Come porti i capelli bella bionda

Una mia amica, da quando la conosco, ha dei capelli meravigliosi, lunghissimi, lucidissimi, foltissimi, etc etc etc. Di quei capelli che se anche non se li acconcia più di tanto rimangono naturalmente mossi. Mossi, non crespi, non paglia, non spettinati. In pratica, ovviamente, i capelli che più invidio. Perchè se il giardino del vicino è sempre il più verde, i capelli della vicina sono sempre i più belli. Comunque si tratta di una sana invidia, nulla di psyco - Tizi mani di forbice, fai attenzione che nella notte vengo e mi faccio una parrucca con il tuo scalpo. 
Qualche tempo fa mi chiede consiglio: una di quelle cose che tra donnicciole facciamo spesso. Perchè saremmo in grado di far quadrare il bilancio di uno Stato, ma davanti al pensiero se tagliarci i capelli ci lasciamo atterrire, non sappiamo decidere da sole ed abbiamo bisogno di consulenza tecnica. Perchè il suo dubbio era questo: ci do un taglio? E non intendeva affatto una spuntatina.
Per quanta stima e reverenza io potessi avere nei confronti dei suoi capelli, il mio parere non poteva che essere favorevole. Sarei incoerente: da storica sostenitrice della scuola di pensiero del sono solo capelli, di certo non potevo dirle di non tagliarseli. Ci mancherebbe: se hai viglia di tagliarli, tagliali, sono solo capelli, non è la fine del mondo. E comunque ricresceranno. 
La prima volta che l'ho rivista, mentre io le chiedevo se le piacessero e come ci si era trovata la prima volta che ha dovuto fare la piega a casa da sola, altri conoscenti comuni le chiedevano come l'avesse presa il fidanzato. La cosa lì per lì mi ha dato fastidio, ma non avevo ancora messo a fuoco esattamente quanto. E perchè. Fortunatamente siamo andati avanti il discorso e non ho avuto molto tempo per approfondire con me stessa, in fondo è lecito domandare cosa le avesse detto il compagno la prima volta che l'ha vista. Più che altro perchè è un uomo e per DNA gli uomini non sono proprio in grado di vedere differenze tra acconciature, tagli e colori di capelli. A volte è pure divertente raccontarsi le reazioni.
Qualche giorno dopo, nuovamente la stessa scena. Insieme ad altre persone di cui siamo comuni amiche, la vedono per la prima volta con il nuovo taglio, e tra un frizzo ed un lazzo ed uno schiamazzo, spunta nuovamente la domanda catartica: come l'ha presa il fidanzato? e questa volta ho anche il tempo di approfondire. 
A quanto pare la storia che c'è alle spalle è una storia che, a quanto pare, è simile a quella di tante altre: lei ha sempre amato \ tenuto i capelli corti... fino a quando ha incontrato lui, al quale piacciono i capelli lunghi. E' andata a finire che Lei non si era più tagliata i capelli da quando si erano messi insieme. E si sono messi insieme 7 anni fa. Il che ovviamente spiega perchè lei avesse i capelli tanto belli e tanto lunghi.
Capelli tanto lunghi, tanto folti e (quindi, cosa che io ovviamente ignoravo) tanto pesanti le stavano incominciando seriamente a dare fastidio, aveva pensato da un pezzo di darci un taglio ma non aveva mai avuto il "coraggio" di farlo. Perchè a lui piacciono tanto e quindi...
Donne, fatemi capire? Stiamo scherzando, vero? Perchè un discorso del genere lo potrei anche capire in piena pubertà, dove gli ormoni a palla ed una personalità non del tutto formata può effettivamente essere in grado di limitare quella capacità di autodeterminazione che dovrebbe essere insita dentro di noi.
Non avevo avuto idea che il mio consiglio sul taglio di capelli potesse essere in realtà il via libera per un gesto di vera emancipazione femminile. No, perchè allora non mi sarebbe dispiaciuto accompagnare il tutto con un canto d'incoraggiamento del tipo "lacci e catene noi spezzerem e tutte unite combatterem".
