Giochi Senza Frontiere - Requisiti per l'ammissione

Tra quello che generalmente non viene conosciuto dal gentile pubblico, è che per accedere è necessario un percorso lungo e tortuoso, fatto di imprevisti, di strade in salita e di tornanti spericolati. Insomma, non è un percorso tutto il discesa. E quando è in discesa è a capofitto, come una pista nera. Una volta giunti al termine del proprio percorso, non si può, ancora per un po' accedere direttamente ai Giochi Senza Frontiere. E' necessaria una prova intermedia che permetta l'accesso alla prova vera e propria. Chi ha scritto le regole del gioco era proprio un burlone.
Questa prova intermedia consiste in una amabile chiacchierata con un soggetto che vorrà, attraverso indovinelli scervellotici e tranelli dell'ultimo minuto, saggiare l'effettività del percorso gravante sulle schiene e sulle gambe dei poveri concorrenti. Al termine della chiacchierata seguirà un timbro, grande grosso e rosso che, marchiando per sempre la fedina penale dell'interessato, decreterà l'idoneità ai Giochi.
E' tradizione che lungo il percorso, in alcuni ambienti, si inventino storielle sulla reale entità del colloquio. C'è chi racconta che sia una prova veramente selettiva, c'è chi minaccia il partecipante alla corsa con prospettive funeree e invita caldamente a riprendere ogni singolo elemento incontrato lungo il percorso quale possibile oggetto di investigazione. Anche nel mio caso non furono da meno. 
Quello che però, gli ideatori dello scherzo, non potevano immaginare è che, per poco la finzione non si è trasformata in realtà. Per poco: superato questo primo ostacolo cos'altro sarebbe potuto andare male?
Per esempio il fatto che l'interrogatore preposto non si presentasse. Non solo non si presentasse: sparisse dalla faccia della Terra. Si rendesse completamente irreperibile con ogni mezzo dall'uomo conosciuto e obbligasse, un Tizio qualsiasi che passava di lì per caso, a farne le veci. 
Quando giunse il mio turno, le catastrofi non erano ancora terminate: il file che riassumeva l'entità del mio tragitto non si trovava. Ma che fine ha fatto? Era qua fino ad un secondo fa! Le parole dell'improvvisato interlocutore. Ah no, eccolo, nella pila sbagliata. Perchè l'organizzazione in pile è una faccenda delicata, mica la si può improvvisare.
L'interrogatore legge quindi le carte che mi riguardano. Scruta me e scruta il mio allenatore, giusto per cercare di leggere nei nostri occhi il fatto che quanto scritto, sottoscritto e giurato fosse il vero su quanto ci è più caro al mondo (che, per la cronaca, è il Kinder Cereali) fosse effettivamente vero. Quindi richiude tutta quella cartaccia e, con voce ispirazionale, mi guarda negli occhi e afferma: "Sai che c'è? Io questo percorso non l'ho mai fatto... cosa ti potrei mai chiedere? Ne sai più te di me... Scendi nell'arena e fatti onore!". Fu così che ci stringemmo la mano e ci augurammo di vederci quanto prima. Ovviamente entrambi sapevamo che non sarebbe mai accaduto, però è una speranza che riempe sempre il cuore di buoni propositi.

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