Dev'esser difficile essere me #1

Il nome di questa rubrica lo devo direttamente a mia madre. Madre mia, di cui io son sangue del suo sangue. Madre che mi ha dato la luce e mi ha visto crescere, giorno dopo giorno così, dolcemente complicata. Madre che, alla ricerca della fonte di tutte le mie pippe mentali, ed ancora incerta dello loro profonde motivazioni, non ha potuto far altro che, guardarmi negli occhi e riconoscere che vivere a questo mondo, con la mia testa, non dev'essere affatto una roba da poco... dev'essere difficile essere te! Ci puoi ben scommettere cara madre, ci puoi ben scommettere.
Oggi, giusto per non smentirla mai, è una di quelle giornate iniziate un po' così. Una di quelle giornate svogliate, in cui non ho voglia di far niente e neanche l'energia per oppormi a questa situazione. Una di quelle giornate in cui, anche aprire la casella di posta è uno sbattimento ben al di sopra di ogni mia più rosea possibilità e, per questo motivo: resto qua. Ferma immobile. A far poco. Senza neanche accendere la musica, perchè la musica è fastidiosa e rumorosa.
L'origine di questo mio malessere, ad essere sincera, parte da ieri, giornata davvero lunga ed intensa. Parte circa a metà pomeriggio quando un leggero mal di testa stava incominciando a far parlare di se. Il primo istinto mi ha detto di prendere subito qualcosa per combattere il mal di testa, poi, rinsavita un pochino, ho deciso che potevo anche tenermelo un po' e vedere se sarebbe passato da solo. Prima che la serata fosse giunta al termine era un'emicrania perforante. A quel punto, ancora una volta, mi sono rifiutata di prendere qualcosa... certa che andare a dormire avrebbe risolto tutto senza l'uso e l'abuso di medicinali alla quale questa società pare volerci per forza obbligare.
Dormire con l'emicrania non è affatto una cosa semplice, non so se anche gli altri esseri umani abbiano la mia stessa esperienza. La tempia incomincia a pulsare e, appoggiare la testa sul cuscino dal lato della tempia interessata non fa altro che aumentare il dolore. Soprattutto se questo ormai ha interessato trigemino e dintorni ed il mal di testa si è già convertito anche in mal di denti. Tutta quella insana situazione ed il mio autoconvincimento che presto tutto quello sarebbe passato, mi hanno lasciato sveglia a rigirarmi nel letto sino ad orari scandalosi. 
Giunto il sonno, questo non ha potuto che essere condizionato dal mio malessere. Il sonno è stato turbolento, pieno di incubi e di altre agitazioni moleste. Unica cosa positiva è che, quantomeno, è durato poco! Alle 5 ero già sveglia, con una manciata di ore di sonno alle mie spalle e lo stesso identico mal di testa della sera prima ancora lì, a tenermi compagnia. Allo stremo delle forze, ecco lì comparire il colpo di genio del genio incompreso.
All'urlo di solo gli stupidi non cambiano mai idea, ero pronta ad inveire contro questa moda di ripudiare i medicinali. Sarà stata sicuramente una tendenza inventata da qualcuno che ancora non aveva abbastanza problemi nella vita e stava cercando di procurarsene altri, non può essere diversamente. I medicinali sono la migliore invenzione dell'uomo dopo la ruota. Senza medicine moriremmo ancora tutti per un banale raffreddore alla tenera età di 57 anni. Senza medicine il mondo sarebbe un posto orribile... ed il mondo è, per molti versi, un posto orribile in quei paesi dove ancora, nel 2015, si lotta per avere acqua potabile e cibo a sufficienza per sfamarsi. Se la ruota della vita ha fatto in modo che io nascessi in quest'epoca ed in quest'angolo di mondo, chi diavolo sono io per ripudiare tutto questo? Perchè infliggermi tutte queste pene? Perchè tutte a me? E fu così che, alle 5 della notte, quando ancora i caloriferi non si erano accesi, quando ancora la sveglia della vicina di sopra non era suonata, quando ancora gli autobus non passavano per strada, io varcavo trionfale la porta del bagno alla ricerca della pozione magica che mi salvasse la vita. 
Aprendo gli occhi a stento, riuscendo a buttare a terra metà del contenuto dell'armadietto dei medicinali, con lo stesso impegno con cui un lottatore si rialza prima di veder decretata la sconfitta, finalmente ero in possesso dell'oggetto dei miei desideri... ma stavo sottovalutando due cose.
1) Alle 5 di mattina il mio stomaco era vuoto da un pezzo. Infilarci dei medicinali, forse, non sarebbe stata una grande idea.
2) La tosse assassina. Già in precedenza avevo tirato un paio di colpetti di tosse ma, nella mia ingenuità, stavo sottovalutando il suo potere. 
Tornata a letto, convinta che da quel momento in poi avrei potuto godermi il sonno ristoratore di cui avevo bisogno, man mano che il mal di testa scemava, aumentava il bruciore di stomaco. Più aumentava il bruciore di stomaco, più sudavo ed aumentavano le mie pulsazioni al minuto. Più accadeva tutto ciò, meno la tosse si arrestava.
Almeno un paio d'ore dopo, quando i caloriferi erano già belli intenti a caricare acqua, alla mia vicina di sopra era già suonata la sveglia e rendeva onore al signore allenandosi per la maratona di New York sui tacchi ed anche i bus già risalivano la collina, io ero ancora intenta a tossire, avevo già sputato le tonsille ed un pezzo di polmone e, definitivamente, revocavo ogni sorta di fiducia nelle tecniche di respirazione yogi. 
Ancora più esausta ed ancora più stremata solo a quel punto svenni dal sonno. Mi risvegliai un altro paio d'ore dopo, certa che quella che avrei avuto davanti sarebbe stata una lunghissssima giornata. 

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