Gesti del passato

Stavo pensando ad un gesto che si usava fare spesso in passato e di cui quasi si sono perse le tracce: aspettare le 18.30. Fino a diversi anni fa, non troppi a dire la verità, si era soliti aspettare le seiemmezza per compiere piccoli gesti quotidiani come far partire la lavatrice o fare una telefonata che si preannunciava piuttosto lunga (o extraurbana). Diffusissimo era anche il concetto di extraurbano, ora in effetti passato un po' dal nostro vocabolario quotidiano, ma questo è un altro discorso. Come se alle 18.30 si aprisse un nuovo mondo molte utenze prevedevano una diversa tariffazione serale ed era veramente un gesto istintivo, sul quale non si ragionava neanche più di tanto in senso economico, attendere quel momento per tutta una serie di attività non particolarmente urgenti che avevano una loro naturale collocazione in quella fascia oraria. Oggi definire "serale" le 6.30 del pomeriggio fa ridere ma erano tempi in cui la prima serata iniziava alle 20.30, ci si era appena allontanati dal dopo Calimero tutti a nanna ma, in ogni caso, dopo il film o lo spettacolo della sera i televisori si spegnevano. Erano le 23.00 quando si tirava per le lunghe. Era infatti frequente alla sera, intorno all'ora di cena, sentire in sottofondo i rumori delle lavatrici o degli altri elettrodomestici dei vicini essere in funzione ed era frequente, chiaramente solo d'estate, vedere anche alle 22.00 o 23.00 le persone sui poggioli che distendevano in modo da andare a ritirare perfettamente asciutto tutto il bucato la mattina seguente. C'era la mamma di una mia amica che anche a stagione autunnale inoltrata andava alla sera, quando tutti erano a dormire, sul poggiolo a distendere con i guanti senza dita addosso. Erano altri tempi, erano altri gesti.

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