Frozen - parte 1


Sono stata al cinema, ho visto Frozen ed ora distruggerò ogni residuo spirito natalizio che ancora risiede in voi.
La verità è che Frozen non è una storia che tratta di neve, inverno, Natale, amore, pupazzi di neve parlanti e via dicendo, così come il trailer vorrebbe farci capire. E' la storia più antica di questa Terra: la rivalità tra due sorelle, piccole combina guai, che sentono perennemente la necessità di far ricadere tutta la colpa di quello che è successo, succederà o potrebbe succedere, sull'altra. Perchè è così. Perchè è così: prendi due bambini, falli nascere dagli stessi genitori, falli crescere nella stessa casa, ognuno dei due avrà sempre da rinfacciare qualcosa all'altro. Perchè troppo piccolo, troppo infantile, perchè vuole la mamma tutta per se, perchè il gioco di quell'altro è più bello. Se poi si tratta di due femmine diventa una faccenda degna di passare al cinema.
Tutto ha origine nella notte dei tempi in un regno lontano lontano. In un castello da fiaba vivono due sorelline, Elsa (la maggiore con qualcosa da recriminare già per la scelta del nome) e Anna (la minore), insieme ai loro due genitori che, per forza di cose, essendo in un regno lontano lontano, ed essendo anche in un castello da fiaba, sono i sovrani del regno.
I guai iniziano quando Anna, la minor, in una bella notte insonne, pensa bene di andare a saltellare sul letto della major per convincerla a giocare un po'. Certamente, perchè quando una minor vuole qualcosa non può semplicemente farsela ma deve andare a disturbare tutti finchè non cedono all'insistenza. Si aggiunga che quello che voleva la minor, tra l'altro, proprio in quel momento, proprio in piena notte, era di giocare con il potere magico della major... potere che potremmo definire il più inutile della storia dai tempi della telecinesi di Phoebe Halliwell... quello di far nevicare con la sola imposizione delle mani. Vanno quindi in un grande salone della casa e, mentre una crea neve, nevicate e pupazzi di neve dai nomi impronunciabili su ordinazione, l'altra saltella gioisa e felice canticchiando e senza neanche guardare dove mette i piedi. Capita poi che le si dica anche Ferma! Non saltare! Ma questa, figuriamoci, tutta bella intenta, salta comunque, cade e si fa male. Non solo: gli si crea una palla di neve nel cervello.
Tutti preoccupati i genitori prendono la piccola Anna e la portano nell'unico posto dove è possibile trovare qualcuno che la aiuti: nel bosco! Lì vivono i troll, piccole bestionile viscidosette in possesso dell'antica conoscenza: per guarirla è necessario togliere dalla sua testa tutto quello che riguarda la magia, anche i ricordi, anche quelli legati al potere della sorella. Giusto per evitare che la la minor ancora una volta ne combini delle sue e torni a pretendere pupazzi di neve anche a ferragosto, la major viene rinchiusa in camera sua e lì trascorrerà l'infanzia in compagnia dei suoi fidatissimi guanti certa, prima o poi, di riuscire a controllare il proprio potere.
La minor, in qualità di minor, non riesce proprio a capire perchè la sorella la tenga lontana... ma ovviamente non le passa neanche per la mente che possa avere un problema: è minor! La butta in tragedia e fa la vittima, certa di essere maltrattata, trascurata ed abbandonata dalla propria sorellina che non vuole più giocare con lei. L'apice del dramma, in ogni caso, si realizza quando i due genitori delle bimbe, a causa di un incidente in mare, muoiono. E si sa: i genitori dei personaggi delle storie devono sempre morire probabilmente fin dai tempi delle due orfanelle: non c'è proprio uno che riesca a schivere una storia dove non schiattino tutti. Basti pensare ai genitori di Cenerentola, o a quelli di Biancaneve, umani o animali che siano, vedi Bambi o il Re Leone. In ogni caso, anche questi muoiono, tragicamente ed insieme, lasciando le due bambine sempre più sole ed abbandonate al proprio destino.
Passano gli anni e più o meno è sempre la stessa solfa. La major, sotto il peso e lo strazio dei demoni che la tormentano, rimane chiusa in camera, come se i problemi su questa Terra dovesse averli solo lei, la minor continua a crescere a zonzo per il castello come una piccola selvaggia, viziata da domestici e servitù, priva di ogni pensiero e preoccupazione, con la testa sulle nuvole. Tutto questo non poteva però durare per sempre. 
Venne il giorno in cui Elsa, la major, divenne maggiorenne e dovette, per forza di cose, assumersi la responsabilità del regno, venendo incoronata Regina. Per l'occasione fu organizzato un grande evento: il salone venne allestito per offrire agli ospiti provenienti da tutti i regni del circondario balli, danze e cibo in abbondanza. Se la minor rispose alla faccenda con grande ottimismo, giacchè una minor dall'idea di far festa non si tira mai indietro, per la major ancora è tempo si fare la scorbutica sotto il peso della nuova responsabilità che, ancora una volta, va a gravare sulla sua testa. Quale primo gesto rappresentativo dell'autorità che intende avere sul proprio regno, si fa ordinare dal primo schiavetto che gli passa davanti, di togliersi i guanti. Se solo sapesse il periocolo appena scampato! Il controllo sulla situazione viene tenuto giusto il tempo delle foto di rito, poi si torna ai guanti che è meglio!  
Tra le tante strette di mano alle quali è costretta, con viva e vibrante soddisfazione, la neo Regina, c'è anche quella con un Principino carino, occhi azzurri e faccino da bravo ragazzo che le presenta proprio la sua stessa sorella. Sarebbe potuto essere un incontro come tanti altri se non fosse che, con la classica euforia da minor, ciò che viene comunicata è anche la volontà di convolare a giuste nozze. Cosa che se i due non si fossero conosciuti poche ore prima non sarebbe neanche stato un problema. La major a quel punto insorge, chiede alla minor come le passa per la testa di sposarsi uno che appena conosce e nega il consenso allo stesso.  Da buona minor, sempre distratta ma con il taccuino in mano per appuntarsi il necessario utile all'occorrenza, le rinfaccia tutte le sue assenze e le sua mancanze, di non essere una buona sorella, di non avere forse neanche un cuore, le intima di tirarsela meno e tutto quanto può servire a fare una sceneggiata degna di nota. Tra gli strali riesce anche a toglierle uno dei preziosissimi guanti e la major, giunta al punto di massima sopportazione, impossibilitata dall'allontanarsi, combina un 68 che la metà basta. Perde completamente il controllo del suo potere, con l'unica mano libera dal guanto congela tutto, castello, cittadina, mare e montagne. Fa nascere ghiacchiai dove prima era tutto il prato verde e condanna la cittadina ad un inverno perenne. Poi scappa, perchè mi sembra giusto.

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