Orrori giuridici.

Dal 2005 esiste un importante testo di legge chiamato Codice del consumo, non è un codice, è una legge ma poco importa all'uso. Al suo interno è presente tutta la disciplina di tutela dei rapporti consumatori - professionisti tanto cara a tutti quanti. Agli articoli 33 e seguenti è presente la tutela dalle cosiddette clausole vessatorie, ovvero quelle particolari clausole contrattuali che apportano un sensibile svantaggio alla parte "debole" del contratto. Queste sono nella pluralità delle volte riconoscibili grazie alla "doppia firma" che il contraente "forte" impone di apporre in fondo ai contratti. Queste devono infatti essere approvate espressamente, anche se nella pluralità dei casi noi tutti ci limitiamo a mettere 'ste due benedette firme, contrariati dal fatto che la burocrazia diventi sempre più pedante! Brevissima introduzione per rimarcare l'importanza di norme in materia, ora arrivo al dunque. L'articolo 33 citato definisce vessatorie le clausole che, malgrado buona fede, determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto. Avete capito? Dite che "malgrado buona fede" non significa niente? Ovvio, questo è stato un errore di traduzione dall'originale direttiva comunitaria, infatti sembrerebbe più corretto dire in contrasto con la buona fede.
Riassunto delle puntate precedenti: le direttive sono fonti dell'unione europea che vincolano gli Stati membri a recepire la disciplina dettata. Ovvero obbligano gli Stati a emanare una legge che preveda quel tipo di tutela offerta. In nostro sig. parlamento il 6 settembre del 2005, ha preso la direttiva, ha preso il traduttore di google e ne ha fatto una legge senza controllare il senso esatto di quanto riportato. Voi direte che gli errori capitano a tutti. Verissimo. Ma con il carico di dottrina che si trova alle spalle (unanime nel riconoscimento dell'errore) dal 2005 ad oggi non si è trovato un momento per correggere la svista?

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