Raindrops keep failing on my head

Il "giorno dopo" è uno di quei momenti in cui tutto pare andare a rallentatore. La giornata prende molte più di 24h, si tirano le somme, si cercano conferme da tutti i propri conoscenti sulle loro condizioni di salute, si fa l'appello di tutto quello che dovrebbe far parte della propria routine giornaliera... ma è difficile fare check su tutti i punti della lista.
L'aria è pesante, si contano i danni e si guarda in faccia la realtà. Ci si tocca per vedere se si è tutti a posto e ci si rimboccano le maniche per cercare di rimettere qualcosa al suo posto. Non tutto: per quello ci vorrà un po' più tempo.
La sera prima, nel momento del maggiore impatto della pioggia, come si suol dire, ci era mancato l'asfalto da sotto i piedi. La strada ha ceduto, l'asfalto è scivolato via portandosi dietro tutto quello che c'era sopra. Automobili, cassonetti della spazzatura, varie ed eventuali compresi. Molti si sono gettati in strada subito per cercare si salvare il salvabile... ma non è stata una buona idea. Quando la pioggia è rallentata quei pochi fortunati che si sono ritrovati una vettura ancora, miracolosamente, funzionante, hanno provato ad allontanarla dal luogo del delitto. Gli altri sono rimasti incastonati. Con buona pace di tutti quelli sopra che volevano scendere e con buona pace di quelli che da sotto avrebbero voluto salire. Ma non ci sono riusciti. E se ne sono risentiti anche. 
Nel buio della notte più buia dell'anno c'è stato poco da fare. Tutto rimandato alla mattina dopo, quando ancora pioveva ma in maniera decisamente più contenuta. Uomini con pale, vanghe e picconi hanno incominciato, masso dopo masso, lastra di asfalto dopo lasctra di asfalto, a disincastonare tutte le loro vetture l'una dall'altra e dal suolo. Là dove c'era una città ora c'è l'erba. O almeno c'è il fango, la natura incontaminata, giunta a contaminare tutto quello che prima era civiltà. 
L'impegno c'è: la volontà di aggiustare le cose pure. Ma dopo tanto lavoro, dopo tanta fatica e sudore della fronte, riguardando l'intera faccenda da una diversa prospettiva, riguardando l'intera situazione nel suo insieme, si capisce che siamo ancora tutti allo sbando. 
Là dove c'era una strada adesso c'è un fosso. Là dove c'era un muraglione, adesso c'è una cascata. La gente arriva da lontano, risalendo a piedi, con fatica, la strada per andare a vedere cosa ci ha regalato l'alluvione. Qualcuno si fa una foto davanti alla cascata in modo da poterla pubblicare su facebook, qualcun altro si limita a fotografare i detriti, il cumulo dei parafanghi: così artistico e così colorato. Qualcun altro cerca solo di inquadrare le tubature, quelle che di solito dovrebbero stare un metro sotto terra, che oggi si rivelano a noi in tutta la loro maestosità.
La pioggia ha smesso di scendere nel primo pomeriggio e le strade sono tornate ad essere percorse anche da bambini, rinchiusi in casa da fin troppi giorni, pronti a scorrazzare qua e là con le loro belle mantelline colorate e con i loro stivaletti di gomma, con i padri che li controllano da lontano, giusto perchè non ci precipitino veramente in quel fosso. Da cani, finalmente in grado di andare a fare i propri bisognini nel loro ambiente... e da persone che banalmente cercano di sgranchirsi le gambe e prendere una boccata d'aria. Qualcuno prova anche a portare fuori la spazzatura ma rientra in quelle cose, in quelle routine, che non ci è ancora dato di riavere. I cassonetti della spazzatura sono stati i primi, con le loro belle rotelline, con tutti i loro bei sacchetti colorati all'interno a volare in fondo alla strada: rotolando verso sud, abbandonando qua e la qualche pezzo. Qualche traccia di cassonetto è possibile riscontrarla sulle autovetture poste un po' più in giù, in qualche caso è stata la vettura ad entrare nel cassottetto, altre il cassonetto nella vettura. In ogni caso nulla di recuperabile. 
Il "giorno dopo" è una giornata lunga ma che alla fine da qualche soddisfazione. Fa sperare che il peggio sia passato e che, anche per questa volta, ne siamo usciti sani e salvi.

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