Corte Appello di Genova - Esame d'avvocato

La giornata 1: parere diritto civile
Zombiegeddon
Anche chi, il giorno prima, fingeva una certa tranquillità d'animo, giunti al primo giorno, lascia andare ogni copione e si adegua alla folla. La situazione è nata, è stata studiata e aggiornata anno dopo anno, per creare panico tra i partecipanti: inutile combattere, è così.
Appuntamento alle 8 davanti ai cancelli. Tutti sanno che è inutile arrivare prima e che, in ogni caso, prima delle 9 non saranno entrati tutti... sarà comunque l'istinto di conservazione che condurrà tutti lì davanti in netto anticipo. E sarà nuovamente l'istinto di conservazione a maledire il proprio istinto di conservazione dopo essere rimasti in pedi, o seduti su qualche gradino di fortuna, per un paio d'ore prima di accedere ai locali.
Io potrei consigliare a tutti di non muoversi con troppo anticipo, ma so che nessuno mi ascolterebbe. Perchè neanch'io mi ascoltere. Soprattutto chi abita abbastanza lontano, soprattutto chi deve arrivare utilizzando i mezzi, soprattutto chi deve percorrere il maledetto lungomare canepa, perennemente bloccato dai camion, dall'accesso in porto, dal traffico occasionale e quello abituale e dalle manifestazioni spontanee. Anche quest'anno, neanche a dirlo, non ci siamo fatti mancare nulla di tutto ciò. Davanti ai cancelli, tutte le mattine, è possibile incontrare un signore distinto. Rimane lì, fermo, cerca di non farsi coinvolgere nelle chiacchiere che sente in giro e guarda verso l'infinito ed oltre. Muoverà le palpebre solo arrivo del Mercedes nero con il lampeggiante che, dopo aver investito 3 o 4 candidati distratti, verrà inghiottito dal cancello predetto insieme alla camionetta contenente tutti gli agenti coattamente obbligati a svolgere servizio a favore dell'impresa.
All'interno della vettura c'è la busta. All'interno della busta il nostro destino.
Solo dopo l'ingresso della busta nel palazzo i cancelli vengono aperti ai candidati. Ci si mette più o meno in fila e in gruppetti di una quindicina di persone alla volta si è fatti entrare. 
L'ingresso. Per entrare sono stabilite due strategie differenti. Io, nell'eterna indecisione che mi contraddistingue, ho deciso di sceglierne una il primo giorno, l'altra per il secondo, nella vana speranza di diventare abbastanza saggia entro il terzo per saper prendere la decisione giusta. In realtà al terzo giorno ero abbastanza stravolta da non aver preso alcuna decisione ma aver aspettato che gli eventi mi smuovessero da soli.
C'è la strategia fumatori: quella che prevede di poter star fuori fino all'ultimo istante a tirare l'ultima boccata d'aria fresca disponibile. Poi c'è la strategia dei freddolosi: primi della fila e primi ad entrare, perchè il mondo è bello, ma dentro all'aula è caldo.
Pro e contro di ciascuna strategia: con la strategia da fumatori, si prende freddo. Si prendere pioggia (se c'è) e si rimane tanto, tanto in piedi. Allo stesso tempo non è affatto male entrare proprio poco prima della dettatura della traccia ed accumulare meno ansia possibile, per non dire che stare in piedi, in un modo o nell'altro aiuta a stemperare lo stress. Entrando subito, si prende meno freddo (dato ovvio), si può accedere al bagno prima dell'assalto globale... ma si rischia di rimanere anche due ore a girare per i banchi come dei matti. Ma non si era detto che stare in piedi stempera lo stress? Col cavolo! O meglio: col cavolo che girare come dei matti intorno ai banchi, in spazzi così stretti e in direzioni così geometricamente definite, aiuta a smaltire. Anzi, credo che vada quasi ad aumentarlo. Per non parlare del fatto che, essere stressati, in mezzo a gente stressata, in un posto stressante, non può far altro che far parlare di stress. Parlare di stress aumenta lo stress. Quando lo stress aumenta il mondo fa schifo.
Detto tra di noi, se non piove, se non fa ci sono temperature eccessivamente rigide, modello polo nord, quindi se non fortemente sconsigliato per altre ragioni, io sarei per la strategia fumatori, pur non fumando.  
Primo ostacolo: il banco dei cellulari. Tutti gli oggetti elettronici in proprio possesso devono essere lasciati lì. Il personale addetto (che poi sono, per lo più, cancellieri del Tribunale) applicheranno sul retro un pezzo di scotch di carta: su di esso è scritto il proprio nome e proprio numero di banco. Il tutto viene messo all'interno di uno scatolone. All'uscita tutti i telefoni saranno disposti sugli stessi banchi in ordine alfabetico e saranno facilmente recuperabili. 
Secondo ostacolo: la firma. Con la propria carta d'identità in mano è poi necessario procedere verso gli altri banchi per l'identificazione. I banchi sono divisi in ordine alfabetico, ognuno ha il suo e, se si è fatta un po' d'attenzione il giorno prima, si può procedere direttamente nella direzione del banchetto giusto. Lì si viene identificati, si appone una firma vicino al proprio nome per indicare l'entrata e vengono consegnate due buste. La piccina è già dentro la più grande. Per scrupolo io controllerei già che sia effettivamente presente e la busta sia perfettamente integra... o come glielo spieghi dopo? 
Terzo posto di blocco: controllo bagagli. Ispezione all'interno delle borse per controllare che non siano introdotte cose che non potrebbero entrare. Ovviamente è tutta una buffonata. Se volessi far entrare fogli, foglietti, bombe a mano o codici dell'intero sapere umano non li metterei certo in bella evidenza in cima alla borsa: magari li camufferei dentro al panino o me li nascondere addosso. Sta di fatto che sta manfrina deve essere espletata tutte le mattine... e così sia. 
Quarta meta: il banco. Giusto il tempo per appoggiare borse, zaini e zainetti e gioire per il fatto che tutti i codici sono ancora sul banco... tutti i marcia. A camminare da un lato all'altro dell'aula come biglie impazzite. A cercare gli amici come se non ci si vedesse da una vita. A cercare il bagno, giusto per prendere confidenza coi luoghi.

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