Ricorrenze

Ridendo e scherzando è passata già una settimana dalle elezioni e qui non abbiamo neanche capito chi ha vinto. Fato vuole che siamo senza un governo, senza un Papa, senza Linus e Nicola Savino a Deejay Chiama Italia ed a breve anche senza un Presidente della Repubblica. Io resto sempre senza il calendario Paneangeli ma cerchiamo di tenere queste personali questioni fuori per un attimo. Quando i periodi sono così frenetici ma pieni di eventi, anche se il tempo senza scorrere veloce, ritornando indietro agli eventi di qualche giorno fa sembra passata un'eternità.
Nel commemorare questa prima settimana ricordo ciò che, per quel che mi riguarda, ha dato il via a tutto: le elezioni. Dal mio punto di vista: i seggi. Due giornate intense, lavoro, di sveglie all'alba, di fitte conoscenze, di strette di mano e di sorrisi farlocchi. Di Buongiorno, documento e tessera elettorale, di calcolo di percentuali assurde e di introspezione psicologica dei soggetti davanti ai quali di tanto in tanto ci si trovava.
Prendere parte a questo genere di cose di base mi entusiasma molto, sono progetti che ti fanno credere di essere parte di qualcosa di grande, che interessa a molti e di farlo per il tuo prossimo. Poi lo sappiamo tutti, quello che ci interessa maggiormente è, in tempi brevi, monetizzare... ma nel mentre, vi assicuro, non è il primo pensiero. C'è quella sensazione di missione che ti fa accettare quasi tutto, anche la persona che sbuffa perchè lo obblighiamo a strana burocrazia che ai suoi tempi non c'era (visto così, ai suoi tempi non c'erano neanche le elezioni ma questa è un altra questione), anche la persona che in coda si lamenta perchè deve andare a lavorare (di domenica pomeriggio, con la sciarpa della samp intorno al collo), anche la persona che veramente ha cambiato residenza in un'altra regione ma non può proprio proprio proprio votare lì visto che lo ha sempre fatto? 
Eppure, il meglio dell'annata di quest'anno, ciò che mi fa ancora adesso sentire i colpi di jat lag, sono due colleghi, due che se si fosse potuto sarebbe stato meglio lasciarli alla porta e decidere di dimezzare l'organico piuttosto che avere qualcuno che ti mette i bastoni fra le ruote.
In un caso la persona era solo piuttosto anziana, acciaccata e con una gran voglia di racccontati tutto della sua vita come se fosse una storia interessante. E' in pensione dopo aver lavorato una vita e si può anche capire perchè abbia deciso di buttarsi in un'avventura del genere, che segue anno dopo anno, pronto ad insegnare ad altri a fare il proprio lavoro. Togliendo i casi in cui inventava le parole nei cruciverba o le scriveva più piccole per far combaciare tutti gli incroci, direi che la sua presenza non ci ha innervosito più di tanto.
Il secondo caso è forse l'emblema dell'italianità e solo la sua conoscenza ti spiega come sia possibile che a queste elezioni si siano avuti questi risultati tanto contraddittori. Classica signora che ha passato da un pezzo la mezza età, casalinga da una vita ed anche un filo ignorante. Cresciuta a pane e Magalli, probabilmente entrata da qualche tempo nell'era D'Urso. Una che di casa esce solo per fare la spesa ed andare in Chiesa, conosce tutte le signore come lei che vivono in zona e certamente è abbastanza informata anche su quelle con cui la cosa non è reciproca. In un primo momento battezzata la nonna di Heidi per quell'eccessivo entusiasmo che metteva nelle cose più banali (tipo appendere un cartellone) o nel ricordare come erano andate le cose l'anno precedete, successivamente apostrofata in modi ancor meno garbati e che, pertanto, non andrò a ripetere nei momenti in cui, per esempio, incominciava a cantare a caso, sbagliava a leggere e dopo un minuto ti dava conferma di quanto (sbagliatamente) letto la prima volta. Col passare delle ora la situazione è parsa lentamente peggiorare: se all'inizio non era molto sveglia, pian piano è stata sempre più ritardata, quasi a ledere il sistema nervoso. Incapace di concentrarsi più di quattro secondi su quello che faceva, perdeva pezzi di un un certo rilievo per darne la colpa a te in un secondo momento. Se, al quarto caffè consecutivo, mi mettevo di buona lena a fare sia il mio che il suo lavoro allora si metteva anche lei a ripetere ogni gesto e ogni parola di quelli che la circondavano. 
Dopo l'ottava ora chiusa nella stessa stanza, che non ha voluto abbandonare neanche sotto caloroso invito ad andarsi a fare una passeggiata, ha incominciato anche ad urlare: chiaramente solo per ripetere cose a caso sentite chissà dove. 
Avete presente Alex e Franz nella scenetta della panchina? Ecco, prendete Franz e vestitelo da donna. L'immagine di per se non è un granchè ma rende bene. 
Momenti in cui ho testato chiaramente la mia pazienza ed ho scoperto inaspettatamente di averne un bel po':
- Quando ha scoperto che ho una laurea ed è entrata nel loop del non lo avrei mai detto che sei laureata! Ho cercato di spiegarle 10 minuti di fila che non fosse affatto un complimento, ho deglutito davanti all'insistenza del fatto che no, davvero non sembro una laureata e alla fine le sono scoppiata a ridere in faccia. L'alternativa sarebbe stata quella di citare una vecchia canzone di Masini.
- Quando ci ha fissato lavorare per due ore senza alzare neanche un dito. Scopre che ho fatto un piccolo errore, tra l'altro facilmente rimediabile, mettendo una cosa in una busta piuttosto che in un'altra e cerca di convincermi che non è grave, non mi devo preoccupare. Le rispondo che effettivamente non ero affatto preoccupata e rientra così nel loop del non ti devi preoccupare, può succedere. Alla quarta volta sbotto: sì, di sbagliare capita solo a chi lavora! Ma non ti devi preoccupare, può succedere

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