La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio

Quando le vacanze finiscono c'è una sola cosa da fare. Ancora prima di aprire la porta di casa, scoprire che è un casino e doverla ripulire da capo a piedi. Prima ancora di andare a vedere se il motorino si ricorda di voi e intende accendersi ancora. Prima ancora di svuotare il frigorifero e buttare via tutto il cibo ammuffito nel frattempo: tornare a casa. Ed è proprio quello l'attimo in cui si maledice di aver scelto una meta tanto lontana e tanto angusta. Ed è proprio quello l'attimo in cui si maledice tutta la roba che si è messa in valigia e che, per aggravare ulteriormente la questione, si è comprata nel luogo di villeggiatura. Tra vestiti, souvenir ed irresistibili liquori locali ditemi voi chi non riuesce ad aggiungere almeno 10 Kg di carico.
Nel mio caso specifico il viaggio del ritorno ha previsto un passaggio in aliscafo, un passaggio in macchina sino alla più vicina stazione, un passaggio in treno sino alla capitale ed un altra interminabile tratta in treno tra la capitale e Genova. Per un totale di 11 ore di viaggio, tra soste, scali e marcia.
All'incirca all'altezza di Roma, quindi dopo circa mezza giornata di viaggio, guardo una delle mie valige e mi domando "ma chi ha tolto la mia targhetta?". Ciò che mi stavo trascinando dietro da mezzo stivale a quella parte non aveva più la mia etichetta? Che fine aveva fatto? Provo ad aprire la combinazione di sicurezza del trolley e... magia! Il mio codice non lo apre! Porcamiseriaspudorata! Mi stavo trascinando dietro la valigia di uno sconosciuto! E che fine ha fatto la mia valigia?
Antefatto: come detto sopra, il viaggio era partito con un'ora di aliscafo che mi traghettasse verso il continente. In quell'occasione tutte le valige hanno dovuto sopportare una terapia d'urto piuttosto intensa. Le abbiamo dovute lasciare ai piedi dell'aliscafo perchè degli omoni grandi, grossi e sgraziati le lanciassero e accatastassero a prua della nave, come in un crash test di dubbio gusto. All'arrivo in porto, tutti i passeggeri sono dovuti andare a prua e, rovistando nella massa, recuperare il loro fardello. Nulla di tutto ciò mi ha entusiasmato.
A quel punto è sorto il panico. Si è provato a chiamare la compagnia di trasporto, l'agenzia viaggi che ci aveva prenotato il trasporto, l'albergo che ci aveva ospitato, giusto per sentire una voce amica. Ma nulla! Nulla di tutto quello è servito. Nessuno ha risposto al telefono: sarà che era domenica pomeriggio, sarà che c'era il sole e si stava meglio al mare, sarà che, cosa che nessuno ha mai svelato prima, riuscire ad utilizzare il cellulare dentro la stazione di Roma Termini è la morte! E' impossibile. Si viaggia tra la mancanza di segnale e l'esasperazione di comunicazioni in transito che impediscono al cellulare di inviare o ricevere comunicazioni di ogni sorta. Triste a sconsolata, nel frattempo, salgo sul nuovo mezzo di trasporto previsto in partenza per le ore 15.00 al binario 16. In realtà partirà dal 17, e già il presagio di sventura mi pare piuttosto evidente e confermato dagli eventi. Giusto perchè, in cuor mio, non sono affatto un soggetto materialista, più attaccata agli oggetti che alle persone, incomincio a stilare una lista di tutto quello che è andato perduto. Cerco da qualche parte dentro di me la speranza che non sia tutto perduto, che si riesca veramente a contattare la persona che ha la mia borsa  in modo da compiere lo scambio... ma è una possibilità infinitesimale. Potrebbe essere chiunque. Potrebbe essere un tedesco che non si rende conto di nulla finchè non arriva in crucconia e figuriamoci se c'è più modo di mettersi in contatto. Questo non saprà neanche più come contattarci ed io non saprei come contattare loro. La fine! La fine!
Perdendomi nel labirinto dei miei pensieri negativi continuo a giocare con la chiusura del trolley. Non so di preciso che cosa speravo di ottenere. Non so se volessi veramente aprirla, non so neanche cosa sperassi di trovarci all'interno. Non so neanche come potessi pensare di trovare, tra tutte le possibilità, quella giusta che mi facesse accedere all'interno. Gira che ti rigira, ad un certo punto un click sospetto: l'ho trovato! Ho trovato il codice per aprire la valigia! Deve essere il destino: apro subito!
Sorpresa: è il mio ripieno! E' la mia borsa! Nessuno scambio, nessun errore. Nulla è perduto... tranne il codice di apertura. Altolà ai sospetti di rimbambinaggine: no! Non ho sbagliato codice: voglio dire, in origine era stata impostata la data del mio compleanno, sono piuttosto certa di ricordarmela senza errori. E quella mattina, proprio mentre chiudevo tutto, era ancora lei. Senza se e senza ma. Ora è cambiata. Non chiedetemi il perchè, ne come è potuto accadere: è così. E la gioia del ritrovamento va ben oltre l'alone di mistero che ricopre tutta la vicenda.
Tutto questo per dire: ehilà gente! sono tornata!

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