e per segno, ad una persona alla volta:
1) che quello che dice il giornale (perchè l’ha detto il giornale, vede? - e tiravano fuori ritaglio sgualcito dalla tasca - ) non è oro colato;
2) che se anche “la televisione” l’ha detto non è la prova che sia tutto vero;
3) che non siamo noi i cattivi, che gli impediscono di prender parte all’evento e di uscire dalla situazione in cui si trova, oltre al dettaglio che, all'evento, in ogni caso, non verrebbero consegnate pozioni magiche o rivelata la formula chimica della felicità. 
Episodio 2.
Un bel giorno, uno a caso dei tanti, entra dalla porta una ragazza gentile, giovane, un po' di corsa, in ansia, ma intenzionata a fare un mucchio di domande. Entra dalla porta chiedendomi qualche informazione. Le chiedo se interessata a qualche evento in particolare o all'intero progetto, ma non ha ben chiaro il senso della domanda. Mi spiega, anche, che lei deve scrivere per un blog una serie di articoli, opinioni e recensioni sul progetto, ma non aveva ben messo a fuoco che si trattava di una serie di eventi che stavano sotto il nome unico del progetto... quindi oltre ad essere confusa e in ritardo, non ha ben chiaro cosa dovrebbe scrivere. Per andarle incontro mi offro di spiegarle per grandi somme di cosa si tratta, qual è lo scopo e cosa ci facciamo tutti lì per 10 giorni vestiti da deficienti. Le indico quali sono anche i nobili fini del progetto e la invito a visitare uno degli eventi presenti nel palazzo, perchè, quantomeno, sapesse e capisse di cosa sarebbe andata a parlare. Purtroppo non aveva tempo, doveva andare, aveva fretta, non c'era tempo, forse doveva riscrivere passo passo quello che le ho detto io, forse doveva andare a digitare compulsivamente qualcosa sulla tastiera fino al raggiungimento del numero di cartelle minimo richiesto. In ogni caso, questa persona che era entrata 5 minuti bisognosa di aiuto perchè costretta a scrivere qualcosa di cui non conosceva assolutamente niente, che non si era neanche degnata di leggere su internet, facendo una semplice ricerca, qualcosa prima di lanciarsi dentro al primo palazzo sede degli eventi che le è capitato sulla strada, è tornata al suo PC ed ha parlato dell'evento: ha lanciato delle informazioni in rete, ha offerto delle opinioni, delle recensioni, ha detto la sua su un argomento di cui non sapeva assolutamente niente e, in ogni caso, di tutto ciò non ha mai saputo niente di più di quando non fosse possibile leggere su un banalissimo comunicato stampa offerto dagli organizzatori del progetto. Quindi lo avrà parafrasato e si sarà portata a casa la pagnotta, perchè per le due lire che si guadagna fare quello che ha fatto è già abbastanza. 
Poi però tutto questo sistema porta alle conseguenze di cui all'episodio 1. Informazioni sbagliate, notizie date a caso, circostanze travisate e persone confuse. E questo è, nel mio piccolo, l'esperienza che posso offrire relativamente ad un evento che come è arrivato se ne è andato e di cui nessuno si ricorderà più tra dieci giorni... però la cosa deve spaventare e far paura. Trasliamo tutto quello che è successo ad eventi di portata maggiore, ad eventi che hanno interessato più persone o a situazioni sulle quali ci si vuole informare anche a distanza. Questo è il caos. 

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