Un'estate al mare - Giuseppe Culicchia

Luca, 40 anni e non sentirli. Cari maschietti non offendetevi, ma questa storia è molto più frequente di quanto non possiate immaginare. Lei, Benedetta, 31 anni ed un quoziente intellettivo pari a quello di una tartaruga, non me ne vogliano neanche le tartarughe, pare che in questo post non me le tenga per nessuno. 
Luca e Benedetta si sono conosciuti 6 mesi prima, nessuna coppia di loro conoscenza è mai stata più duratura di così, questa pare già di per sé un'ottima ragione per convolare a giuste nozze. Luca non è che ne sia convinto più di tanto, però pare una buona occasione per mettere la testa a posto: necessità che, tra l'altro, non gli appartiene, almeno non quanto quella folle ossessione per la perdita di capelli sulla nuca. Però Benedetta è bella, giovane ed avvenente, come lasciarsi scappare un'occasione del genere? 
Benedetta è un personaggio completamente fuori di senno: non per questo voglio dire che sia meno realistica di quanto non sia Luca. Appena superata la 30ina, un rapporto adolescenziale con la sua amichetta d'infanzia e compagna di sventure, Tarita, casualmente appena rimasta incinta, tanto da portarla follemente alla ricerca di un agognata gravidanza e un evidente irrisolto con il padre. Papi. Grazie al quale ha potuto smettere di far finta di andare all'università quando le ha trovato un'occupazione nell'azienda di famiglia e motivo per il quale si trova tanto a suo agio a sposare un uomo di 10 anni più grande. Questo non lo dice Culicchia, lo dico io.  
Li conosciamo in viaggio di nozze in Sicilia, là dove temo serenamente che Culicchia non sia mai stato perché qua e là prende degli scivoloni paesaggistici piuttosto evidenti. Ma il succo della questione non è neanche questo. 
Luca e Benedetta, durante questo viaggio di nozze improntato alla riscoperta dei luoghi dell'infanzia dell'uomo, incontrano Kajia, l'ex fidanzata tedesca di Luca, e Andrea la figlia avuta da una relazione, tra l'altro finita tragicamente, avuta successivamente. Andrea ha 17 anni e fisicamente è descritta a puntino: una bellezza teutonica, imponente ma giovanissima, da un lato l'innocenza di un apparecchio ai denti, dall'altro l'atteggiamento e la consapevolezza di chi non ha pudore della propria fisicità. Un atteggiamento disinibito e irriverente, messo in contrasto con l'italianità che lo circonda. 
Mentre Lei, Benedetta, è troppissimo impegnata a mangiare pasta con i ricci e verificare lo stato della sua ovulazione, Lui si lascia stravolgere da tutto quello che lo circonda: con la scusa dei ricordi d'infanzia e del piccolo dramma personale legato alla figura paterna, che ancora non è riuscito a superare, impatta in Andrea. Neanche da tentare di sperare che sia l'incontro con Kajia a mettere in crisi, già dal viaggio di nozze, la fedeltà coniugale rimestando nel torbido dei vecchi amori e delle vecchie passioni. Questo Luca lo mette in chiaro sin dall'inizio: Kajia, ora, è troppo vecchia. Per Lui. Perchè Lei è invecchiata, Lui, invece, 40 anni e non sentirli. Si sa: quando inizia la discesa è difficile fermarsi, probabilmente già i 30 anni della moglie iniziano ad essere un po' troppi per gli standard del vero maschio... ed il maschio che non deve chiedere mai non può che essere affascinato, attratto, eccitato da qualcuno che ha la metà dei suoi anni. Che potrebbe essere sua figlia. Che è ancora minorenne. Il vero maschio che non deve chiedere mai non può resistere davanti ad una bellezza tanto giovanile. Neanche quando è troppo giovanile, vedi quell'apparecchio ai denti che grida pubertà da ogni poro. Però si può preoccupare, in ogni caso troppo tardi, di essersi preso una qualche malattia venerea. Perchè lei è una poco di buono che la da a tutti, Lui invece è la vittima della situazione. Lei è una leggerona, Lui - che dovrebbe essere il marito in viaggio di nozze - sta per essere incastrato in qualche trappola mortale. 
In ogni caso, per chi se lo stesse chiedendo, alla fine Benedetta rimarrà incinta: questi due geni procreano anche. Andrea invece no. Nel senso, non rimane incinta e non gli ha trasmesso alcuna malattia venerea, perché malattie veneree non ne ha... anche se sarebbe stato il caso che anche lei si preoccupasse di quelle che le avrebbe potuto trasmettere Luca. 
Elementi interessanti sono i piccoli richiami all'attualità di quel periodo in Italia. Il romanzo ha infatti una sua collocazione geografica \ temporale ben definita: siamo nell'estate del 2006 e ogni evento raccontato è ben collocato con riferimento alle partite della nazionale ai mondiali di Germania di quell'anno. Luca, tra le varie ossessioni, ha quella di comprare ogni mattina una buona quantità di quotidiani e, grazie alle rassegne stampa compiute in favore di Beatrice, praticamente analfabeta nonché attenta telespettatrice solo di Studio Aperto, abbiamo anche noi, o perlomeno chi nel 2006 era già abbastanza grande da aver già letto \ commentato nonché vissuto quelle notizie, di fare un piccolo salto indietro nel tempo. Niente ovviamente a che fare con la satira politica che promette la quarta di copertina ma, se nel 2006 eri grande abbastanza da poter, per dire, andare a votare, la satira te la puoi fare da solo. Prima che ti ricontino le schede possibilmente. 
La domanda quindi è: come diavolo ci sono finita su questo libro? Più che sul libro sono finita sull'autore. Vista la mia ritrosia, a questo punto conclamata, di leggere autori italiani, quando recentemente ho sentito ripetere questo nome, in più di un'occasione, quale valido esponente di una narrativa contemporanea, non necessariamente impegnata ma, quantomeno, ben fatta, ho deciso di non potermi tirare indietro... però mi sono lanciata su un titolo, quasi, a casaccio. Forse è stato questo il mio problema.
Anzi, forse il problema non è anche questo. Perchè non è che voglio andare a bocciare completamente il libro. Solo che non lo suggerirei a qualcuno che mi chiede un consiglio di lettura. Sono dubbiosa sul voler dare una seconda chance a Culicchia. Magari è stato capace di dare vita a personaggi che mi innervosiscono un po' di meno.

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