Luce che cade dagli occhi

Saluto l'arrivo del week end con un entusiamo difficilmente provato prima. Felice presagio della fine di questa orribile settimana, una delle più lunghe, cupe e tempestose che io abbia provato prima. Sono felice di poter finalmente dire "è finita", non tanto perchè fosse qualcosa di realmente legato allo scorrere del calendario quanto al valore simbolico che tutto questo pone. Si chiude una porta e se ne apre un altra, si mette nel dimenticatoio quanto accaduto ma si cerca di ricordare per non tornare allo stesso punto. Si spazzano via sotto una metaforica doccia depurativa tutti i tormenti interiori, le ansie, le tristezze, i pensieri cupi e le notti insonni. 
Nel buio delle tenebre mentali e psicologiche nelle quali ero sprofondata ho abbandonato chiaramente il progetto "100 giorni di felicità" provando - soprattutto a me stessa, visto che agli altri non credo che gliene possa fregare molto - che certe cose non fanno per me. E' stato bella l'idea del donarsi qualcosa, ringraziarsi per quello che ci facciamo ed appagarsi i sensi... ma tutta questa idea di gioia immotivata, d'amore che esce dalle margherite lungo i prati e cieli in una stanza forse non fa per me. Non nego che potrei decidere di riprovarci, ma attendo attimi più motivanti.
E chi lo avrebbe mai detto. Non più di una settimana fa festeggiavo il bel tempo, la primavera e l'ora legale. Passi solo per un attimo la tentazione di buttarla in inutile caciara ironizzando che almeno una cosa legale in Italia c'è... l'ora! Perchè tutti odiano l'ora legale? A me sembra la cosa migliore del mondo. Mi mette di buon umore uscire di sera dallo studio e non trovare già davanti a me la notte calata. Vivo l'impressione che buona parte della giornata sia davanti a me e non sia già alle mie spalle. Mi mette di buon umore abbandonare il piumino in favore di una giacca pià leggera. Mi carica di energia positiva poter girare a metà pomeriggio anche senza giacca, abbandonandola al suo destino ed illudermi di arrotolare un po' le maniche per prendere un po' di sole e trarre tutti i benefici che vuole offrirmi.
Invece è andata che, in primis, anche il meteo mi si è rivoltato contro. Si parte con un po' di venticello per finire in bufera e piogge continue. L'evento di un attimo che si trasforma in disastro, in presa di coscienza e dispiacere proveniente dall'interno delle proprie viscere. La voglia di urlare tante tante parolacce ed un filo di coraggio nel constatare che pur sfogandosi non cambia nulla. Poi si scivola in un turbinio costante di ansie, di interrogativi che non trovano risposta e tormenti esistenzialisti. Le notti passano in bianco e le budella di attorcigliano sempre di più provocando una estensione a macchia d'olio delle insicurezze.
La tentazione è stata forte: trovare un angolino comodo nel quale accucciarsi e rimanere lì, nel torbido della propria autocommiserazione. Restarci e sentircisi a proprio agio, certi che non sia nient'altro ciò a cui possiamo ambire. Quindi perchè provarci? Ciò che serve in questi casi è una leggera spinta verso l'alto, un colpo di reni per rimetterti in piedi. Quel tanto che basta per convincerti alla mattina a scendere dal letto, nel quale intanto non hai dormito un granchè, ed andarti a lavarti la faccia. Magari per un giorno o due continuerà a venire meno la voglia di truccarti, pettinarti ed acconciarti per le feste: l'importante è tornare in ballo, farlo con umiltà abbassando la testa, accettando lo sbaglio ma mettendo in atto tutti quei piccoli accorgimenti che impediscano allo stesso di ripetersi. Non significa che non ci saranno più errori, quelli statisticamente torneranno ad esserci... ma sperabilmente non dello stesso tipo, dimostrando di saper imparare ogni giorno una piccola lezione dalla vita.

Commenti

  1. Coraggio, ci aspetta un'estate lunga, bella e secca (o almeno così dicono le previsioni)!

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