MrGwyn - Alessandro Baricco

Non ho mai fatto veramente la conoscenza di Baricco, forse per timore di smantellare quell'immagine di brizzolato intellettuale che si porta dietro forse per timore di non esserne all'altezza. Sì, in passato ho letto Emmaus ma non tanto per la volontà di conoscere la sua penna, quanto per i temi piuttosto familiari ed andare a toccare con mano come altri possono averli trattati. 
Ora, alla soglia dei 25 anni ho deciso di compiere il grande passo e cimentarmi nell'impresa. Il primo passo compiuto è con gli ultimi due libri dell'autore, pubblicati ad un anno di distanza l'uno dall'altro ma uniti da un ineludibile destino.
Quando ho preso in mano per la prima volta MrGwyn ho voluto in qualche modo andare a sfidare Baricco per vedere dove stava la sua genialità e per svelare che veramente, di geniale c'era veramente poco. Poi le pagine hanno incominciato a scorrermi tra le mani ed ho riconosciuto da penna di Emmaus, quella che riesce nel modo più sintetico possibile ad essere maledettamente chiaro ed asaustivo. Nella sua prosa non si perde in inutili rigiri di parole o in sterili ripetizioni, eppure è in grado di non risultare mai eccessivamente asciutto e schematico, ti conduce lungo il corso della storia, coinvolgendoti ed impedendoti di distrarti. Ad essere pignoli, quella narrata non può neanche essere definita come una vera storia, non è una vicenda come quella che generalmente siamo propensi ad immaginare, ma si tratta della descrizione di una persona, uno strano personaggio inglese, e di un frammento della sua esistenza andando a sfumare sia l'ingresso che l'uscita dell'occhio dello spettatore dalla sua osservazione per non disorientare ma far sentire appagati della conoscenza. Non si sente la necessità di voler sapere di più o voler andare oltre, perchè il finale (pur non andando a dichiarare la fine) sembra essere già soddisfacente. 

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