Chocolat

Se non si sbrigano a ridarmi in fretta la rete probabilmente svaligerò il bancone dei DVD in prestito della biblioteca. L'altra sera è stato il turno di Chocolat, con Johnny Depp e Juliet Binoche. La storia alla base è quella di una “artista della cioccolata” e di sua figlia, portate spesso a cambiare città e modo di vivere, che giungono in questa piccola ma deliziosa cittadina francese dove incontreranno, oltre a Johnny Depp anche una serie di “bigotterie” e pregiudizi. Sarebbe troppo semplice limitare la visione di questo film alla storia d'amore tra la cioccolataia e il gitano arrivato dal fiume, la realtà è che sotto a tutto questo vi è una delle storie più antiche del mondo, la tradizione clericale che vuole vincere su tutto, i pregiudizi della gente che ti obbligano a comportarti sempre in una certa maniera, il perbenismo apparente. Prima dell'arrivo della nostra protagonista il paese era esattamente come ci si aspetti che sia un borgo medievale degli anni 50 (la storia è ambientata in Francia, ma anche a noi italiani non potrà risultare difficile immaginare - o vivere - una certa realtà). C'è il sindaco, nobile della zona, rigido e austero, diretto promotore della tradizione e della fede religiosa davanti a tutto, c'è una estenuante battaglia contro il divorzio anche se ormai ultima spiaggia di un rapporto nato male, c'è un pretino, che forse a tutta questa austerità non crede troppo, ma che DEVE portare avanti i valori cristiani e poi c'è anche la nuova arrivata, lei che non si veste di grigio come tutte le altre donne, lei che per vivere vende cioccolata, equiparata al piacere, alla libertà, lei che porta i tacchi, che lotta contro i soprusi, che non si vergogna di avere una figlia ma non un marito, lei che non crede in nessun dio ma che è sempre disposta a cercare il lato buono delle persone, insomma, una ventata di novità è approdata in paese.
Tutto questo forse sarebbe stato sufficiente a sconvolgere un po' di equilibri eppure il destino ha voluto imporre un altra sfida al ridente paesino: l'arrivo dei gitani, pirati di fiume, coloro che non hanno casa ben cementata al suolo, girano il mondo senza porsi troppe domande sul domani e che metteranno seriamente a dura prova gli abitanti, come feriti da quest'ulteriore lacerazione della loro realtà. Jhonny Depp contribuisce effettivamente a rendere ancora più amabile la metafora: a Flavigny nel suo piccolo arrivano i gitani, in Italia ogni giorno approdano immigrati sui loro gommoni, in passato in America si approdava con transatlantici partendo dalle coste di tutta Europa. E' un'altra di quelle storie vecchie come il mondo. In fondo la risposta degli abitanti non è stata molto diversa da quella di molti Italiani oggi, Americani ieri, o qualcun altro domani, disposti prima di tutto a leccarsi le proprie “ferite” e poi a considerare le esigenze altrui, ma questa è un'altra storia.
La morale della favola è che prima o poi bisognerà pur smuoversi dalla propria storia per vivere un po' anche il proprio presente, che essere perfetti esteriormente non porta automaticamente alla beatificazione ma al mantenimento di un'apparenza irreale. La cioccolateria anche in tempi di quaresima non fallisce, la produzione di dolcetti al peperoncino è sempre più frequente, i colori vivaci delle pareti non hanno contribuito a tenere lontano la gente come se quello fosse un luogo di perdizione, rendiamocene conto: la corruzione è dentro di noi, ma forse non è corruzione, è realtà, è la nostra vita.

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