Then there were none

Sulla scia di Agatha Christie e dei suoi dieci piccoli indiani, mi sono lasciata trasportare da Then there were none. Che poi sarebbe il titolo originario anche del romanzo. Miniserie in tre episodi autoconclusiva ispirato al più famoso romanzo. 
Partiamo subito da un'osservazione: nella serie gli indiani sono stati magicamente convertiti in soldatini, ma, in fondo, sempre meglio che negretti
Per i puristi del genere, non lasciatevi intimorire. Alla fin fine gli elementi di differenza con il romanzo non sono molti e vanno ad aumentare leggermente solo con l'avanzare degli episodi. Quello che ho potuto notare prima di ogni altra cosa è che si è andati a giocare moltissimo con la caratterizzazione dei personaggi. A volte un po' troppo. Leggendo il romanzo non mi è mai capitato di provare una antipatia a pelle per nessuno di loro, neanche per la vecchia acida zitella. Nella serie invece è così, nessuno di loro è un santo, nessuno di loro è puro d'animo e di spirito, ma la penna di Agatha Christie rendeva la narrazione un filo più allegra e surreale, nella serie i toni sono  molto più forti, molto più esasperati a volte, ed arrivare ad empatizzare con alcuni di loro è veramente difficile. 
Nonostante tutto, i personaggi ne sono usciti fuori meravigliosamente. Perfetti nella loro interpretazione, perfetti nelle loro caratteristiche, belle e tenebrosi al punto giusto. Non avessi già saputo chi era l'assassino davvero non avrei saputo chi incolpare sino alla fine. Se non avessi avuto così fresca nella mente la lettura, sicuramente sarei rimasta sorpresa da ogni colpo di scena. Non ho trovato disturbante affatto il risvolto rosa tra la signorina Vera e Lombard, a dire il vero già suggerita anche dal romanzo. Tutto sommato una licenza non del tutto fuoriluogo. Sul ruolo dell'orso bianco modello Lost già ho qualche perplessità in più, ma forse sono problemi miei.

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