A me sembra piuttosto ovvio che nella società civile contemporanea nella quale viviamo non abbia ancora perfettamente recepito la piena parificazione tra uomini e donne. Mi pare però altresì vero che, nella società civile contemporanea nella quale vivo è da un pezzo che certi concetti hanno, quantomeno, incominciato a diffondersi e ad entrare nel nostro quotidiano. Siamo pur sempre in Italia, non in un paese del terzo mondo. E' dal 1946 che le donne hanno diritto di votare e di essere votate. Ma non solo: dal 1963 possono entrare in magistratura, dal 1999 sono ammesse nelle forze armate e via così. Si tratta di diritti e possibilità per i quali le nostre nonne hanno combattuto con le unghie e con i denti, di cui noi possiamo godere. Non si tratta solo di avere la rottura di scatole, una domenica all'anno, o a seconda delle esigenze, di non poter partire per un pic nic e dover andare in una vecchia scuola fantasma a mettere una X su un foglio: è molto di più. C'è una storia, c'è una consapevolezza acquisita ed un rispetto nei confronti del proprio prossimo che "le donne" (becera generalizzazione) si sono conquistate con il tempo. 
Da professionista (o aspirante tale, mettiamola come si vuole) mi è sinceramente capitato più di una volta che il cliente che mi si rivolgeva chiedesse la conferma delle mie parole nell'opinione di un uomo al mio fianco. Non posso negare che casi come questi mi siano capitati, non nego però che al mondo, fortunatamente, esistono migliaia di donne che svolgono la professione medica \ legale \ ingegneristica \ fate voi alla quale quotidianamente ci rivolgiamo senza timore che la sua azione possa essere un po' meno qualificata di quella di un suo collega uomo. Ed il fatto che tanti dentisti (per fare un esempio al quale nessuno può scampare) oggi siano donne non è un mero dato statistico. Non è una fatalità. E' la conseguenza fisiologica, fortunatamente, di un percorso fatto di battaglie che altri hanno combattuto e di cui noi, fortunatamente, abbiamo avuto modo di raccoglierne i frutti.
Aggiungo un piccolo inciso.
Qualche anno fa, ero al primo anno di università. Stavo studiando sui tavoloni immensi di un'aula studio che oggi non è stata ritenuta abbastanza sicura per sopravvivere al corso degli eventi, quando vicino a me si siede una donna. Non è maleducazione dire che fosse anziana. Anziana ma vestita da giovane: aveva dei jeans, una giacca a vento, scarpe da ginnastica e una tracolla, con all'interno dei libri. L'abbigliamento era chiaramente quello che maggiormente la facesse sentire a proprio agio: all'interno della tracolla dei testi universitari. Mi ha ispirato subito simpatia. A quegli stessi tavoli l'ho incontrata più di una volta nel corso del semestre, fino al giorno in cui mi ha raccontato la sua storia. Purtroppo, una storia come tante altre: una storia che inizia nel momento in cui, da giovane, aveva la velleità di diventare medico, avrebbe voluto continuare gli studi dopo la scuola, ma questo non si poteva fare. Era giovane, era donna, era in età da marito: si è "dovuta" sposare, ha avuto un paio di bei bambini che sono stati la sua unica ragione di vita ed una casa tutta a sua disposizione per fare la casalinga in lungo e in largo. A quel punto della sua vita si ritrovava senza più genitori (morti anni prima) e senza marito: da poco vedova e con i figli grandi e lontani da casa aveva ritrovato la voglia e la gioia di fare quello che tanti anni prima le era stato negato. Ovviamente non era più il momento di cimentarsi nella medicina e per sperare in una carriera: ciò che le serviva era una soddisfazione personale e questo era esattamente quello che stava tentando di prendersi, prima che fosse troppo tardi, con sorprendente entusiasmo, sfasciandosi la testa sull'inutilità dell'economia politica. Chiusa parentesi. 
Prpbabilmente facciamo parte di una generazione che dimentica fin troppo in fretta. Perchè il caso della signora Pina mi sembra esemplare: non stiamo parlando di cose successe 200 anni fa. Fino all'altro ieri alle nostre nonne veniva impedito di autodeterminarsi, di realizzarsi, di scegliere che cosa volevano e che cosa non volevano fare. Noi abbiamo avuto la fortuna di poterlo fare, di poter scegliere se voler andare all'università o meno, di poter rinchiudere la vita dentro ad una valigia e, in totale autonomia, scegliere di partire ed andare in un altro paese, con le nostre forze, a tentar fortuna. Poi però a che cosa dobbiamo ancora assistere? A ragazze che chiedono il permesso al fidanzato per tagliarsi i capelli, scegliere il colore delle unghie o la lunghezza della gonna. Cerca di comprendere: tua nonna è scesa in piazza a protestare perchè a tutti fosse riconosciuto il potere di esprimere un'opinione ed oggi è il tuo compagno a sceglierti lo smalto. Cento anni di femminismo nel gabinetto. Marciam, suffraggette a noi!

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