Il nostro tragico universo - Scarlett Thomas

Non fossi una donna a mia volta penserei che se la mia libreria è composta prevalentemente da autori uomini ci dev'essere una ragione. Un po' come i cuochi, i taxisti... tutte professioni coniate su un certo maschilismo, che con una punta di malizia populista ti possono anche portare a credere che non si tratti di non voler fare ma di non saper fare. Ho teminato di leggere questo libro pochi minuti fa e ho voglia di scrivere di getto questo post solo per riuscire a concretizzare una riflessione a riguardo a mente più che calda: bollente! 
Il primo aggettivo che mi viene in mente è "lungo". Attenzione però: niente a che fare con la mole (quasi 400 pagine) o con lo stile di scrittura (a dire il vero, molto scorrevole e piacevole): la constatazione parte direttamente dal contenuto.
Per tutta la durata del libro vengono alternate parti puramente narrative ad altre sparatamente filosofiche, tema centrale intorno al quale si snoda il tutto è il tempo. L'implacabile scorrere del tempo che ci accompagna e spesso ci travolge. Il vero problema è che tutte queste riflessioni occupano un numero sporpositato di pagine, senza che la trama evolva più di tanto, e te, lettore, sei lì, sdraiato sul divano che leggi, immobile, che sacrifichi il tuo vivere per una lettura che sostanzialmente ti mette sulla coscienza tutto il tempo che sprechi senza vivere. C'è decisamente qualcosa che non va, perchè non credo sia sano che un libro che ti coinvolge talmente tanto da fartelo abbandonare senza arrivare alla conclusione. Superati questi dilemmi morali e deciso a continuare la lettura, tornando a saltellare tra pensieri filosofici (che finge di seguire solo per sentirti intelligente) la vicenda personale della protagonista e le varie digressioni che condiscono (eccessivamente?) la storia, il lettore si imbatterà nel finale e la sensazione di genialità cadrà inesorabilmente nel baratro più profondo. Il castello filosofico sale fino a vette inostenibili mentre la trama narrata non giunge ad una conclusione. Non dico a quale livello è giunta la sensazione di tempo sprecato che è meglio.

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