Non buttiamoci giù - Nick Hornby

Martin, Jess, Maureen e JJ, quattro persone che, paradossalmente, in comune non avrebbero davvero niente... tranne una forte voglia di suicidarsi, proprio la notte di Capodanno, proprio sul tetto della Casa dei Suicidi. 
"Tutti la menano che i posti tipo Starbucks sono impersonali eccetera, ma come la mettiamo quando così è proprio quello che cerchi? 
Devi essere sicura di te stessa per entrare nei posti più piccoli, ciin i clienti abituali, le piccole librerie e i negozietti di dischi e i ristorantini e i caffè. Io sto al massimo da Virgin Megastore, da Borders e da Starbucks e da Pizza Express, dove tutti si sbattono i coglioni e nessuno sa chi sei. Mia mamma e mio papà stanno sempre a menarla che son posti senz'anima e io, cioè, capito. E' questo il punto. "
Martin è un conduttore televisivo, un uomo di mezza età, affascinante, sposato e con due figlie. Tutti lo amano e tutti lo rispettano... poi combina un disastro, si porta a letto una quindicenne, lo arrestano, finisce in galera e, una volta uscito, tutto il suo mondo è in frantumi. La moglie non ne uole più sapere di lui, non gli permette di vedere le figlie, la sue carriera è finita ed il rispetto che negli anni si era meritatamente guadagnato è andato in fumo per sempre. Così, insieme alla sua autostima.
Maureen è una donna di mezza età nella cui vita è apparsa una sola grande sfortuna: aver avuto un figlio da un uomo che la ha abbandonata poco dopo senza neanche sapere che sarebbe diventato padre. Questo figlio, Matty, è nato con un grande handicap e, da quando è nato, vegeta in un letto amato ed accudito dalla madre che, in lui, ha sempre riversato tutto l'amore e tutta la devozione di cui era in possesso. In favore di questo figlio Maureen ha sacrificato tutta la propria vita: non ha un lavoro, non ha amici, non ha una vita sociale: tutto quello che ha fatto nella vita lo ha fatto per il figlio, lo ha fatto volontariamente, lo ha fatto per amore, ma tutto quello che ha fatto la ha prosciugata di forze ed energia.
Jess è semplicemente una ragazza, poco più che adolescente, si ritrova sul tetto della Causa dei Suicidi dopo essere stata mollata dal ragazzo... più o meno. Nella sua testa tutto è amplificato, tutto è sempre in moto, tutto è sempre un tormento, così come accade in molti adolescenti ma, per quanto si impegni a voler sembrare al di sopra delle righe, per quanti sforzi faccia, anche involontari, per sembrare superficiale, apatica o eccessiva, ha in sé tanti più buoni sentimenti di quanto non vorrebbe lasciar apparire. Compare su quel tetto come se fosse una scappata di casa qualsiasi, in breve si svelerà la sua vera identità: figlia di un importante uomo politico inglese, proveniente da una famiglia per bene, sotto tutta quella rabbia, sotto tutta quella agitazione e quella frenesia, nasconde ancora le ferite per la scomparsa della sorella maggiore.
JJ, americano trasferito a Londra per inseguire i propri sogni di gloria, si ritrova a fare il portapizze dopo il fallimento della propria band e l'addio della fidanzata. Non di certo felice di essere costretto a rassegnarsi ad una vita ordinaria, senza musica e successo, legge in quella consegna richiesta presso la casa dei suicidi un segno portato dal fato.
"Definire la prigione i tre mesi più brutti della vita di una persona è come definire uno spaventoso incidente d'auto i più brutti dueci secondi. Sembra logico, chiaro: e sembra la verità. Ma non lo è, perchè la fase peggiore viene dopo, quando ti svegli in ospedale e ti dicono che tua moglie è morta, o che ti hanno amputato le gambe, e quindi il peggio è appena incominciato."
Non buttiamoci giù è entrato, di corsa, sul podio dei miei preferiti di Nick Hornby. Probabilmente subito dopo tutta un'altra musica che, per quanto ho letto sino a questo momento, è il TOP indiscusso. Non è possibile non amare, non condividere gioie e dolori, sentimenti contrastanti ed insicurezze di ognuno dei quattro personaggi. Una definizione delle loro personalità giunta oltre il limite di quanto sia possibile ritenere possibile, fino al punto di riuscire a capire, qualsi condividere il motivo per cui ciascuno di loro, quella notte di Capodanno, in cima a quel palazzo intendeva farla finita... eppure, conoscendoli meglio, è possibile anche capire come mai, quella sera, fu così semplice per loro decidere di accantonare per un attimo il loro progetto, metterlo in pausa per quella che sarebbe dovuta essere una sola notte, sole 6 settimane - fino a San Valentino - o fino al 90° giorno, dando fiducia alle teorie di un suicidologo di cui nessuno di loro ha mai sentito parlare ma del quale, era evidente, ci si poteva fidare.
“Il problema della mia generazione è che ci sentiamo tutti dei geni del cazzo. Far qualcosa per noi non è abbastanza, e neanche vendere qualcosa, o insegnare qualcosa o solamente combinare qualcosa: no, noi dobbiamo essere qualcosa. È un nostro inalienabile diritto, in quanto cittadini del ventunesimo secolo.”
La tecnica narrativa, ancora una volta parlando di Nick Hornby, è qualcosa che merita una menzione a parte. Questa volta il caro Nick supera se stesso e stupisce tutti con una narrazione compiuta da quattro diversi punti di vista, quattro diversi narratori che, ognuno dal proprio punto di vista, racconta il susseguirsi degli eventi. Ogni personaggio, ovviamente, a seconda dell'età, della personalità, della provenienza ha, per forza di cose, un modo tutto suo di esprimersi, di raccontare, qualcuno ama un certo tipo di dettagli, qualcun'altro mette meggiore enfasi nei dialoghi, come se fossero più importanti di tutto ciò che li circonda... eppure, tutto questo, non arriva mai a confondere il lettore. Non sembra un qualcosa di malamente assemblato attraverso un taglia e cuci di cose scritte da persone diverse: tutto ha un suo filo logico sconvolgente. Per vivere con maggior enfasi certi attimi. Per viverne altri con più pacatezza.
Un libro che tratta anche tematiche molto complicate e delicate, come la morte, il suicidio, la depressione... che riesce a non essere drammatico, semplice narrativa... a tratti anche divertente. Caratteristica che deriva, ovviamente, dalla natura stessa dei personaggi. Non sono buffi, non sono delle caricature... sono talmente strani e stravaganti nelle loro caratteristiche, nelle loro fragilità, da essere per questo molto più umani e reali di quanto si riesca ad immaginare. La depressione, la voglia di morire, è qualcosa che li caratterizza e che li fa incontrare. E' qualcosa su cui torneranno spesso a pensare, domandarsi se sia la cosa giusta da fare... per poi rendersi conto di non essere mai stati davvero vicini alla morte. Non averne mai capito davvero il significato... anche quando erano già con le gambe a penzoloni sul cornicione della casa dei suicidi. 

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