Toghe rotte - Bruno Tinti



Toghe rotte è il mio consiglio natalizio per le letture sotto l'albero. Scritto da Bruno Tinti, ex magistrato, ex professore di Diritto, oggi giornalista, è uno di quei classici libri che farebbe anche ridere se non ci fosse da piangere. Il libro è diviso in due parti... e tutto questo lo rende veramente adatto a chiunque.
Nella prima parte si hanno degli aneddoti del mestiere di pubblico ministero e di giudice, qualcuno più simpatico, altri più adatti ad apprendere e pensarci su.
Nella seconda parte si ha invece un riassunto sulla procedura penale oggi vigente in Italia. Lo studente di giurisprudenza medio apprende tutte quelle informazioni in 1000 \ 1500 pagine più una attenta lettura del codice. Bruno Tinti e i suoi collaboratori sono riusciti a condensare il tutto in un centinaio, formato romanzo, nella sezione corso accelerato di diritto e procedura penale. Ovviamente il tema non è stato trattato in maniera accademica ma partendo dalle basi ha cercato di spiegare esattamente di cosa si occupa oggi un magistrato, con quali oscuri istituti ha a che fare e perchè alla fine si dice sempre che la giustizia non funziona anche se le carceri sono piene. Per questo motivo sostengo che sia un libro adatto a tutti.
Per giuristi, studenti o aspiranti tali: è adatto a chiarirsi le idee su cosa gli aspetta, su cosa vorrebbe fare o da cosa voler stare assolutamente lontano. 
Per gli altri: coloro che non hanno esattamente a che fare con il diritto ogni giorno della loro vita, è utile a capire quello che lo circonda, a leggere le notizie con un po' meno qualunquismo e a capire perchè lo studente di giurisprudenza medio, a 20 anni, ha capelli bianchi, borse sotto gli occhi color blu-rosso-marrone-giallo ed un esaurimento nervoso prima dei 25.
Lo consiglio anche a genitori di studenti di giurisprudenza, giusto perchè capiscano, con che cosa abbiamo a che fare e non rompano troppo se questa benedetta laurea pare non arrivare mai.
Non vi preoccupate, se non avete familiarità con la materia, non avrete alcun problema: ogni termine che si distacca anche leggermente dall'uso comune, od ogni termine vagamente tecnico, è spiegato, messo tra parentesi o parafrasato per essere compreso dai più. Enorme nota a favore!
Enorme nota a sfavore: il libro è scritto a più mani. Se a chi ha preso parte va bene non comparire neanche in una nota a piè di pagina io non mi lamento... ma sarebbe stato necessario un certo controllo finale. Prima di tutto perchè, ignari del fatto, ci si ritrova a leggere la vicenda narrata in prima persona da una giudice, dopo aver archiviato una storia di un PM, ed all'inizio si rischia di perdere il senso dell'orientamento. Tempo di capire che tutta la descrizione è compiuta al femminile e si ritorna in carreggiata. Problema maggiore lo crea il fatto che una della mani scriventi ha un rapporto eufemisticamente definibile come confliuttuale con la punteggiatura. Va bene azzeccare i congiuntivi, ma non puoi mettere un punto a metà frase e sperare che il senso si capisca ugualmente. Beh, uno dei tirocinanti mal pagati che passavano di lì avrebbe anche potuto occuparsi di questo, no?
Alla fine abbiamo deciso di inguattare tutto - uno dei miei Sostituti mi ha fatto osservare che il termine "inguattare" non gli piace, il termine politically corretto è "accantonare" - comunque sia lo assegnamo al Capo, che a oggi dovrebbe avere in carico circa diecimila processi inguattati che un giorno o l'altro faranno urlare di sdegno un qualche ispettore del Ministero, e lo lasciamo lì.

Commenti

  1. Molto più scorrevole "La Questione Immorale".
    Ed anche molto bello, chiaro e semplice l'incipit di educazione civica.
    Seguo anche volentieri che Piercamillo Davigo rilascio in giro per l'Italia su yourtube.

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