L'arte di correre sotto la pioggia - Garth Stein - Prime riflessioni

L'arte di correre sotto la pioggia - aka (da me) un giorno questo dolore ti sarà davvero utile? Sinceramente, come sono sempre, non sono ancora arrivata alla fine di questo romanzo eppure già le prime riflessioni mi frullano per la mente e necessitano di essere messe nero su bianco. Non ho mai voluto leggere romanzi che parlano di animali o che li hanno come protagonisti, così come ho deciso di lasciar perdere ogni cartone animato post Re Leone. Mi sembra che in questo genere di cose sia sempre ricercato ed inserito appositamente un elemento lacrimevole a tutti i costi, come se fosse necessario dover far piangere qualcuno. Ho visto il Re Leone quando ero ancora una bambina ed ho pianto tutte le lacrime che avevo in corpo. In seguito ho visto Alla ricerca di Nemo e se non ho ripetuto la scena è solo per una forse dose di autocontrollo. In questo secondo caso non c'è alcun genitore fatto fuori in modo improprio ma si tratta sempre di cuccioli, che soffrono, le cui storie ci appassionano, ci commuovono e diventano parte di noi ancor più che se a soffrire fosse un bambino od un essere umano in generale. Gli esseri umani, tutti noi, abbiamo pregi, difetti, personalità multiple, se soffriamo un po' c'è lo meritiamo, un po' ci servirà per il futuro. Per i cuccioli è diverso, sono morbidi, sono soffici, sono teneri, sono affettuosi e spesso molto più intelligenti dell'essere umano medio: non hanno difetti, solo pregi. Per i bambini è così ma solo fino a che non mettono i denti, a quel punto li metteresti a dormire volentieri sul poggiolo, dopo di che incominciano a parlare ed è finita ogni magia! Insomma, i cuccioli piacciono a tutti, e ricamare su storie in cui soffrono (ma solo un po', in vista del lieto fine) a quanto pare vende molto, perchè per qualche strana ragione alla gente piace piangere e soffrire con loro. Ma perchè? Perchè mai dobbiamo volerci fare del male? Di questo non mi capacito. Mi sono sempre rifiutata di vedere Bambi e così sia
Ne l'arte di correre sotto la pioggia il finale non credo che arriverà molto di sorpresa: non è un libro traditore, ti informa di cosa ha in mente di fare e ti lascia la libertà di decidere se andara avanti o meno. Le carte sono già state messe quasi tutte in tavola nel capitolo introduttivo prima di perderci nei flashback, mi sembra piuttosto chiaro che, un po' come in Lost, alla fine moriranno tutti, perchè è la vita. Non c'è vita senza la morte. E' l'unica cosa certa al momento della nascita e allo stesso tempo l'unica cosa che ci sconvolge veramente ogni volta che dobbiamo affrontarla. Non sono un tipo particolarmente scaramantico: mi piace scherzarci e riderci su, perchè così mi hanno insegnato a fare nella speranza che un giorno (quando sarebbe arrivato il momento di uno dei miei cari) sarei riuscita ad affrontare la questione quantomeno in modo dignitoso. Non credo assolutamente, in questo modo, di tirarmi dietro sciagure, così come non credo che se non ne parlassi il momento non arriverebbe mai... però mi domando, perchè mai voler affrontare letture del genere? Perchè voler tenere sempre questa spada di damocle sulla testa, quasi che ti cantasse uomo, ricordati che devi morire? Un bambino che vede Bambi mi sembra chiaro che rifletta la questione su propria madre, così come se vedesse il Re Leone la rifletterebbe sul padre: perchè portarlo a vivere tutto ciò? Mi sembra già chiaro che finiremo tutti così, non vedo perchè insisterci più di tanto. Ma sopratutto, c'è da dire che quelli del libro sono solo personaggi, non sono nati, al massimo sono usciti dalla penna dell'autore, ed allo stesso modo non dovrebbero mai morire, eppure spesso c'è una regola all'eccezione. Che senso ha tutto questo?
Tolto questo dettaglio il libro pare fatto veramente bene da molti suoi punti di vista e mi sta riuscendo veramente difficile odiarlo. Anzi, non lo odio: mi piace sul serio. Questo tuttavia non toglie che sia una delle cose più tristi che abbia letto.

L'arte di correre sotto la pioggia - Garth Stein

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