L'ecologia ci ammazzerà tutti

Tutte le volte in cui ho messo naso fuori da Genova sono spesso rimasta meravigliata e affascitata dal mondo che si muove a due ruote e pedali. Le città sono in balia di pedoni e ciclisti, le macchine che vogliono passare devono chiedere rispettosamente permesso e sperare che glielo diano, altrimenti si accodano e tacciono anche, ma senza rancore, senza rabbia. Cose impensabili da queste parti: qui si abuserebbe di clacson! Ammettiamolo. Invece, in questi paradisi, tutto sembra così sereno. La gente va a lavorare in bici, trova uno spazio adeguato dove parcheggiarla e la attrezza con quanto possa essere necessario all'attraversata: specchietti retrovisori, cartarifrangenti, cestini per trasportare la borsa o la spesa... e la giornata inizia con un po' di attività fisica, indistintamente, per tutti: dai ragazzi che vanno a scuola, ai lavoratori, ai pensionati che vanno a comprare pane, giornale ed a sostare un po' in piazza. 
A Genova l'unico mezzo realmente presente in queste proporzioni è la moto, che sia uno scooter o che sia qualcosa di maggiore cilindrata, ne abbiamo da riempire piazze intere e da lamertarci ancora perchè non si sa mai dove poterle piazzare. La foto a fianco ne è un tipico esempio: questa è Piazza Dante, in pieno centro, in una classica giornata lavorativa. Un'enorme piazza riservata esclusivamente al parcheggio di ciclomotori. Non crediate che sia sufficiente: giusto girato l'angolo del palazzo è possibile trovare un altro spazio altrettanto grande ed altrettanto affollato.
Chiaramente a così tanti mezzi a motore non può che corrispondere altrettanto smog e inquinamento. C'è chi vorrebbe promuovere i mezzi di trasporto pubblici, chi promuovere anche nella nostra città l'uso di biciclette e mezzi similari. Chiaramente la fanno facile: o non sono de Zena o dopo aver finito il comizio hanno preso la loro auto per allontanarsi prima del lancio di uova marce. I mezzi pubblici (e questa non è diffamazione ma semplice ed atroce realtà) sono in balia del vento dell'est: potrebbero esserci, potrebbero non esserci, molte zone non sono coperte e, anche quando lo sono, devi avere mezza giornata da passare alla fermata. Per fare un esempio concreto: tragitto casa-università, poco meno di 7 Km, in moto impiego dai 15 ai 20 minuti, in autobus almeno 45, se poi saltano le coincidenze possiamo stare freschi. Anzi, veramente neanche freschi si sta visto che la condizione media in cui si viaggia è quella del carro bestiame. Di biciclette tradizionalmente non se ne parlava neanche più di tanto: in un luogo dove anche il mare si trova in salita (vedi quella fitta rete di vie che si innestano in Corso Italia) la cosa è a dir poco infattibile, sopratutto se si medita di muoversi per più di un quartiere e se si pensa che il 50% delle strade se non sono creuze poco ci si distanziano. Mettere solo che una bicicletta sulla strada rischierebbe di bloccare la viabilità di un'intera vallata. Quindi, detto in soldoni, se anche il viaggiate in bicicletta è sempre stato un motto molto amato da tutti gli ambientalisti, da queste parti si è sempre fatto appello alla morfologia del posto per alzare le spalle e invitare qualcun'altro che se lo può permettere a rispettare l'ambiente. 
Poi sono arrivati i giorni d'oggi, giorni in cui con la parola crisi ci condisci anche la pastasciutta, giorni in cui respiri questo profumo di (premetto: non amo questa parola, ma capiamoci) antipolitica anche dal panettiere, in cui (oltre a chi ne parla) c'è anche chi la voglia di cambiamento la sente veramente sulla pelle, che non sa bene come sia possibile cambiare qualcosa in questo pazzo pazzo mondo, ma che decide di partire dalle piccole cose. Per esempio dal lasciare a casa la macchina, la moto, la tessera dell'autobus e spolverare la vecchia bicicletta utilizzata un tempo per le gite della domenica e mettersi in strada con quella. Certo, c'è chi la usa per fare la spola tra stazione e ufficio, chi semplicemente si concede un giro all'expo e chi decide di improvvisarsi pirata metropolitano e affrontare la vita a pedali. Niente di peggio di chi si improvvisa qualcosa... e ancor peggio quando l'improvvisazione diventa moda, perchè questo porta sulle strade decine di panzuti cinquantenni, con lo zainetto in spalla, ad affrontane la realtà urbanistica caotica di sempre. Come se i sensi di marcia per loro non esistessero. Come se i semafori non fossero rossi per tutti. Come se fare lo slalom tra i motorini che fanno lo slalom tra le macchine fosse una specialità olimpica. Come se il fatto che le gambe non reggono la salita autorizzasse a procedere a zig zag sulla carreggiata facendo temere, a chi non vuole disturbare la concentrazione ma semplicemente superare, che se per caso ti sfiora, poi, ti deve anche ripagare per buono.

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