Il boss delle torte

Ognuno incomincia la conquista del mondo da dove può. A quanto pare la mia ascesa al mondo della gente che conta incomincia dallo stagista Real Time che pare avermi preso in simpatia, tanto da rispondere ad ogni mia perla di saggezza. Salvata la festa di laurea di amichetta, qui è il caso di incominciare a fare sul serio perchè, mi pare, che siamo arrivati alla finale senza mai prendere di pancia il problema. 
Come mi sono trovata a seguire tutte le puntate del reality de Il boss delle torte non è ben chiaro a nessuno, sta di fatto che mi ci sono trovata, ritrovata... e ritrovata ancora una volta puntata (più o meno) dopo puntata. La costruzione di quei colossi di torta che nella vita mai mangerei è semplicemente affascinante. Ancora più affascinante è vedere le torte non venire propriamente col buco... e franare miseramente sotto il peso degli eventi, dimostrando che la pasticceria non è un arte così facile e veloce come il mondo sembra voler far credere. Soprattutto a chi non è capace. I personaggi che hanno preso parte a tutto questo: semplicemente fantastici! Dal primo all'ultimo, scelti appositamente per dare vita al miglior cast bello e litigarello di sempre, pronto per essere manipolato come fosse pasta di zucchero sotto la morsa di un pongoregolamento tale da essere degno di uno Zanforlin d'annata.
Non sono mancati fin dall'inizio i prodigi: quelli che chiaramente stanno una spanna sopra gli altri e ti fanno credere di avere praticamente già la vittoria in tasca. Uno di questi è stato chiaramente Chad, uno che era in grado di affermare cose del tipo sono il migliore, non c'è gara e rimanere serio. Che poi, detto così, è anche probabilmente vero che fosse una spanna sopra molti degli altri. Quello che gli è mancata è stata un po' di umiltà, ciò che è abbondata la presenza di cattiva compagnia. Come sia andata veramente ancora non è chiaro ma, a due episodi prima della fine, è stato eliminato. Nessuna finale per lui.
Può mancare in una occasione come questa il caso umano? Chiaramente no... ed è subito da noi uno che pareva essere arrivato a spaccare tutto e si è ammosciato come un soufflè al primo episodio. Al secondo ha tediato il pubblico fino allo stremo per la sua incapacità di concentrarsi su quello che faceva per via di un tumore al cervello. Giusto il tempo di sospettare che il tipetto abbia incominciato a giocare la carta tumore nell'esatto istante in cui ha visto la sua posizione traballante, certi che giocare su certe cose non sarebbe stato affatto di buon gusto, ecco lo stesso auto-eliminarsi in zona cesarini, come se non avesse saputo della malattia prima di partecipare alla gara, e comunque non senza un ultimo liberatorio pianto finale collettivo.
Da non perdersi assolutamente: il gruppo That's amore! Nel programma che si erige completamente sull'eredità mediatica del monumento allo stereotipo italiano, il buon Buddy Valastro, non poteva mancare il nutrito gruzzoletto di concorrenti che vanta origini italiane senza mai, probabilmente, neanche averci messo su piede. Che poi, che sforzo, trovare tra i loro avi qualcuno che è venuto dall'Italia, così come non è impossibile trovare tra i nostri qualcuno che a cercare l'america c'è andato veramente. Italianità, italianità ovunque, sventolata come se fosse un trofeo, spesso inutilmente, spesso a proposito.

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