La stanza del figlio.

Con la mia buona dose di ritardo arrivo anch'io a vedere questo film. In effetti è uscito nel 2001, siamo quasi nel 2010, davvero niente male. Quello che mi trovo da dire davanti ad una pellicola del genere è che forse sono troppo poco intellettuale per poterla capire. O forse si cerca l'intellettualità anche dove questa non risiede. Non lo so. I premi vinti effettivamente sono tanti, ma questo non vuol dire. Nanni Moretti si è presentato come attore e come regista. Non so cosa ne pensiate voi ma, a mio modo di vedere, le due cose non stanno insieme. Due lavori opposti che dovrebbero collaborare allo stesso fine, non autoimpersonificarsi. La verità è che Moretti non è un bravo attore: è un pessimo attore. Si allontana più possibile da qualsiasi logica interpretativa. Forse è altrettanto vero che Moretti è anche un pessimo regista, ma di questo non sono completamente sicura. Se da un lato la sua interpretazione fredda, rigida, quasi elementare è ben visibile da chiunque la logica che sta dietro la camera è ben diversa. Vedere questo film è un po' come scorrere una serie di diapositive. Pochissime sono le riprese in movimento, quasi tutte inquadrature fisse e attori che parlano, parlano, parlano. Da una stanza all'altra quasi senza connessione. L'effetto fa quasi venire il mal di testa ma rende benissimo l'idea dello stato di smarrimento dei nostri.
La storia è, semplicemente, quella di una normalissima famiglia tranquilla e modesta, invisibile nella società, che improvvisamente si ritrova al centro dell'attenzione a causa di un tragico evento luttuoso quale la morte del figlio maschio. Le emozioni dei protagonisti sono vissute e spiegate al pubblico grazie al susseguirsi dei pazienti che affollano frenetici lo studio medico del capofamiglia. Proprio ad uno di loro è imputata la morte del ragazzo e proprio nei confronti di quel paziente contrastanti si paleseranno gli atteggiamenti. Insomma: per un po' di tempo qua tutti sembrano essere sul punto di tagliarsi le vene, fin quando nella storia non entra anche una ragazzina carina: ha conosciuto Andrea in campeggio qualche tempo prima, ora gli scrive una lettera ignara del fatto che sia morto. Tutti si rallegrano per questa ventata di novità ma, come in tutti i film intellettuali che si rispettino, le tenebre tornano presto ad incombere su di noi. La vitalità della ragazza si scontra la "morte" che li circonda. Tutti sono ancora più depressi e... volete sapere come va a finire? Chiedetelo a Nanni Moretti perchè io non sono abbastanza in per averlo capito. I nostri eroi si getteranno a mare tutti insieme appassionatamente o assimileranno la logica de the show must go on? Non ci è dato sapere.
Simpatiche le comparse di Stefano Accorsi, paziente dalle patologie imbarazzanti, e Parmesan (cioè Roberto Nobile).

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