The mentalist

Sono appena arrivata a vedere l'ultima puntata della prima serie di The mentalist. Ignoro totalmente a che punto sia messa la programmazione italiana di questo telefilm, visto che ho avuto modo di vedere la serie grazie ad un DVD di un'amica. Grazie HD!
Arrivata così all'ultima puntata, mi sento in dovere di trarre due conclusioni. Prima di partire all'avventura della seconda serie!
Protagonista del telefilm è Patrick Jane, un mentalist, ovvero, come dice la serie, una persona che ricorre all'acutezza mentale per ipnotizzare o suggestionare il prossimo al fine di manipolare il pensiero o il comportamento. Per fortuna che c'è la sigla o non avrei neanche saputo da che parte iniziare. Ovviamente quest'attività presa di per se è abbastanza inutile, infatti il nostro Patrick è consulente per il CBI, una forza di polizia californiana (che in realtà non esiste, wikipedia dixit). Quello che ne è venuto fuori è un po' come un incrocio tra Bones e Castle... giusto per dire un paio di titoli che ho freschi freschi in mente. Sullo sfondo c'è sempre un indagine di polizia, ma anche una vicenda personale da risolvere, un personaggio che a vario titolo collabora ma da estraneo, non un agente, non qualcuno di addestrato ma particolarmente abile in un settore. Qualcuno meno abituato del solito ad affidarsi all'istinto, a stare attento alle regole ma fortemente predisposto ad una razionalità quasi incomprensibile dagli altri.
Lo confesso: uno dei motivi per cui ho deciso di seguire la serie è perchè il protagonista è biondo. Non se ne vedono tanti in giro. Insieme a lui c'è un gruppetto ben nutrito di gente: la squadra! Teresa Lisbon, che sta a capo di tutti, dal passato più o meno chiaro, ma dalla personalità non particolarmente spiccata. Troppo giovane per essere un capo. Grace Van Pelt, l'ultima arrivata, giovane e determinata è il classico genio della tecnologia, perennemente coinvolta in un tira e molla sentimentale con un altro membro della squadra Wayne Rigsby, di cui però non si può dire molto, se non che non ama i motociclisti, ma molto simapatico, quasi goffo a momenti, completamente incapace nell'esprimere i propri sentimenti. Un grande e grosso timidone! Ultimo ma non ultimo Kimball Cho, il più "duro", spesso severo, poco propenso alla chiacchera, ma con l'inevitabile passato traumatico in riformatorio, che gli ha cambiato la vita.
Filo conduttore di tutta la prima serie è John il Rosso, fantomatico serial killer, che annovera tra le sue vittime anche, nientepopò di meno che la moglie e la figlia di Patrick. Spesso richiamato è anche il passato di Patrick, il suo lavoro da "sensitivo" che svolgeva anche in televisione, assolutamente non convinto dell'esistenza dei sensitivi ma cosciente della ricchezza che la credenza popolare gli faceva man mano accumulare. L'inseguimento del Killer arriva ovviamente fino all'ultima puntata, quando il ritrovamento di un'altra donna morta con la stessa firma di John conducono quantomeno alla cattura di un suo complice. Da un lato l'umano spirito di vendetta di Jane che viene a galla, che avrebbe voluto prendere il vero John, anche a discapito della sua vita, dall'altra Lisbon che lo porta a ragionare sul fatto che in situazione d'emergenza come quella che si era venuta a creare, priorità assoluta l'aveva avuta l'andargli a coprire le spalle, invece che l'inseguir farfalle. La situazione era tesa e poco ci vuole per far andare a rotoli ogni più ragionato progetto, il complice di John il rosso che riesce a slegarsi, a prendere una pistola e a puntarla contro Lisbon ed ecco, in un istante, la legittima difesa della sua parter sopraffare gli istinti di Patrick che riesce a sparare prima lui, provocando la morte dell'uomo. Con la sua morte ogni possibilità di catturare il vero killer va in fumo...
Finale di prima stagione particolarmente amaro, che porta alla piena presa visione del pugno di mosche con cui ci si può trovare in mano dopo tanto duro lavoro. Nulla di fatto portato anche dal ristabilirsi delle priorità, istintivamente salvare una collega, un'amica, a discapito di cose che erano ritenute più importanti. Non tutto è perduto, ma è un tipico quadro della realtà, dove spesso le cose tardano a trovare il verso giusto e la verità tarda a venire a galla ma con la consapevolezza che speranza è l'ultima a morire.

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